Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (10/2014)

(dal 1º agosto al 31 ottobre 2014)

Da qualche stagione a questa parte la ripresa dopo la pausa estiva latita particolarmente. Un tempo i cinema chiudevano in estate e gli afflussi ricominciavano da settembre, in cui si concentravano i filmoni hollywoodiani, ancora qualche horror (genere dominante con la canicola), la calata delle opere presentate a Venezia, i titoli italiani tenuti in naftalina. Insomma, un vero e proprio gioco al massacro in cui a fronte di qualche asso pigliatutto molti ne uscivano perdenti. Con il tentativo, mai andato veramente a buon fine, di razionalizzare le uscite, non è cambiato poi molto. Le ultime stagioni hanno visto infatti i mesi estivi con sale non chiuse ma senza titoli di richiamo (tranne i soliti due o tre specchietti per allodole), poi il cartone animato di ferragosto, qualche pallida sferzata (sì, è un controsenso) a inizio settembre, l’invasione dei film provenienti dal Lido e l’entrata nel vivo solo a partire da metà ottobre. Quest’anno, con l’assenza di una vera e propria estate e un clima mite fino a ottobre inoltrato, l’avvio della nuova stagione ha stentato più che mai. In pratica si è creata una zona grigia da maggio a settembre in cui gli spettatori hanno disertato le sale con una certa costanza. Meglio agosto di quest’anno, comunque, rispetto al 2013. Il successo di Transformers 4 – L’era dell’estinzione, Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e Dragon Trainer 2 e i risultati positivi di Anarchia – la notte del giudizio, Hercules: il guerriero, Step Up All In e Into the Storm, hanno infatti limitato i danni, consentendo al mese di chiudersi con un + 5% di incassi rispetto al 2013 che si riflette in un -1,45% su base annua.

A un agosto accettabile è però seguito un settembre deludente, con un calo nelle presenze superiore al 5% rispetto all’anno precedente, a causa anche di numerosi film che hanno incassato meno del previsto e senza che nessuna delle opere presentate a Venezia e uscita a ridosso della manifestazione sia stata in grado di incontrare il favore del pubblico.

Ottobre purtroppo conferma il trend, anzi, lo amplifica, con una diminuzione delle presenze rispetto a ottobre 2013 superiore al 20%. Nemmeno il film che ha salvato l’estate americana, I Guardiani della galassia, molto atteso per dare un po’ di ossigeno a esercenti e distributori, in Italia compie il miracolo. L’unico a stupire davvero è Il giovane favoloso di Mario Martone che ottiene un riscontro da blockbuster. Ma nel complesso i primi tre mesi della nuova stagione creano uno scenario abbastanza preoccupante. Non aiuta l’indulgenza del clima, particolarmente clemente, senza il freddo che nel nostro paese è benzina per il cinema.

Continua, poi, l’emorragia del 3D. Su base annuale, quindi ancora parziale, sul totale degli spettatori che si sono recati al cinema solo il 5,7% ha scelto proiezioni in 3D (nel 2013 era il 7,6%). Sempre per ora, quindi suscettibile di variazioni, il film più visto in 3D è Maleficent con 383.307 spettatori su 2.172.684. Se non sono chiari segnali questi. Non sarebbe ora di ridurre il sovrapprezzo ingiustificato che viene applicato per le proiezioni stereoscopiche?

A livello complessivo, non aiuta il confronto con il 2013, soprattutto perché non c’è all’orizzonte un successo eclatante come quello di Checco Zalone con Sole a catinelle, uscito l’anno scorso a fine ottobre. Le speranze sono quindi tutte riposte negli ultimi tre mesi del 2014, decisivi per il box-office annuale e per porre basi solide per la nuova stagione 2014 / 2015.

I dati delle successive elaborazioni, che aggiungeranno dettagli e delucidazioni attraverso l’esame dei singoli titoli, derivano dai siti Cinetel, Giornale dello Spettacolo, BoxofficeMojo (per alcune giornate scomparso dalla rete e assimilato da IMDB lasciando nello sgomento più totale curiosi e box-office addicted) e sono aggiornati al 31 ottobre 2014, in alcuni casi includendo anche il week-end 1/2 novembre, in realtà già di competenza del secondo trimestre della stagione, ma non sempre così semplice da scindere.


