
TRAMA
Mississippi: un uomo di colore uccide gli stupratori di sua figlia. Lo difende un avvocato bianco che attira su di sé le ire dei conservatori e dei razzisti.
RECENSIONI
"Fry" (friggi), "Free" (libera) Carl Lee. Uno Stato diviso da questi motti, quasi in guerra, testimone di scenari apocalittici: l'arrivo dell'esercito, gli scontri per le strade, gli attentati impuniti del Ku Klux Klan. John Grisham teneva talmente alla riduzione del suo primo romanzo da voler essere coinvolto nella produzione: s'è fidato dello stesso team che aveva portato sullo schermo Il Cliente, in modo efficiente ma piatto. Ha però visto giusto. Joel Schumacher, come la giuria, il giudice e lo stesso avvocato bianco, è un "compromesso", un autore spesso spinto da buone intenzioni che, volontariamente o meno, finisce per seguire la "corrente", smettendo di cercare la "verità"…del cinema. Questa volta s'identifica con il protagonista, tenta di spogliarsi delle convenzioni (legal thriller; principiante vs. esperto; giusta causa; sud razzista) e accende il proprio animo, implode nella rabbia, carica la tensione razziale ed etica al parossismo, sgomento come noi dinanzi al clima di terrore, pago del minimo gesto di solidarietà, pronto a combattere sino alla morte per un ideale, anche se controverso, ombroso, in bilico sul picco d'una vittoria amara. La guerra di Grisham non è solo contro il razzismo, è fra Legge e Giustizia, etica umana e professionale, verità filtrata e visione complessiva. Schumacher ne sposa la causa fino ad invasarsi di passione, rabbia e sete di vendetta: come il personaggio di Samuel L. Jackson, "uccide" il buon senso civico (quello che fonda la sicurezza sulle leggi) e pretende la beatificazione della giustizia privata. Meglio il pericolo del sovversivo che i cavilli del finto ordine sociale? Non rimaneva che bandire il manicheismo dell'eroe: il movimento dei neri strumentalizza la causa; il tipo di Matthew McConaughey agisce più per senso di colpa, sete di successo ed identificazione paterna che per senso di giustizia ma, nel momento in cui (come Schumacher) si rende conto degli "schemi" che lo governano e li esterna per ribaltarli, arringa la giuria (il pubblico cinematografico) in modo efficace, potente, ambiguo, con morale dibattuta come la causa. Sottovalutato, più riuscito del coevo L'Agguato.
