Recensione, Western

IL PISTOLERO

Titolo OriginaleThe Shootist
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1976
Genere
Durata100'
Fotografia

TRAMA

Un vecchio pistolero ormai vicino alla morte vuole sfidare i suoi ultimi tre nemici…

RECENSIONI

Don Siegel ritorna al western, un western che non può più ripresentarsi – e rappresentarsi –, un western crepuscolare, elegiaco e, per forza di cose, funebre. Vengono convocate le vecchie glorie su cui il tempo ha avuto la meglio, Stewart e la Bacall e, in primis, il grande John Wayne, qui all’ultima interpretazione, che morirà tre anni dopo. Il regista manipola il tempo del western connotandolo nel 1901, anno della morte della regina Vittoria,  dell'arresa alla tecnologia (“i calessi senza cavalli”, la luce elettrica, i tram e il telefono), e rappresentazione della fine tangibile di un' epoca – e di un'epica – che lascia spazio alla morte dei valori e dell'Onore, alla disonestà.

Il vecchio pistolero “che uccideva solo chi lo meritava” si trova catapultato in un presente che non gli appartiene: l'amore viene cancellato dall'interesse, il giusto dal pusillanime, il pudore dal vano scoop giornalistico; Books però non ha scelta, deve compiere l'ultimo atto, si veste a festa per lo scontro e – come nella più gloriosa memoria western – va dal barbiere. Queste azioni ci riportano all'idea malinconica iniziale, riconoscibile (forse anche troppo) dai dialoghi tra la Bacall e Wayne. La morte non è solo il destino del protagonista ma anche la fine di un segno, di un mondo, di un brandello di Storia americana che non tornerà più. Siegel non è interessato a un possibile ritorno armato di un'epopea western ormai sepolta, bensì alla malattia e al dolore, ai tempi deboli dell'attesa (rappresentati ad esempio dai lunghi carrelli), all'ultimo lancio salvifico della pistola.

A Wayne non resta che salutare il pubblico con un inchino nel solo linguaggio che conosce, quello del duello finale, un duello innanzitutto con la sua immagine datata - quella dei film in bianco e nero di Farrow e Hawks che Siegel mostra all'inizio del film - e con i topoi che il western ha lasciato ai posteri (paternità/passione per una donna attuabile al solo livello onirico). Al presente rimane solo il giovane Gillom, impossibile sosia del padre mancato Wayne a causa dell'esagerata fascinazione per il protagonista proprio nel momento del suo grande declino, che decide di abbandonare la sua pistola decretando così l'impossibilità di figli e  discepoli diretti. La determinatezza del segno e della metafora da una parte, e la sua incredibile inattuabilità dall'altra, rendono il ricorso al genere uno spunto eccezionale per una riflessione su un presente in eterno cambiamento.