TRAMA
Per una serie di equivoci, l’impacciato e stralunato Loris è scambiato dalla polizia per un serial killer. Una donna poliziotto lo sorveglia per coglierlo in flagrante.
RECENSIONI
Tutta giocata sugli equivoci (ancora uno scambio di persona, come in Johnny Stecchino), la reiterazione e le battute a sfondo sessuale, è forse la migliore opera pre-La Vita è Bella del Benigni regista che, una volta tanto, cura forma e compattezza della drammaturgia: alla fotografia c’è il Carlo Di Palma dell’alleniano Ombre e Nebbia, opera richiamata anche dal tema del diverso ingiustamente perseguitato, e la comicità non va a scapito della “bella immagine” (notevole quella della folla beffata sulle transenne del palazzo). Come spesso, la verve irresistibile del comico toscano assolve qualche meccanismo facile/prevedibile (la prima gag dello scambio di donna e l’indizio del vasetto cinese) e l’inverosimiglianza (è improbabile che una donna poliziotto sia lasciata sola con il mostro, senza alcun rinforzo). Il divertimento è continuo, esagerato ed esuberante come l’attore: da citare le scene del “comizio berlusconiano”, della proiezione alla polizia delle “prove” della colpevolezza dell’indagato, della visita del “sarto”, tutto il massacro erotico che il protagonista subisce e l’orologiaio che chiede “Quanti ne hai fregati?”. Il personaggio di Loris è uno dei migliori della galleria benignana: nasconde una sottile amarezza come in Non ci Resta che Piangere e sorprende per gli aggettivi contraddittori cui s’appella senza soluzione di continuità: emarginato/tenero, vittima/voyeur, furbo/ingenuo, imbranato/imbroglione. Un tipo anomalo e non integrato in una società colma di pregiudizi (era il periodo del “mostro di Firenze”): la vera mostruosità alberga nella morbosità del poliziotto quando descrive i delitti o nell’ossessione dello psichiatra per le proprie fallaci teorie. Pallido e con le labbra talmente rosse da sembrare disegnate (come i titoli di testa di Franco Matticchio), Benigni è un Buster Keaton che preferisce citare Chaplin, quando s’incammina (saltellando) verso il sole dell’Altro Universo con la nuova compagna.