FESTIVAL DI VENEZIA

 

A un festival di Venezia particolarmente deludente – stritolato tra troppe manifestazioni analoghe e, in fondo, sovrapponibili e senza opere così significative per poter sostenere dieci giorni di proiezioni ininterrotte – corrisponde, come da alcune stagioni, una risposta del pubblico ai film presentati particolarmente debole. Mai come quest’anno Venezia ha mostrato prodotti, alcuni (pochi) anche appetibili, senza che la distribuzione abbia trovato la formula giusta per proporli in sala. Ormai non basta più uscire in contemporanea con il festival per ritagliarsi una certa visibilità, anche perché il clamore mediatico di Venezia è più che altro concentrato sul glamour e con lo spessore delle opere presentate ha ben poco a che fare. Fiumi e fiumi di nulla sulla presenza di Belen al Lido, che non aveva film da accompagnare ma sfruttava a sua volta la vetrina festivaliera, e poche righe di informazione e/o critica sui film della giornata. Difficile quindi che si apra un varco di interesse tra il pubblico, ridotto a una schiera non così nutrita di appassionati che ancora credono nel festival come opportunità di scoperta di nuovi talenti, conferma o smentita dei vecchi e, soprattutto, cinema da tutte le latitudini.

Forse, poi, occorre aprire gli occhi e regolamentare le potenzialità offerte dalla tecnologia perché, inutile negarlo, siamo in una fase di transizione in cui sta cambiando il modo di fruire i film. Bombardare i potenziali spettatori con decine di film non prettamente commerciali in sala nel giro di poche settimane, dopo almeno quattro mesi di silenzio, non è quindi forse la strategia di comunicazione migliore. E infatti non ha prodotto i risultati sperati. E se si decidesse finalmente di cavalcare il nuovo prevedendo per alcuni titoli sfruttamenti diversi dalla visione in sala? È ancora troppo presto? Significherebbe intraprendere una strada di non ritorno? La cosa certa è che così come stanno le cose ben poche delle tante (troppe?) immagini passate al Lido troveranno occhi pronti a guardarle e qualcosa deve per forza cambiare. Delle opere presentate alla kermesse veneziana, infatti, davvero tante le delusioni commerciali e pochissime quelle in grado di conquistare il pubblico.

01 – IL GIOVANE FAVOLOSO – € 4.089.204

02 – I NOSTRI RAGAZZI, ANIME NERE, PEREZ – poco più di 800 mila euro

03 – LA TRATTATIVA – € 402.175

04 – PASOLINI – € 373.405

05 – BELLUSCONE – UNA STORIA SICILIANA – € 241.581

06 – IO STO CON LA SPOSA – € 189.229

07 – SENZA NESSUNA PIETA’, ARANCE E MARTELLO, LA ZUPPA DEL DEMONIO, THE LOOK OF SILENCE – sotto i 200 mila euro

Dominatore incontrastato è sicuramente Mario Martone con Il Giovane favoloso che gode di un’ottima accoglienza al festival, recensioni entusiastiche e, soprattutto, un protagonista letterario molto amato. È infatti più che altro Giacomo Leopardi ad attirare un pubblico trasversale che va dallo studente, curioso di dare un volto ai versi imparati a memoria,  all’anziano nostalgico che quei versi ancora li ricorda, ma i risultati superano ogni più rosea aspettativa, ben più del milione e mezzo di euro del precedente Noi credevamo (che, però, ha avuto molte meno sale a disposizione). Un film con pochi, ma motivati, detrattori che ridona speranza al cinema d’autore e d’essai, perché la maggior parte del risultato proviene da quelle monosale cittadine che tante difficoltà incontrano in questa ripresa piuttosto lenta di stagione. Una vera boccata di ossigeno, quindi. Il debutto è in seconda posizione dietro …E fuori nevica di Vincenzo Salemme, ma è del film di Mario Martone la migliore media per sala della top20, ben € 5.012 in 221 sale. Alla seconda settimana, caso più unico che raro, aumentano le sale (che passano a 286), ma aumenta anche del 2% il box-office del week-end. Il giovane favoloso resta in seconda posizione ma trionfa ancora come media per sala (€ 4.133), dietro al debutto deludente de I guardiani della galassia che, con ben 724 sale a disposizione, non va oltre i 2 milioni 365 mila euro e ha una media per schermo più bassa (€ 3.266). Alla terza settimana il calo c’è, ma è comunque limitato al 22%, segno che il passaparola funziona. Strano a dirsi, ma è così.

