TRAMA
Assoldato da una cliente in cerca della sorella, al detective privato di San Francisco Sam Spade uccidono il collega, e si trova invischiato con un falco maltese incastonato di gioielli che tutti cercano.
RECENSIONI
Tratto dal romanzo poliziesco di Dashiell Hammett del 1930 (trasposto per il cinema già due volte: Il Falcone Maltese di Roy Del Ruth, 1931 e Satan Met a Lady di William Dieterle, 1936), il film procede seguendo una trama complicatissima (era una novità), colma di mistero e imprevisti non contestualizzati, con un raccontare incredibilmente spedito, una messinscena ricca di atmosfera e con tocchi di classe vari, dove la parte del leone la fa l’ottima sceneggiatura (sempre di John Huston, talento che aveva già pennellato Figlia Del Vento di William Wyler, Il conquistatore del Messico di William Dieterle e Una pallottola per Roy di Raoul Walsh). La sua scrittura ricalca i dialoghi del libro, è sagace, puntualmente ironica fino al voluto nonsense (il finale “shakesperiano”), ritmata, colma di situazioni originali e con un disegno cinico, sporco dei personaggi. Il film è anche considerato il capostipite del genere “noir”: per la prima volta, infatti, è la vicenda a ruotare intorno al detective e non viceversa e per la prima volta la femme fatale ha un vero e proprio modello archetipico nel genere (il personaggio di Mary Astor). Offre a Humphrey Bogart, inoltre, la possibilità di mettersi definitivamente (dopo parecchi film) in mostra con un carattere che non lo avrebbe lasciato più, impassibile, duro e invincibile nonostante le avversità, fondando parallelamente il modello a seguire del detective privato. Anche figurativamente, le luci basse e le angolazioni sinistre del direttore della fotografia Arthur Edeson pongono una pietra miliare nel percorso di genere. Insieme a Huston, esordisce anche il grasso, indimenticabile, sessantunenne attore teatrale Sidney Longstreet.