TRAMA
Un automobilista psicopatico (Russell Crowe) è deciso a vendicarsi di una donna (Caren Pistorius), solamente perché si è permessa di suonargli contro il clacson.
RECENSIONI
QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO... SBAGLIATO!
Ci sono tanti buoni motivi per non suonare il clacson quando si è in macchina: primo, perché l'inquinamento acustico è una cosa seria; secondo, perché se vedi un amico per strada puoi sempre salutarlo con la mano, senza dover strombazzare e attirare le maledizioni di tutto il vicinato; e terzo, perché se hai la sfortuna di ritrovarti Russell Crowe nella macchina accanto alla tua, potresti rischiare di farlo incazzare sul serio. E a quel punto finiresti per dare il via a Il giorno sbagliato, diretto da Derrick Borte.
Dalla prima pellicola ad uscire nelle sale americane dopo mesi di chiusura, ci si aspettava qualcosa di più di un B-movie dalle tinte trash-pulp di 90 minuti. Borte trasforma la blanda sceneggiatura di Carl Ellsworth in un thriller on the road in cui si telefona tanto e si guida tantissimo. Riassunto: Rachel (Caren Pistorius) è una madre single che se la prende con la persona sbagliata nel giorno sbagliato (perché i titoli mica li danno a caso); la persona sbagliata è Russell Crowe, e il giorno sbagliato è una mattina soleggiata in cui il traffico non vuole scorrere. Così un banale e pretestuoso diverbio tra automobilisti si trasforma in un escalation di violenza immotivata, inseguimenti interminabili e una severa dose di misoginia contemporanea.
Il film parte a marce basse, per poi saltare dalla retro alla quinta troppo in fretta. Il risultato: la frizione è bella che bruciata. Assieme alla coerenza narrativa e alla possibilità di riaggiustare il tiro. Si procede lungo un'autostrada di cliches da drive-in e situazioni surreali, in cui l'unica cosa più preoccupante della mascolinità tossica di Crowe è la quantità di sudore nella sua camicia. La Pistorius afferra a fatica un personaggio le cui peculiarità sono guidare, guardare nello specchietto retrovisore e proteggere il figlio dalla furia sanguinaria della sua nemesi su quattro ruote.
Il giorno sbagliato ripropone un concept visto in tante, troppe forme (tutte ben più fortunate), senza riuscire a dare nuovo mordente: non ha la verve nevrotica postmoderna di Un giorno di ordinaria follia, né la suspense adrenalinica di Duel. Gli spunti critici sulla toxic masculinity e il fallocentrismo sociale sono incostanti e troppo abbozzati per dare al film lo spessore che gli manca. L'unica cosa che rimane da fare allo spettatore è frenare, e imboccare la prima rampa d'uscita. In panne.