TRAMA
Avventure, amori, grandezze e decadenze di Giacomo Casanova, veneziano.
RECENSIONI
Federico Fellini, attraverso Casanova, mette in scena un Settecento - il secolo più rappresentato, citato e depredato, -spudoratamente falso (un mare di teloni di plastica, abbigliamenti e scenografie di fasto immaginifico): un'originalità figurativa quella del maestro riminese che, nella sua bugiarda ricostruzione, coglie lo spirito di un'epoca e ne restituisce la paradossale verità.
Suo ultimo incontestabile capolavoro (ma la filmografia rimarrà a livelli eccelsi), è sicuramente il suo film più cupo e funereo, pellicola astratta e frammentata che rasenta il vuoto, viaggio nella fatiscenza di un'era al tramonto, opera gelida che puzza di Morte almeno quanto il nobile veneziano - un po' marionetta, un po' zombie - vorrebbe profumare di Eros.
Ridotto a puro congegno sessuale, patetico performer dell'amplesso, Casanova - rubacuori intrappolato nelle maglie di una spirale perversa volta a reiterare all'infinito la funzione dell'accoppiamento, animale triste che trae piacere non più dall'atto in sé quanto dalla celebrazione della sua fama di amatore infaticabile, vittima dei propri fantasmi e del proprio ego - finirà a copulare con una bambola meccanica: in un carillon congelato, l'automa Casanova diviene, con immagine potentissima, congegno coitale di un inquietante ballet mecanique. Molti, stentando a trovare in questo film il Casanova della tradizione, lo accolsero male, criticandolo aspramente, dimenticando che de Il Casanova di Federico Fellini si tratta, il suo e di nessun altro, un film che narra «di un "italiano", imprigionato nel ventre della madre, sepolto là dentro a fantasticare di una vita che non ha mai veramente vissuto, in un mondo privo di emozioni, abitato solo da forme che si considerano in volumi, prospettive scandite con raggelante ipnotica iterazione» (FF).
Fellini traccia, con una serie di invenzioni, tra le più sfrenate e fantasiose della sua carriera, l'excursus esistenziale paravoluttuoso del tombeur des femmes e firma un film cadaverico, certo, ma che di lapidario ha soprattutto la malia.
E' tutto metaforico, vous voyez.
