Recensione, Spionaggio

IL CLUB DEI 39

Titolo OriginaleThe Thirty-Nine Steps
NazioneU.K.
Anno Produzione1935
Durata81'

TRAMA

Testimone dell’omicidio (verificatosi nel suo appartamento) di una donna misteriosa, Richard è coinvolto in una complessa vicenda spionistica…

RECENSIONI

Uno dei frutti più rapinosi e gustosi prodotti da Hitchcock, che parte da un romanzo di John Buchan per costruire una caccia all’uomo dall’aspetto di incubo paradossale. L’innocente perseguitato da tutti e tutto (inconfondibile cifra narrativa del Maestro) è una pedina che sir Alfred muove senza tregua su un’ampia scacchiera (da Londra alla Scozia) e attraverso mille ambienti diversi (soffocanti vagoni ferroviari, lussuosi covi isolati, sale convegni, più o meno confortevoli alberghi nella nebbia), in un folle volo sospeso fra la morte incombente e un amore contrastato (dai diretti interessati) quanto insinuante. (Non) basandosi su un Mac Guffin particolarmente inverosimile (e quindi perfetto), il regista dà vita a un marchingegno impeccabile come un numero da music hall (il film inizia e si conclude in un varietà): l’umorismo brillante fino all’insolenza (in parte attenuato dalla versione italiana), l’incessante metamorfosi delle prospettive (l’identità delle spie, il rapporto fra i protagonisti), la macchina da presa mobilissima e determinante (un buco di serratura portatile…), l’attenzione come sempre mirabile alla dimensione sonora (il grido della donna delle pulizie trasfigurato dal fischio del treno), l’ottima prova degli interpreti (Donat è la vittima perfetta) rendono IL CLUB DEI 39 una partitura audiovisiva di superba classe (nessuna “macchia” di naturalismo o psicologismo a disturbare il limpido e travolgente gioco), fatale (in ogni senso e per ogni senso) gioiello a orologeria.

L'opera più nota del periodo inglese di Alfred Hitchcock, colma di costanti del suo cinema, che qui prendono le sembianze di una formula: il mix di thriller, inseguimenti dell'innocente (tema affrontato dal regista, prima, solo in Il Pensionante), sospetti, commedia romantica e spionaggio (è qui che il tipico MacGuffin dipana il suo nonsense: sono i piani segreti di un aereo ma tutto il plot spionistico non porta da nessuna parte, è un alibi per unire nell’amore la coppia protagonista). Un archetipo non solo per l'autore (che, pressappoco, è da quest’opera che inizia a non curarsi troppo della verosimiglianza dell’intreccio per favorire l’emozione: il panico distrae dalle ellissi esplicative) ma anche per chi ha tentato d’imitarne la formula: la rapidità dei passaggi nel racconto è davvero impressionante. Sceneggiatura di Charles Bennett (con qualche dialogo di Ian Hay), collaboratore abituale del regista (hanno un cameo insieme), tratta da un romanzo dello scozzese John Buchan, scrittore ammirato da Hitchcock ma stravolto per adattarsi alle sue corde (con un protagonista ‘uomo qualunque’ e non spia, ad esempio, e introducendo il carattere di Madeleine Carroll), a parte l’ingrediente che più lo avrà attratto, quando l’eroe insegue il nemico ed è, a sua volta, inseguito. La location scozzese trova i suoi ambienti rappresentativi nelle highlands e in Forth Bridge.