Hammer, Horror, Recensione

IL FANTASMA DELL’OPERA (1962)

Titolo OriginaleThe Phantom of the Opera
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1962
Genere
Durata84'

TRAMA

La Prima della “Giovanna D’Arco” di Ambrose D’Arcy è boicottata da un misterioso fantasma.

RECENSIONI

La "Hammer Poductions" (alias, in questo caso, Anthony Hinds, produttore e sceneggiatore dietro pseudonimo) alle prese con il noto racconto di Gaston Leroux: la Casa famosa per i film dell'orrore, curiosamente, preferisce rifarsi alla precedente versione melodrammatica e "musical" (in opera) di Arthur Lubin (1943) piuttosto che all'omonimo e ben più spaventevole capolavoro muto di Rupert Julian (1925). Al bando dunque le volute barocche, l'amour fou e crudele, l'inquietante disegno di un protagonista allo stesso tempo vittima e carnefice, pigmalione e nemesi. Il fantasma di Herbert Lom si dissocia sfasato fra follia e bontà, il suo sguardo polifemico folgora ma non disdegna la lacrima di commozione, per poi immolarsi come anima sacrificale e candida, senza peccato (i crimini sono addossati al suo povero aiutante, Il Gobbo di Notre Dame). Convincono poco i fortuiti "rinvenimenti" da parte dell'impresario (lo spartito, il canto dai sotterranei) e delude la scena clou dell'urlo mancato (il poliziotto: "Quell'urlo non lo dimenticherò mai"; Herbert Lom in flashback: non urla!) ma seducono il technicolor e le scenografie, l'allegoria dello sforzo creativo come sofferenza, rifiuto della manipolazione e custodia delle proprie creature, la galleria di personaggi minori assai pittoresca (il vetturino con il volto congelato, quello impiccione, le quattro bidelle, l'acchiappatopi) e un "antipatico" (Ambrose D'Arcy) di tutta efficacia. Fallito al botteghino, il film di Fisher è cresciuto come culto nel tempo.