Tra tutti i film presentati al Festival di Venezia quello che aveva più appeal commerciale era I nostri ragazzi di Ivano De Matteo: un fenomeno editoriale come romanzo di origine (“La cena” di Herman Koch), un cast di glorie nazionali (un po’ bollite, ma bravi attori e volti noti) e l’abbinamento della deriva di valori delle giovani generazioni (specchio delle vecchie) con il simil-thriller. Eppure ha stentato parecchio mancando il bersaglio, che pareva alla portata, del milione di euro. Che cosa non ha funzionato? Sicuramente il cambio di titolo. Hai un romanzo che ha avuto un buon seguito, perderne i lettori non è scelta molto lungimirante. Non a caso il titolo internazionale è invece “The Dinner”. Poco d’impatto anche il poster a mosaico che ricalca con scarsa fantasia quelli di Manuale d’amore 3 e Mine Vaganti. Del tutto assente, poi, la promozione. Presentare il film a Venezia poteva essere il punto di partenza, non certo di arrivo. Quanto al film, nasconde le insidie del dibattito, ma è stato eccessivamente, e abbastanza gratuitamente, bistrattato.

Ben tre titoli presentati a Venezia incentrati sulla malavita organizzata. Non sono un po’ troppi? Il pensiero, vedendoli al festival, è stato “ecco l’ennesimo film italiano che nessuno vedrà!”. Se Anime nere di Francesco Munzi, il più riuscito dei tre, ammanta di stile la solita storia di sempre, Perez di Edoardo De Angelis non va oltre una buona ambientazione, ma ripropone dinamiche viste e straviste. Senza nessuna pietà di Michele Alhaique riesce a coinvolgere nonostante i conflitti risaputi ed è encomiabile lo sforzo di Pierfrancesco Favino, ingrassato venti chili per l’occasione, ma non sarebbe ora di raccontare anche altro oltre ai conflitti interni ed esterni dei clan malavitosi? Non è detto che ciò che funziona in televisione abbia lo stesso appeal anche al cinema. La risposta del pubblico, in tal senso, è stata abbastanza chiara: se mi basta cliccare sul telecomando perché devo pure togliermi le ciabatte?

Anche la satira di Sabina Guzzanti ha conosciuto tempi migliori e la sua analisi de La trattativa tra Stato e mafia non decolla finendo con un incasso in linea con Le ragioni dell’aragosta (€ 427.000), il suo minor successo. La dura corazza dello spettatore non è scalfita nemmeno da Pasolini di Abel Ferrara, discusso e discutibile, mediamente stroncato, e parcamente distribuito. Il debutto non è dei migliori: 133 mila euro in 84 sale (13° posto nel box-office del week-end), con una media poco stimolante di € 1.579. Conquista la top10 negli infrasettimanali, ma nel week-end torna nelle retrovie, con una seconda settimana ancora in calo (14° posto e media per sala di € 1.066). Alla terza è già 23esimo. In proporzione, ha riscosso un successo maggiore Belluscone – una storia siciliana di Franco Maresco, che esce solo in 38 sale ma ottiene una media più che discreta (€ 1.898). Il felice debutto porta ad un aumento delle sale (52), bocciato però dalla media per schermo, che scende a € 1.067. Ottiene comunque una discreta visibilità, grazie anche alle recensioni positive raccolte. Sempre per restare ai successi di nicchia sorprende, invece, il riscontro ottenuto dal documentario Io sto con la sposa, che debutta in sole 24 sale con una media prodigiosa di € 2.359, risultato che illude su un possibile ulteriore margine che in effetti c’è, ma meno di quello che i numeri lasciavano sperare. Alla seconda settimana, infatti, le sale diventano 38 ma la media cala a € 1.222. Nel complesso, comunque, un risultato superiore alle attese.

Sempre dal festival di Venezia, del 2013 però, approdano in sala Under the Skin, l’esperimento cinematografico di Jonathan Glazer con Scarlett Johansson nei panni di un’aliena alla scoperta del nostro pianeta, l’aspirante polpettone Una promessa di Patrice Leconte e Joe di David Gordon Green con Nicolas Cage. Tutte opere mediamente stroncate dalla critica e flop internazionali che dopo un anno dalla loro presentazione al Lido perdono anche quel poco di visibilità che si erano ritagliate e finiscono per raccogliere pochi spiccioli. Ha avuto senso aspettare un anno? Sarebbe cambiato qualcosa facendoli uscire in periodi meno affollati?


