TRAMA
Saigon, anni cinquanta: una bambina è in servizio in una casa in cui il capofamiglia fugge ripetutamente con i risparmi. I figli sono crudeli, la loro madre le si affeziona dopo la perdita della figlia.
RECENSIONI
Fiaba di Cenerentola narrata con i quieti tempi (e)statici orientali, in armonia con i sensi e sensuali in quanto congiunti alla Natura, al cibo, ai colori, ai sapori, alla musica. "Camera d'or" a Cannes, l'esordio del vietnamita Tran Anh Hung, di stanza a Parigi dal 1975, unisce minimalismo (poesia dei particolari e degli impercettibili moti d’animo) e formalismo (una Saigon tutta ricostruita in studio, la ricercata tavolozza di colori della fotografia di Benoit Delhomme e Laurence Trémolet) mai fine a se stesso, bensì teso a sottolineare la magia delle sensazioni vitali, per una soggettiva percettiva della candida, dolce, bimba protagonista (poi ragazza con il volto di Tran Nu Yen-Khe, moglie del regista), che ha il dono della serenità quando tutti, intorno a lei, soffrono (le stesse creature animali, che lei osserva con rapimento, sono l’oggetto della ferocia degli altri bambini, persi nel loro malessere; con altrettanto amore, lei sfiora i semi della papaya del titolo…). Ossessiva la lentezza accarezzata dai carrelli laterali, dal montaggio interno, dai piani sequenza, mentre la poetica della messinscena prende le mosse dalla miriade di dettagli, mai casuali, per arrivare ad un'empatia con il tutto e donare quell’imperturbabile, intensa tenerezza che arreca solo la pace con se stessi. Sentimentalismi (il vecchio pretendente) e presagi (i due morti in famiglia alla fuga del padre) da racconto morale asiatico, ed un’autoralità che, a differenza della maggior parte degli artisti occidentali, non fa mai sosta nell’intellettualismo e nella premeditazione cerebrale (leggi: raffinatezza), ma trae linfa vitale dalle doti dello spirito (leggi: sensibilità). Da ascoltare con attenzione la lettura finale, dove si cantano i ritmi dell'acqua, le armonie e le qualità di un ciliegio sempre uguale a se stesso.
