TRAMA
Durante la Guerra del Golfo, un colonnello americano distrugge, per errore, un carro armato di compatrioti, ma l’Esercito lo copre. Ora indaga sull’eroismo di una donna-soldato caduta in battaglia, cui dovrebbe consegnare una medaglia al valore: anche qui, la verità ha due volti.
RECENSIONI
Dal romanzo di Patrick Sheane Duncan, regista di 84 Charlie Mopic e sceneggiatore della serie tv "Vietnam War Story", un altro sguardo sugli orrori della guerra, diretto da uno specialista di questioni "etico-militari", riunitosi, per l'occasione, al premio Oscar (Glory) Denzel Washington. Il primo film hollywoodiano sulla Guerra del Golfo lascia le dinamiche del conflitto in una postazione marginale rispetto ai temi del senso di colpa, della verità e delle sue mille facce. In un gioco di testimonianze contrastanti alla Rashomon, l'unica certezza resta supina in un cimitero di battaglia, a guardare il Dio Marte sogghignare mentre spinge gli uomini a commettere eroismi e barbarie, sempre nel nome della Follia. Veicolata da interpreti eccellenti, la tensione psicologica si fa etica e potente (la sequenza del treno), in una pellicola sottovalutata su più fronti. Peccato per una chiusura che non gioca bene il fondamentale faccia-a-faccia generale/giornalista (Scott Glenn) e sposa l'enfasi (con commento sonoro retorico appresso) nel "momento della verità".