ANIMAZIONE

01 – DRAGON TRAINER 2  – €  8.199.278

02 – PLANES 2 – MISSIONE ANTINCENDIO – € 1.817.582

03 – WINX CLUB: IL MISTERO DEGLI ABISSI – € 1.795.553

04 – BOXTROLLS – LE SCATOLE MAGICHE – € 1.192.425

05 – PONGO IL CANE MILIONARIO – € 967.500

06 – L’APE MAIA – € 859.500

07 – L’INCREDIBILE STORIA DI WINTER IL DELFINO 2 – € 481.396

Non si placa l’invasione dei film per famiglie, per lo più cartoni animati, ma anche live action con animali, sottogenere molto apprezzato da pupetti e affini. Se il grande successo è destinato solo a pochi titoli, un riscontro positivo non lo si nega però a nessuno. Se uscisse una commedia spagnola sconosciuta, verrebbe relegata a qualche saletta sperduta e dopo un incasso di poche migliaia di euro finirebbe nel dimenticatoio. Se invece si tratta di un cane che vince alla lotteria e diventa ricchissimo, il milione di euro diventa un obiettivo possibile. Titoli come Pongo il cane milionario funzionano soprattutto nei week-end, e spesso non hanno spettacoli serali, ma nei pomeridiani festivi garantiscono in molti casi il tutto esaurito. In patria il film di Tom Fernández ha incassato 3 milioni 427 mila dollari piazzandosi al 43° posto nella classifica dei più visti dell’anno.

È andata peggio a un altro live action, L’incredibile storia di Winter il delfino 2, ma bisogna considerare che la prima puntata non è che avesse fatto scintille nel nostro paese (954 mila euro), quindi il traino non era dei più forti. Il progetto di un seguito nasce però a causa del discreto riscontro negli U.S.A., dove il capostipite ha incassato 72 milioni di dollari fino a un totale, aggiungendo gli altri mercati, superiore ai 95 milioni di dollari, in grado di ripagare ampiamente il budget di 37 milioni di dollari. Il sequel mantiene invariato il budget (36 milioni di dollari), ma la risposta è molto più debole, sia in patria (41 milioni 483 mila dollari), che fuori dall’America (10 milioni 400 mila dollari). Un flop, quindi, che probabilmente si rifarà, almeno in parte, negli altri canali di sfruttamento. Una terza immersione di Winter, dati alla mano, non pare dietro l’angolo.

Pollice verso anche per l’australiano L’ape maia – Il film, nonostante un marketing piuttosto aggressivo, ma a metà settembre sono appena cominciate le scuole, è ancora piuttosto caldo e, soprattutto, sembra un film pensato esclusivamente per i più piccoli, incapace quindi di agganciare i nostalgici, inoltre indicato più per le femminucce che per i maschietti. Una serie di vincoli che finiscono per limitarne la portata e condizionarne il risultato commerciale. Al primo week-end debutta al settimo posto con 361 mila euro in 359 sale, con una media per schermo piuttosto modesta di € 1.007. Alla seconda settimana la media dimezza e la posizione in classifica diventa la 12esima. Permane ancora qualche settimana nella programmazione pomeridiana per poi lasciare posto al ritmo incessante delle nuove uscite family oriented.

Incassa dignitosamente, ma non fa scintille, Boxtrolls – le scatole magiche, l’opera in stop-motion della Laika. Il lungometraggio gode di un trailer accattivante e di personaggi che sembrano nati per essere adorati dai più piccini (oltre che commercializzati), ma, forse anche perché più rintronante che convincente, non è premiato dal passaparola. Stenta anche a livello internazionale: negli U.S.A. 49 milioni di dollari, negli altri paesi 51 milioni 600 mila dollari (bene in Gran Bretagna con più di 13 milioni di dollari). Il budget di 60 milioni di dollari non è ripagato. Le cifre sono comunque in linea con il precedente ParaNorman (107 milioni di dollari globali), peggio invece di Coraline (125 milioni di dollari worldwide), che però è decisamente più riuscito. Come abbiamo più volte avuto modo di ribadire, data l’assurdità dei prezzi applicati, il 3D per l’animazione viene schivato come la peste, e in molte città i film vengono presentati unicamente in 2D per evitare la sala vuota. Cosa che accade puntualmente anche per il film di Anthony Stacchi e Graham Annable che offre il 3D solo per gli spettacoli serali, mediamente disertati.

