Commedia, MUBI

IL MASCHIO E LA FEMMINA

Titolo OriginaleMasculin, Féminin
NazioneFrancia
Anno Produzione1966
Genere
Durata105'
Sceneggiatura
Liberamente ispiratoa due racconti di Guy de Maupassant
Fotografia

TRAMA

Paul, giovane e romantico, si innamora di una ragazza del tutto diversa da lui. La sua sincera passione si scontra con l’indifferenza dell’amata, completamente anestetizzata dalle malie della società dei consumi.

RECENSIONI

Godard alle prese con i giovani degli anni 60, ne racconta l’epica sessuale in quindici fatti (“precisi”) e, rifuggendo definitivamente dalla linearità, frantuma la trama, espone nuda e cruda la struttura del film scandendo (in modo irregolare, peraltro), con scritte a tutto schermo, le tappe che compongono l’opera. Nel miscuglio di voci narranti, di sguardi diretti in camera, interviste spietate (false ma vere: Godard alternava domande alle quali gli attori dovevano rispondere predeterminatamente in qualità di personaggi, a domande improvvisate alle quali essi rispondevano sinceramente, in una volontaria messa in crisi del cinema-verità) e notazioni minimali, il regista radiografa la giovane società del tempo (figlia di Marx – il maschile - e della Coca Cola – il femminile -, come sottolinea cinicamente l’autore). Profanando i luoghi comuni (l’impagabile scena di Léaud che si mette nei panni di, l’intera sequenza del cinema – Nanni Moretti prima di Nanni Moretti-), fustigando la dilagante banalizzazione del quotidiano, scardinando il diktat del personaggio come modello (Léaud - in una parentesi/corollario al Doinel truffautiano, come ammette lo stesso Godard - entra e esce dalla storia avvicendando disinvoltamente il ruolo partecipato del wertheriano protagonista a quello distaccato dell’intervistatore), l’autore fa irrompere il dramma della realtà di tutti i giorni con fulminei episodi di violenza (l’assassinio al bar, l’omicidio della ragazza, il giovane che si pugnala alla stazione) e di fatto annulla la sceneggiatura, paradossalmente ispirata a due racconti di Maupassant: La femme de Paul e Le signe. Di quest’ultimo JLG aveva inizialmente concepito un adattamento piuttosto lineare riportato sul libretto del DVD italiano (Avec le sourire): se ne ritrovano tracce in questo film, il grosso della storia confluendo infine in Due o tre cose che so di lei dello stesso anno (1966). Stilisticamente maiuscolo, consueta riflessione sul cinema nel suo farsi (con tanto di autocitazione: Pierrot le fou), Masculín Feminín (il titolo originale suona molto meno allusivo della pedestre versione italiana), appare come un preciso presagio di certe aberrazioni attuali: la guerra come pretesto e mero mezzo di sopraffazione, la società annegata nel consumo e nell’esibizionismo, la gioventù drogata dal mito americano (non c’è moralismo, del resto Il filosofo e il cineasta hanno in comune un certo modo di essere, una certa visione del mondo, che è quella di una generazione si legge in una didascalia).
Breve intervento di Brigitte Bardot nella parte dell’attrice che somiglia a Brigitte Bardot.
Orso d’argento al Festival di Berlino 1966.