Drammatico

IL CORRIDORE

Titolo OriginaleDavandeh
NazioneIran
Anno Produzione1985
Durata87'

TRAMA

Amiro, un ragazzo povero e orfano, sogna di essere portato via da una nave e fa gare di corsa con gli amici.

RECENSIONI

Nella sua “corsa per la vita” il piccolo protagonista non si arrende mai, vuole arrivare primo anche se parte per ultimo, spintona e si difende con le unghie. Il tipico “neorealismo” iraniano dell’infanzia si trasfigura simbolicamente in un’eterna lotta fra gli elementi della natura (Naderi insiste sulla terra, l’acqua, il fuoco…) e i bisogni primari dell’esistenza, in un'opera splendidamente fotografata e ricca d’iconografie suggestive (i campi lunghi con panoramica sul ragazzo che corre, le navi in un mare di sabbia, la raccolta delle bottiglie in mare), con un uso del montaggio (e del ralenti) teso a dare corpo ai sogni di fuga, a trasportare la cronaca in una dimensione meno concreta e contingente. Naderi insegna a vivere e commuoversi senza didascalismi ed enfasi del commento sonoro (assente), evita di piangersi addosso (lui quella nave la prenderà, per l’America) rispettando la caparbietà di Amiro che urla e corre contro l’ingiustizia (contagiosa la sua felicità dopo aver riagguantato il Rial che gli spettava), combatte la solitudine, la frustrazione e il senso di inferiorità dell’analfabeta con l’umiltà del relativismo (è meno fortunato l'uomo senza una gamba). La vita è dura e crudele, la sua "nave” (il relitto come alloggio) s’è arenata, la speranza s’alimenta al porto popolato di segnali “stranieri” (si parla americano ma intravediamo anche la rivista "Oggi" e il manifesto de La Polizia Incrimina, la Legge Assolve). Indelebile la sequenza della gara finale al ralenti con il ghiaccio che si scioglie in mano e la vampata di fuoco di un pozzo petrolifero alle spalle: Amiro si accorge di chi è rimasto indietro e divide il "bottino", perché l’ostinazione della sopravvivenza non giustifica l’individualismo. Intensità di silenzi, generosità di sostanza e forma.