Continuano a stupire invece le Winx che al terzo lungometraggio confermano il trend calante del loro appeal al cinema ma mantengono un legame solido con le giovani spettatrici a cui si rivolgono. Determinante il traino di Winx Club, serie animata ideata da Iginio Straffi e realizzata dallo studio di animazione Rainbow srl in co-produzione con Rai Fiction e trasmessa in televisione. Pare che il nuovo agire delle sei fatine si collochi tra gli eventi della quinta e sesta stagione. Comunque sia, il successo, mai scontato, premia l’operazione: debutto al terzo posto del box-office nonostante l’uscita a inizio settembre, in cui è ancora forte la concorrenza sia di Dragon Trainer 2 che di Planes 2: Missione Antincendio. Le sale sono 328, l’incasso 751 mila euro e la media per schermo notevole (€ 2.290). La seconda settimana scende al 7° posto, dimezzando incassi e media per sala, e la terza resiste ancora in top10 chiudendo la classifica al 10° posto. Sono lontani i fasti dei precedenti lungometraggi (Winx Club – Il segreto del regno perduto con 4 milioni 625 mila euro nel 2007 e Winx Club 3D – Magica avventura con 3 milioni di euro nel 2010), ma il film dimostra che il legame tra le sei fatine e il suo pubblico di riferimento è ancora saldo.

Per quanto riguarda le prime due posizioni, si conferma, in tono minore, l’andamento delle ultime stagioni, con due cartoni che si contendono, a poche settimane di distanza, il pubblico estivo di ritorno dalle vacanze. Parte molto bene Dragon Trainer 2, nonostante la fiacca anteprima, poco pubblicizzata, che raggranella “solo” 323 mila euro. Esce di sabato, il 16 agosto, e nel primo giorno di programmazione supera il milione di euro di incassi, un vero record, soprattutto in una giornata così estiva, ma il cattivo tempo ha di sicuro aiutato. Il primo week-end, con soli due giorni di programmazione, termina al primo posto con un milione 765 mila euro. Mantiene il podio per altre due settimane, configurandosi come il primo successo della stagione e finendo per superare il predecessore, che nel 2010 si era fermato a 5 milioni 689 mila euro. A livello internazionale si crea una divergenza tra U.S.A. e altri mercati. Negli Stati Uniti, infatti, Dragon Trainer aveva raggiungo i 217 milioni di dollari, mentre il sequel incassa meno delle previsioni superando di poco i 176 milioni di dollari. Negli altri mercati, invece, il primo capitolo ha incassato 277 milioni di dollari (56% del globale), mentre il secondo raggiunge i 442 milioni di dollari (71,4% del totale). Determinante il contributo della Cina con oltre 65 milioni di dollari. In sintesi, considerando i dati complessivi, Dragon Trainer 2 batte Dragon Trainer per 619 contro 495 milioni di dollari. Il successo è stato preparato con cura grazie anche alla serie televisiva Dragons basata sui personaggi di Dragon Trainer e prodotta sempre dalla DreamWorks Animation. Inevitabile, dato l’alto seguito, una terza puntata, già pianificata e prevista nelle sale americane a partire dal 9 giugno 2017.

A fare concorrenza alla Dreamworks ci pensa la Disney con Planes 2 – Missione antincendio, opera modesta nei contenuti ma ottima nella tecnica, destinata ai più piccolini e dall’afflato unicamente commerciale. La Disney, infatti, aveva più che quadruplicato il budget di 50 milioni di dollari con la prima puntata (di cui 90 nel solo mercato U.S.A.), con il nuovo capitolo mantiene ugualmente basso il profilo (sempre 50 milioni di dollari il budget) e anche se limita gli incassi (60 milioni di dollari negli U.S.A., altri 80 nel resto del mondo) esce comunque a testa alta dall’operazione, già ampiamente in attivo con il solo theatrical.

Uno schema che ricorda, in tono minore, la passata stagione, in cui i risultati sono stati però opposti: vinceva la Disney con Monsters University (9 milioni di euro) e a farne le spese era invece la Dreamworks con il mediocre Turbo che, però, riusciva a incassare 4 milioni 571 mila euro. Per tacere della stagione ancora precedente in cui Madagascar 3 si avviava a diventare il titolo più visto dell’intera stagione con un incasso record di 21 milioni 757 mila euro.


