TRAMA
Birmania: i giapponesi impongono ai prigionieri dell’esercito inglese la costruzione di un ponte, fondamentale per i loro spostamenti. Prima i detenuti si rifiutano, poi…
RECENSIONI
Primo di una serie di kolossal di David Lean baciati dall’Oscar (sette, in questo caso) e dall’enorme successo di pubblico: girato in Sri Lanka, con un magistrale utilizzo espressivo dei paesaggi, è forte, prima di tutto, di un racconto appassionante (il romanzo antimilitarista del francese Pierre Bulle, sceneggiato da Carl Foreman) che, nelle maglie della tragedia e pennellando personaggi indimenticabili, riesce a riflettere anche sulle ragioni della guerra, del patriottismo, delle esigenze dell’individuo rispetto alle ragioni di Stato. Strepitoso Alec Guinness nei panni del colonnello Nicholson, uomo di principi che si specchia nella controparte giapponese (Sessue Hayakawa) e, paradossalmente, entra maggiormente in conflitto con il tipo americano (William Holden), devoto alla legge della sopravvivenza: con un sottotesto affatto banale, lo spettatore è portato a riflettere sulle ragioni dell’uno e dell’altro, e la tensione morale è alle stelle, arrivando ad un finale straordinario, come l’arrangiamento del tema “Colonel Bogey March”.