
TRAMA
Per un misterioso fenomeno spaziale tre astronauti terrestri atterrano su un pianeta dominato dalle scimmie, che tengono gli indigeni umani sotto il loro giogo. Riusciranno i nostri eroi a tornare a casa?
RECENSIONI
Guàrdati dall’uomo, la sola bestia che uccida per passatempo, lussuria o avidità.
Non lasciare che si moltiplichi, poiché farà il deserto della sua casa, e della tua.
Un film datato solo sotto il profilo degli effetti speciali (dal ruolo molto limitato, peraltro). La paura dell’autodistruzione della specie umana, che è tornata a farsi strada fra noi scimmie civilizzate, e il rigurgito della superstizione, dell’arroganza identitaria, della pretesa autoritaria e oscurantista che la scienza non entri in contrasto con la fede, ne fanno un’opera deliziosamente attuale, perché possiamo rispecchiarvi la nostra ottusa vanità sopraffattrice. Il solido e ruvido mestiere di Schaffner garantisce al plot, dopo trentasette anni, una tenuta invidiabile: la commistione di differenti registri – l’avventuroso, il drammatico, il filosofico – funziona tuttora; un’ironia pungente fa gli onori di casa e talvolta dirotta nel sarcasmo antipatriottico (il che non guasta mai, e massime di questi tempi); il ritmo è efficace nel dosare, con logica progressione, i colpi di scena e la tensione: dai campi lunghi a mostrare la desolazione ostile del pianeta e la solitudine dei malcapitati, fino al primo piano sugli scimmieschi dominatori. Solo occasionalmente la sceneggiatura conosce derive verbose (il processo, comunque occasione per un paio di battute fulminanti) o lungaggini (il primo inseguimento, ingarbugliato e ripetitivo). Nel remake del 2002, Tim Burton saprà essere più cervellotico e didascalico sul piano diegetico, non più acuto nello sguardo etnologico, o esaltante nell’impatto visivo. L’immagine conclusiva del film è una delle icone del nostro tempo; come quella, altrettanto scolpita nella memoria, del coevo 2001: Odissea nello spazio, essa allude all’evoluzione della specie umana: se l’alba di Homo sapiens è in un gesto fratricida, e la sua acme viene celebrata da un coreografico trionfo di tecnologia futuristica, esso tramonta nella violenza dissennata di un conflitto planetario e suicida.