I FILM DEL TRIMESTRE

DATA DI USCITA 30 LUGLIO 2014 – INCASSO € 4.840.375

In un’estate quanto mai povera di proposte non fatica a ritagliarsi uno spazio consistente e grazie all’assenza di concorrenza ottiene più successo delle previsioni, sicuramente maggiore di ciò che merita. Lo aiutano, sempre che qualcuno si affidi ancora alla critica cinematografica senza soggiacere unicamente alle strategie di marketing, recensioni in cui si sprecano i superlativi. Sta di fatto che il sequel di L’alba del pianeta delle scimmie (che era nettamente meglio, va detto), catalizza l’attenzione del pubblico italiano nelle prime settimane di agosto, superando il prototipo di Rupert Wyatt del 2011 che si era fermato a 3 milioni 224 mila euro nonostante un’uscita a fine settembre. Da ciò si deduce che uscire in estate non sempre penalizza (meditate distributori, meditate). Simile il destino internazionale. In U.S.A. 208 milioni di dollari contro i 177 del capitolo precedente e a livello globale ben 707 contro 482 milioni di dollari. Come sempre più spesso accade grazie all’espansione che il mercato sta avendo, con l’apertura di nuove sale ogni giorno, è la Cina l’ago della bilancia, con un incasso di ben 107 milioni di dollari. In un cinema sempre più seriale, in cui ogni successo pone le basi, spesso già al primo week-end, per il futuro, è già stata annunciata la data di uscita di una nuova puntata, ancora senza titolo: 29 luglio 2016. Io avrò probabilmente un impegno, ma prendete nota…

HERCULES: IL GUERRIERO

DATA DI USCITA 13 AGOSTO 2014 – INCASSO € 3.543.000

Due film nello stesso anno dedicati al figlio di Giove sono davvero troppi. Se poi già il precedente Hercules – la leggenda non ha fatto sfracelli (un milione 830 mila euro in Italia, 19 milioni di dollari in U.S.A. e 61 milioni di dollari nel mondo) nonostante un costo di 70 milioni di dollari, l’impresa di trovare ancora spettatori affamati di semidei è davvero ardua. Una tredicesima fatica, per chi ha il compito di curarne il lancio. Certo, la presenza di Dwayne Johnson alias The Rock e un budget di 100 milioni di dollari alzano notevolmente la posta e infatti i risultati non si fanno attendere. Il film di Brett Ratner batte così quello di Renny Harlin, in Italia (dove esce in un agosto in cui la canicola è un miraggio), ma anche in U.S.A. (73 milioni di dollari) e worldwide (238 milioni di dollari). Stavolta il record di presenze al di fuori dell’America non viene dalla Cina (10 milioni 820 mila dollari), ma dalla Russia (22 milioni 250 mila dollari). Che dire, complimenti al marketing che è riuscito a imporre un film di non facile collocazione trasformandolo da “pericolante” in successo, non di enormi proporzioni ma in grado già con gli incassi delle sale di ripagare gli elevati costi.

STEP UP ALL IN

DATA DI USCITA 20 AGOSTO 2014 – INCASSO € 3.551.453

Il brand “step up” in Italia ha sempre raccolto ampi consensi. Il maggiore successo è il terzo della serie, Step Up 3D, grazie anche al sovrapprezzo per il 3D, con un bottino finale di quasi sette milioni di euro. Il quinto capitolo non raggiunge tali vette, ma riesce nell’impresa di agganciare il target adolescenziale di riferimento. Il merito è anche di un trailer suadente che sa quali corde suonare e martella il pubblico nei mesi precedenti l’uscita nelle sale. La formula, sempre a base di crew che si combattono ballando stili differenti, probabilmente mantiene ciò che promette. Poco aggiunge, invece, l’anteprima dell’8 agosto (solo 92 mila euro). Inverso il percorso internazionale. Si tratta infatti del film con il minore incasso della serie, l’unico che non supera i 100 milioni di dollari complessivi (fino ad ora è fermo a 86 milioni di dollari). Particolarmente deludente il risultato americano, dove ogni nuovo episodio ha sempre incassato meno del precedente (punto di partenza Step Up con oltre 65 milioni di dollari): neanche 15 milioni di dollari con un’uscita consistente in più di 2.072 schermi. Ci sarà un sesto episodio? Considerando che si tratta di un filone non certo ad alto budget (siamo nell’ordine dei 30 milioni di dollari), la cosa è probabile, ma qualcosa nella formula, per invertire il trend internazionale, deve essere sicuramente modificato. In ogni caso, non sarà certo il nostro mercato, particolarmente incline alla serie, a fare la differenza.

