TRAMA
Philip Marlowe, private eye, per aiutare un amico accusato di uxoricidio, Terry Lennox, si invischia con un malavitoso, con una dea bionda e col di lei marito, Roger Wade, alcoolizzato e violento.
RECENSIONI
Su una Lincoln Continental il mondo di Philip Marlowe si è congelato attraverso i decenni trascinando in consapevole deriva resti morali e di memoria cinematografica.
E' OK per me.
Svegliato alle 3 di mattina dalla gatta affamata di cibo per gatti della premiata ditta Curry, non trovando proprio quella prelibatezza Phil cerca di confondere la piccola tigre scambiando le lattine ma, tra una sigaretta e l'altra, non funziona.
Altman gioca con le stesse armi. Scuce l'etichetta Marlowe da Bogart e la schiaffa sul ceffo di Elliot Gould, all'inizio degli anni '70: ogni regola pare essersi sovvertita quando sono anche gli amici a tradire e la risposta, può essere e funziona bene, è quella del gioco furioso, ondivago e dettagliato. The Long Goodbye di Raymond Chandler è il romanzo che completa la caratterizzazione del mesto occhio di lince, sconfitto, fascinoso e moraleggiante; Altman rende omaggio ad un'epoca ed alla sua sconfitta costruendo un noir divagante, costellato di personaggi folgoranti e dialoghi di sprezzante ironia. Continuare ad esistere per il detective è uno sforzo a gettarsi oltre la barriera del tempo ed affrontare il sentimento di petto, con l'azione improvvisa e bruciante (come nel suo stile): immerso in una luce (Zsigmond firma una fotografia stupenda) ed in ambienti che scoprono il fascino della metropoli moderna, continua a cozzare con i propri principi contro un universo che pare averlo abbandonato, solo con la sua gatta, senza una ragazza ma con il sorriso in tralice di chi di tutto questo se ne sbatte.
L'eterno perdente, sempre lui, Phil Marlowe è cocciuto, striscia un fiammifero sul bancone del bar, si accende un'altra sigaretta e continua, l'amicizia è ancora più forte degli accidenti che gli capitano, più degli intrighi e con questo punto fermo è pronto ad affrontare Roger Wade (Sterling Hayden barbuto e immenso) quei pochi rimasugli di fascino che la vita concede.
Non il canto del cigno ma l'unica via per rendere onore ad un personaggio (ed alla sua morale) ed al cinema, la malinconia divenuta necessaria ironia attraversa le labbra dello strepitoso Elliot Gould per tornare ad essere Phil Marlowe, investigatore privato che ora si distacca dalla realtà immediata - e non dalla memoria - con una voce in alla terza persona, scindendosi nell'immediato ed in un passato che è meglio dimenticare.
Johnny Mercer ha composto la canzone "The Long Goodbye" che ricorre in più vesti e forme per tutto il film.
E' OK per me.