Amazon Prime, Commedia

IL PRINCIPE CERCA FIGLIO

TRAMA

Nel regno di Zamunda cresce la preoccupazione per la salute del re Jaffe Joffer. Sapendo che il principe Akeem ha avuto solo figlie e non ha quindi legittimi eredi al trono, il generale Izzi della nazione rivale Nexdoria lo insidia, alternando proposte di matrimoni di interesse tra le rispettive famiglie a minacce belliche. Ma il veggente Baba rivela ad Akeem che a New York, nel Queens, vive Lavelle Junson, suo figlio maschio illegittimo, del tutto ignaro del proprio lignaggio reale.

RECENSIONI

Leggenda vuole che Eddie Murphy si sia ritirato – ovvero abbia limitato in modo drastico le sue apparizioni – dopo l'Oscar mancato per Dreamgirls (per la cronaca, finito nelle mani dell'Alan Arkin di Little Miss Sunshine) e in seguito all'unanime stroncatura ottenuta con Norbit. Dal 2008 al 2018 l'attore newyorkese è presente solo in 5 film, e tutti di scarso rilievo. Poi, all'improvviso, il risveglio, non è dato sapere quanto frutto di calcolo ponderato e quanto di improvvisazione: l'ex stella del Saturday Night Live ritorna sul palco che l'ha lanciato, annuncia progetti e riprende in mano alcuni ruoli che l'hanno reso famoso. “Se non puoi convincerli, confondili”, diceva l'umorista e scrittore Arthur Bloch: da un lato Eddie sembra essere rimasto identico a se stesso, la sua vis continua ad avere bisogno di qualcuno che la freni e la disciplini; dall'altro qua e là affiora una sorta di appagamento e autocontrollo (non si trattasse di Murphy, si potrebbe addirittura parlare di “maturità artistica”). Nasce però spontaneo un dubbio: siamo sicuri che, per entrambi i casi, ci sia ancora bisogno di lui? Nessuno oggettivamente parlerebbe di Il principe cerca figlio non fosse per la sua presenza; eppure qui Akeem, l'erede al trono del regno immaginario di Zamunda, non è di certo il protagonista della vicenda. Stupisce anzi vedere un carattere così “ingombrante” sparire tra le maglie di una storia che lentamente ma inesorabilmente prende la via della commedia sentimentale, al posto della vena para-proto demenziale dell'autentico Il principe cerca moglie. I ragionamenti, di fronte ai secondi o terzi capitoli che arrivano a distanza di svariate decadi, continuano ad essere i medesimi, e vertono essenzialmente sul reale obiettivo dell'opera. A chi è diretto Il principe cerca figlio? In che direzione va il suo ambivalente umorismo, che alterna battute sessiste e rozze («A me le donne piacciono così nere che mi serve una torcia per fare l'amore») a ben calibrate strizzate d'occhio al politically correct?

Il fatto che gli sceneggiatori siano a tal punto consapevoli dello scetticismo preconcetto dei fan da inserire dialoghi in cui Lavelle e Mirembe – i due nuovi protagonisti – confessano la mancanza di scopo di questo seguito («Se un film ha avuto successo, perché rovinarlo con un sequel?») è un blando tentativo di autoironia che nasconde una dichiarazione di ovvia resa incondizionata. Non si può replicare Il principe cerca moglie, anche e soprattutto perché Craig Brewer non è John Landis, non ne possiede né lo spirito eversivo né la capacità politica di analisi del reale. Ma non si può replicare anche perché questo Eddie Murphy non è più quell'Eddie Murphy, e in questo tipo di operazioni non può far altro che passare il testimone e vedere, da “nume tutelare”, l'effetto che fa. Il risultato è giocoforza meno isterico rispetto al campione degli '80, più educato e moralista, arrendevolmente nostalgico e del tutto incapace di trovare un linguaggio cinematografico moderno che si differenzi da tutte le proposte pop che mastichiamo e digeriamo in fretta ogni giorno. Ad un certo punto del film il giovane rampollo Lavelle, per mostrare di essere all'altezza di cotanto lignaggio familiare, affronta tre test legati ai concetti di cultura, pensiero critico e coraggio. Facile intuire che le prove vengano brillantemente superate, così come è altrettanto elementare presagire che invece Il principe cerca figlio (titolo curiosamente assai più centrato dell'originale Coming 2 America, visto che la pellicola si svolge in toto in Africa) quella triplice missione non la riesca neppure a mettere del tutto a fuoco. Operazioni di questo tipo (con Beverly Hills Cop IV in fase di lavorazione) servono solo a ricordare al pubblico che Murphy è ancora vivo, e che il suo talento comico è intatto. Il pigro gigionismo va bene, se propedeutico ad un diverso e inedito tipo di proposta; da questo punto di vista, la via maestra del verosimile e definitivo rilancio sembra essere stata segnata dall'ottimo Dolemite Is My Name, con corredo di candidatura ai Golden Globe.