INTO THE STORM

DATA DI USCITA 27 AGOSTO 2014 – INCASSO € 2.035.205

Nel precedente millennio (era il 1996) fu Twister a trasformare un tornado e una squadra di stormchaser in protagonisti. Oggi ci riprova Into the Storm. In venti anni gli effetti speciali hanno fatto passi da gigante e con i prodigi del digitale tutto è possibile, con molte meno difficoltà rispetto al passato. Però Steven Quale non è Jan DeBont e i suoi ottimi effetti visivi suppliscono solo in parte alle carenze narrative, con un lato umano eccessivamente trascurabile. Se Twister aveva quindi catalizzato l’attenzione mondiale sfiorando i 500 milioni di dollari (ne era costati 92), Into the Storm si ferma a 157 milioni di dollari limitandosi a svolgere la sua funzione di modesto popcorn movie in grado di far quadrare il bilancio (budget di 50 milioni di dollari). In U.S.A. si ferma a 47 milioni di dollari e tra i picchi da segnalare solo Cina (17 milioni 340 mila dollari) e Corea del Sud (15 milioni e mezzo di dollari). In Italia l’ottimo trailer non riesce a scalfire la corazza dello spettatore estivo che, infatti, reagisce con pigrizia: l’anteprima del 19 agosto ha un riscontro minimale mentre nel primo week-end debutta al secondo posto con 694 mila euro e la migliore media per sala della top 20 (€ 1.927 in 360 schermi). Alla seconda settimana aumentano gli schermi (356), ma scende in quinta posizione (460 mila euro e la media cala a € 1.294) e alla terza è già fuori dalla top 10, al 12º posto con 139 mila euro.

COLPA DELLE STELLE

DATA DI USCITA 4 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 5.210.488

È il primo grande successo della stagione. L’uscita distanziata dagli U.S.A., dove ha invaso le sale a inizio giugno, per una volta è strategica perché consente all’omonimo romanzo di John Green, da cui il film trae origine, di scalare le classifiche e imporsi nell’immaginario adolescenziale. Il debutto, dopo alcune anteprime, significative data la penuria di incassi del periodo ma trascurabili nei numeri, è direttamente al primo posto, con un milione 698 mila euro in 346 schermi e una media per sala molto buona (€ 4.907). Una vera boccata d’ossigeno per il botteghino di fine estate che ha un incredibile bisogno di spettatori per riassestarsi un poco. Il riscontro è talmente positivo che la 20th Century Fox porta il numero delle copie a 441. Invariata la posizione nel secondo week-end, anche se la media per sala dimezza (€ 2.461). Alla terza settimana scende al 3° posto (603 mila euro), alla quarta è 7° (altri 235 mila euro), mentre con l’avvento di ottobre scompare di scena. Alla quinta settimana, infatti, scende in 16esima posizione. Un buon risultato, non così scontato considerando che Divergent da noi, con gli stessi protagonisti Shailene Woodley e Ansel Elgort, non aveva sfondato. I teenager hanno quindi trovato il loro film strappalacrime con cui crucciarsi e nel cui spirito rispecchiarsi. Tutto studiato a tavolino, piuttosto ricattatorio e calibrato al millesimo per compiacere il target di riferimento, ma con una certa freschezza che evidentemente ha colto nel segno. Analogo il riscontro internazionale. In U.S.A. è boom (125 milioni di dollari) e gli altri mercati aggiungono altri 178 milioni di dollari (è record in Brasile con più di 31 milioni di dollari). Considerando il budget di 12 milioni di dollari, il successo è stato stratosferico e Shailene Woodley è passata da giovane promessa a diva, per ora anticonformista.

