TRAMA
Arturo, un gallerista affascinante, raffinato e spregiudicato, è il titolare di una galleria d’arte nel centro di Buenos Aires. Renzo, un pittore cupo, un po’ selvatico e in evidente declino, detesta i rapporti sociali e vive quasi in povertà. Sebbene il gallerista e il pittore siano uniti da un’amicizia di lunga data, si trovano in disaccordo quasi su tutto.
RECENSIONI
L’intrigo nasconde nelle sue figure paradigmatiche (il gallerista, l’artista, il giovane discepolo) una radiografia dei tempi, la ricognizione sullo stato dell’arte (alla lettera), sulla sua sincerità, sui compromessi ai quali bisogna sacrificare gli slanci creativi, sul ruolo della critica nelle cui mani, di fatto, risiede il destino del mercato. Così la storia del pittore che si rende conto di aver condotto una vita patetica e si vuole dare una morte che, naturalmente, finisce col rilanciare un’opera condannata all’oblio, mette a nudo la riflessione sul rapporto tra arte e commercio e sui meccanismi che ne sovrintendono la comunicazione. Un racconto che ha come meta il paradosso: quella purezza che il protagonista ostentava e che aveva sancito la marginalizzazione della sua opera ne diventa, mutatis mutandis, il vero appeal commerciale (l’invendibilità è vendibile…).
Di questioni simili trattava The Square, anche se in quel caso la contemporaneità alla berlina poteva contare su un sarcasmo più vivace e intelligente, qui rimestandosi nei dettami della commedia che ironizza, ovvia, sulla relatività del valore dell'opera d’arte, in balia delle circostanze e di contingenze più o meno manovrabili: l’arte allora è una truffa, il mercato è abilmente manipolato e talvolta il capolavoro non è sulla tela, ma nell’inganno che si ordisce per renderla appetibile (il titolo allude, attenzione).
Il film (di quel Duprat che conquistò critica e pubblico al Lido col mediocre Il cittadino illustre) arranca fin quando insiste sui suoi temi, ma quando decide di asservirli al meccanismo brillante e alle dinamiche di un inaspettato buddy movie, trova una vena più disincantata e meno sentenziosa.