TRAMA
Easy Rawlings è nero e disoccupato, alla fine della seconda guerra mondiale, a Los Angeles. Accetta di trovare una donna ma finisce incastrato in una rete di ricatti ed omicidi.
RECENSIONI
Dal best seller (1990) di Walter Mosely, con un’ottima ambientazione anni quaranta, un noir più “nero” dei suoi modelli: non solo scrittore, regista e attore protagonista sono afroamericani ma, con il tema del razzismo imperante in quel periodo, è maggiormente accentuato il topos de “l’uomo solo contro tutti”. Per aggirare l’improbabilità, in quegli anni, di un investigatore privato di colore alla Marlowe (Io narrante immancabile), si rende funzionale la sua figura nel momento in cui deve indagare in ambienti frequentati da soli afroamericani: in pochi lo considerano, molti lo sfruttano per via del colore della sua pelle. Deve ritrovare una donna, quella “fatale”, in blu: finisce, sgomento, in un mondo popolato da corrotti e infingardi, dove l’amicizia è un lusso e, comunque, non preserva la fiducia. Un sottobosco tipico del genere, con una vena sotterranea fortemente erotica, violenta, che finisce per sporcare anche l’integrità del protagonista. La particolarità dell’opera di Carl Franklin rischia di essere solo di “colore” (prerogativa, oltretutto, anche del coevo e più riuscito Red Wind di Agnieszka Holland, episodio di “Fallen Angels”), dato che il regista rispetta ogni “classico” tassello dovuto. Se la messinscena è raffinata, la drammaturgia è talmente lasca da abbandonare le accelerazioni in un diagramma a singhiozzo, in un film che, al contrario, avrebbe bisogno di aggrapparsi maggiormente all’elemento spettacolare, avendo poco di nuovo, nei modi, da offrire. Riusciti alcuni caratteri comprimari: il cattivo di Tom Sizemore è efficace, il nervoso “Mouse” di Don Cheadle è, insieme, divertente ed inquietante. Jonathan Demme è produttore esecutivo di un collega che, come lui, esce dalla factory di Roger Corman.
