TRAMA
XI secolo: un cavaliere normanno cristiano, in nome del Duca, prende possesso del nuovo feudo popolato da pagani dediti ad antichi rituali. Reclama lo “ius primae noctis” per una donna di cui s’innamora.
RECENSIONI
Dalla pièce teatrale (1956) di Leslie Stevens, che nel titolo originale “The Lovers” tradiva il tema preponderante, Schaffner e gli sceneggiatori Millard Kaufman/John Collier traggono un plot votato (anche) alla guerra: in questo senso, tutto l’assedio finale alla torre, con un interessante repertorio di tattiche e tecniche belliche, è da antologia, girato e montato con maestria. Ma il resto non è da meno, intrigante salto temporale in un medioevo di esoterici riti pagani da un lato e, dall’altro, ambigua rappresentazione di un amore che sembra nascere sotto l’influsso di un incantesimo (il principe è letteralmente stregato), ma finisce assurgendo a simbolo del sentimento che da sempre ha sfidato gli ordini e le coscienze costituite (e non c’era bisogno di urlarlo nel lapidario commento finale). Al centro del dramma shakespeariano/freudiano/biblico (lo scontro tra fratelli), un cavaliere combattuto fra desiderio e fede cristiana, che tradisce due religioni (la propria, accettando lo “ius primae noctis”; quella pagana, non pago di una sola notte) e resta solo contro tutti (tema caro a Schaffner nel momento in cui è giocato su di un piano psicologico, di conflitto interiore e con sopravanzamento dei propri tempi), col capo umilmente chino ma non arrendevole, di fronte all’ira di dei e dio, pirati e padrone. La sua forza è la religione dell’uomo, che dà più importanza al comportamento civile e onorevole in contrapposizione alla barbarie che appartiene a tutti gli esseri viventi, re e schiavi compresi. Attraverso una magnifica fotografia di Russell Metty, i colori irrealistici spargono il verde nei cieli, mentre i costumi e le scenografie fatiscenti rompono con la tradizione da baraccone hollywoodiana (i film di Richard Thorpe, per intenderci), per meglio dare dimora ai temi cupi, dell’anima e del vivere quotidiano.