Commedia, Recensione

IL FEDERALE

TRAMA

1944: un fanatico fascista, nella speranza di diventare Federale, tenta di trarre prigioniero a Roma un importante esponente politico dei partigiani.

RECENSIONI

Luciano Salce ridicolizza la retorica fascista attraverso il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi (per la prima volta valorizzato appieno come attore e non solo come comico), gradasso, beato ignorante, ma, per lo meno, coerente fino in fondo, migliore di tanti "camerati" che si sono imboscati (vedere il poeta del Regime, sentire che poesie…) o hanno cambiato opportunisticamente bandiera. Ecco perché l’inatteso il finale è coraggioso e in qualche modo revisionista (non piacque, infatti, alla critica di sinistra), non si schiera né con la rabbia vendicativa (dei partigiani), né con i "liberatori" americani (il gesto di rifiuto delle sigarette), ma è pietoso con un connazionale che, come tanti, ha sbagliato senza sapere di sbagliare. Una chiusura a sorpresa (anche) perché più complessa rispetto al resto dell’opera, in cui non mancano pagine ampollose, come quella in cui il sornione personaggio di Georges Wilson si riempie la bocca di democrazia e libertà contro la schiavitù del fascismo. Peccato che il regista alterni, come sempre, pagine di feroce satira ad altre che viaggiano su di una comicità più grossolana e facile: non ha il talento di Monicelli e Risi, che sanno far ridere con l'amaro in bocca, preferisce sempre la caricatura, la macchietta e la gag da rivista (complice, in questo, la sceneggiatura di Castellano e Pipolo). Significativa la sequenza in cui i soldati americani ridono (perché non la temono) alla vista della camicia nera e gli scattano una foto (necessario souvenir, dato che, in divisa fascista, di italiani voltagabbana ne han visti veramente pochi). C'è una Stefania Sandrelli ninfetta, giovanissima e Luciano Salce si ritaglia la parte di un ufficiale tedesco bastardo, un altro "straniero" di cui gli italiani dovevano diffidare, rinsaldando la solidarietà fra compatrioti.