Recensione, Thriller

IL CLIENTE (1994)

TRAMA

Un avvocato, prima di suicidarsi, rivela ad un ragazzino il luogo di sepoltura di un cadavere eccellente. Il giovane, ricercato da mafia e Fbi, si rifugia da un legale in gonnella.

RECENSIONI

La trasposizione cinematografica di Joel Schumacher e dello sceneggiatore Akiva Goldsman (l’inizio di una collaborazione che continuerà nel tempo) rispecchia l'ossatura di molti fortunati romanzi di John Grisham: solidi ed avvincenti in superficie, di fondo retorici nel ventaglio di valori sventolati, convenzionali nei disegni psicologici e schematici nelle trame. E’ abbastanza insolita, nel genere, l'idea di assumere il punto di vista del mondo infantile, preso in scarsa considerazione ed erroneamente sottovalutato da quello adulto (conseguentemente divertenti le sue rivalse e grande la sorpresa del "registratore" al primo confronto con l'Fbi): sia i fuorilegge che i rappresentanti dello Stato sono figure antagoniste, interessate unicamente al proprio tornaconto personale, eccezion fatta per il personaggio dell'avvocato interpretato da Susan Sarandon, più spinto da un istinto materno che dà senso etico. È un dramma processuale che, risolvendosi in esterni, si trasforma nel classico thriller con caccia al testimone, concedendosi qualche annotazione sociopolitica (la famiglia indigente, la dura vita da cui proviene il ragazzino). Al di là della robustezza dell'impianto, molto si risolve con espedienti di scrittura e regia di prammatica, pur riconoscendo a Schumacher, che ama indugiare sui sentimenti, di saper dirigere gli interpreti. Ha dato origine ad un serial televisivo.