TRAMA
Molto prima di incontrare Shrek, il noto combattente, seduttore e fuorilegge Gatto Con Gli Stivali diventa un eroe, quando, per salvare la sua città, si imbarca in un’avventura con la tosta e sinuosa gattina di strada Kitty Zampe Di Velluto e l’ex amico uovo Humpty Dumpty. A complicargli le cose ci penseranno i crudeli fuorilegge Jack e Jill, pronti a tutto per custodire i fagioli magici necessari per trovare l’oca dalle uova d’oro.
RECENSIONI
È dal 2004, anno in cui bucò lo schermo come caratterista irresistibile in Shrek 2, che si parla del Gatto con gli Stivali per un possibile spin-off. Sono passati sette anni e, dopo molti rumors per foraggiare il marketing, due ulteriori capitoli di Shrek non indimenticabili e probabilmente anche vari rimaneggiamenti (pare fosse previsto un direct-to-video), il film con protagonista assoluto il celeberrimo felino creato da Perrault, tramandato a noi da Collodi, arriva finalmente nelle sale. Purtroppo la delusione è grande.
Non semplice, di sicuro, contestualizzare il personaggio, una sorta di Zorro latino di fianco all'orco verde, invece astuto manipolatore d'oltralpe nella favola classica. Seguire la tradizione, quindi, o abbracciare il cambiamento? La scelta di slegare il protagonista dall'immaginario e di contaminarlo con altre fiabe in totale libertà (tra le altre "Jack e il fagiolo magico", 'Mamma Oca', 'Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò'), mantenendosi fedele al sincretismo a cui ci ha abituati la Dreamworks e al carattere caliente con cui il Gatto si è imposto in Shrek 2, si rivela però fallimentare.
Ben vengano, infatti, la fantasia, il rimescolamento, lo “zibaldone”, la totale anarchia insomma, ma la sceneggiatura non sfrutta alcun amo narrativo (assenti anche i riferimenti a Shrek, alle palle di pelo e al regno di Molto Molto Lontano) e si limita ad andare alle origini del presunto mito imbastendo, e articolando fin troppo, una banale storiella in cui si concentrano i tòpoi di sempre: la seconda possibilità, la vendetta, la redenzione, la solidarietà, l'amicizia, l'amore. Si potrebbe soprassedere, se l'alchimia tra i personaggi funzionasse a dovere e, soprattutto, se ci fossero personaggi in cui credere, invece nel calderone che ne deriva tutto finisce per appiattirsi.
Le cause sono principalmente nella scarsa coerenza dei caratteri, con buoni e cattivi che in cerca di continui colpi di scena si scambiamo i ruoli più del dovuto, e nella prevedibilità con cui ogni contrasto viene rapidamente risolto per lasciarne il posto a un altro. Una sorta di avventura da parco giochi dove lo scorrere degli eventi manca totalmente di organicità. Si potrebbe ugualmente soprassedere se, almeno, la simpatia avesse la meglio sui buchi del racconto, invece manco quella riesce a colmare il vuoto di contenuti. Sì, certo, il Gatto con gli Stivali è buffo, ma per capirlo basta il poster. Vederlo in azione, purtroppo, non aggiunge nulla alle premesse.
Il problema, ovviamente, è anche nella regia di Chris Miller, già co-responsabile del capitolo peggiore della tetralogia di Shrek (il moscissimo Terzo), che predilige azione, ritmo e corse a perdifiato, aspetti in cui dimostra di cavarsela perfettamente, ma l'occhio si stanca presto di una frenesia fine a se stessa e senza basi solide. Nota di demerito anche per l'incertezza dello stile, che si limita a omaggiare western, musical, avventura e action senza rivestire le sequenze di personalità. Tolti i prodigi della tecnica, fondamentali ma insufficienti al perdurare della meraviglia, soprattutto in una dimensione lunga, la disfatta è quindi pressoché totale.
