Poliziesco, Recensione

IL COLPEVOLE

Titolo OriginaleDen skyldige
NazioneDanimarca
Anno Produzione2018
Durata85’
Interpreti
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Il poliziotto Asger Holm, in attesa di processo, fa l’operatore telefonico al pronto intervento ma non segue le regole: promette ad una bambina di sei anni che salverà sua madre, rapita dal marito violento.

RECENSIONI


Hanno rinchiuso l’ispettore Callaghan in una stanza, costringendolo a far uso dei suoi metodi a distanza: per salvare l’innocente, le regole contano o sono d’intralcio? Ambiente unico, attore (praticamente) unico: potrebbe essere l’episodio di una serie Tv americana anni cinquanta, dove di limite (mezzi da piccolo schermo) si faceva virtù (soggetto fortemente connotato, scrittura di ferro, recitazione al millimetro), meglio ancora con apologo a sorpresa (La Parola ai Giurati). Un film Buried che, più che sfida tecnica, è sfida espressiva: il talento dell’esordiente regista svedese (di stanza in Danimarca) diventa evidente quando, con due voci al telefono, rumori di fondo, battute e dinamiche del racconto, forgia una tensione elettrica, cambiando spesso inquadratura per variare i primi piani dell’unico soggetto in campo, calibrando la durata di ogni scena a seconda della necessità comunicativa.  Si teme per le sorti della rapita e ci si identifica con il detective intenzionato a mantenere la promessa alla bambina: non si tiene conto di interventi precedenti dove, in modo anomalo, additava con moralismo l’interlocutore; si archivia l’allerta della trama che ha una rivelazione in serbo (l’oggetto del processo). Vige, imperativa, la legge della sopravvivenza. La scrittura però, seminando ancoraggi per un’argomentazione etica, fa fuoriuscire il film dall’ampio seminato dei thriller telefonici (da La Vita Corre sul Filo a The Call di Brad Anderson): l’idea di un obiettivo che conta più dei precetti che misurano la distanza da esso viene negata con il colpo di scena sull’obiettivo stesso, osservato fin lì con gli occhiali pieni di vermi (pregiudizi). Non è il consueto coup de théatre gratuito o ludico: da Callaghan eroe (aderenza fra spettatore e protagonista) a Callaghan impotente (quando Asger Holm si specchia nel padre, entrambi insofferenti all’inanità dei “metodi” istituzionali) a Callaghan che compromette gli innocenti e realizza la colpa, previo sillogismo inoppugnabile.