I MERCENARI 3 – THE EXPENDABLES

DATA DI USCITA 4 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 3.042.000

La marcia di Stallone & Co Sembrava inarrestabile. Il primo capitolo nel 2010 era costato 80 milioni di dollari ma worldwide il ritorno era stato pari a 275 milioni di dollari (di cui 103 dal mercato nord americano). In Italia quasi tre milioni di euro. Il secondo capitolo del 2012 ha visto aumentare, oltre al budget (100 milioni di dollari), il bottino finale (305 milioni di dollari), ma l’America ha risposto con meno entusiasmo (85 milioni di dollari). Sempre più effervescente, invece, il nostro mercato, con ben 5 milioni 434 mila euro. Con la terza puntata a Sylvester Stallone, Jason Statham, Jet Li, Dolph Lundgren, Arnold Schwarzenegger, Terry Crews e Randy Couture si aggiunge Harrison Ford che sostituisce Bruce Willis, licenziato dopo aver rifiutato l’offerta di 3 milioni di dollari per quattro giorni di riprese (pare ne volesse quattro). In America è flop, con 39 milioni di dollari, ma gli altri mercati dimostrano un gradimento ancora in crescita, incidendo sul totale di 204 milioni di dollari nella misura dell’80,7% (164 milioni 900 mila euro). La colpa per un’accoglienza così fredda è attribuita allo screener filtrato su Internet, visto da due milioni di utenti, già due settimane prima dell’uscita del film nelle sale. Non c’è che dire, un danno economico notevole, ma forse un po’ di stanchezza dopo la reunion dei nostalgici era nell’aria. A salvare il film ci pensa ancora una volta la Cina, con un incasso di ben 72 milioni 870 mila dollari, come sempre ago della bilancia nel far quadrare i conti delle mega produzioni made in U.S.A., altrimenti in perdita. In Italia le 503 sale a disposizione non sono sufficienti a spingere il film sul podio che va, infatti, a Colpa delle stelle, presente su molti meno schermi (346). Nel primo week-end l’incasso è di un milione 530 mila euro. Il passaparola non lo premia. Alla seconda settimana perde infatti circa il 60% e scende al 4° posto. Alla terza settimana è già fuori top10 in 11esima posizione. L’oblio è dietro l’angolo.

DATA DI USCITA 11 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 2.812.962

Cameron Diaz è ormai un brand mondiale e rappresenta la commedia americana di successo. Questa volta, però, nonostante le promesse scollacciate, non la segue più nemmeno il suo pubblico, solitamente incline al discutibile mix di volgarità e moralismo. In U.S.A. è vero e proprio flop: solo 38 milioni e mezzo di dollari. A far tornare i conti ci pensano gli altri mercati che aggiungendo al computo 86 milioni 700 mila dollari fanno lievitare l’incasso complessivo a 125 milioni 266 mila dollari, circa tre volte il budget di 40 milioni di dollari. Migliore incasso europeo quello della Germania, con 12 milioni di dollari. In Italia il film si comporta discretamente, grazie anche a un trailer accattivante, battendo il precedente Tutte contro lui (un milione e mezzo di dollari) che aveva dominato con poca fatica nel moscissimo periodo estivo. Il debutto è sotto al milione di euro al 2º posto del box-office, con la migliore media per sala della top10 (€ 3.078), posizione che il film mantiene anche nella seconda settimana (693 mila euro). Resiste in top10 per altre due settimane e solo alla quinta scompare di scena crollando al 19º posto, con 54 mila euro in 48 sale. Se in patria, quindi, ha deluso le aspettative, nel complesso ha retto l’urto grazie alla risposta degli altri mercati. Che dire, Cameron si piega ma non si spezza.

THE GIVER – IL MONDO DI JONAS

DATA DI USCITA 11 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 1.527.601

A Hollywood continua la caccia disperata alla saga miliardaria. Come specificato nei numeri precedenti, dopo la fine di Harry Potter e di Twilight, resta solo Hunger Games da spremere a dovere, mentre quasi nessuno degli altri tentativi è andato a buon fine. Tiepidi o proprio bassi, infatti, i risultati, tra gli altri, di Beautiful CreaturesThe HostShadowhuntersEnder’s Game. Gli unici a spuntarla, lontani comunque dai superlativi, sono stati Divergent e Maze Runner. Tra i risultati così così c’è invece il film di Phillip Noyce, adattamento cinematografico del romanzo fantascientifico, inevitabilmente distopico (è il termine cool del momento), “The Giver – Il donatore”, di Lois Lowry del 1993, primo capitolo di una quadrilogia proseguita con “La rivincita – Gathering Blue” (2000), “Il messaggero” (2004) e “Il figlio” (2012). L’operazione commercialmente è in pareggio, grazie al budget piuttosto modesto di 25 milioni di dollari, ma non si è creato intorno al film il seguito sperato: 44 milioni 816 mila dollari in U.S.A. e solo altri 19 milioni dal resto del mondo, senza punte significative. In Italia debutta al terzo posto in 261 sale con 603 mila euro. Discreta la tenuta, con la perdita di una sola posizione nella seconda settimana (altri 417 mila euro), ma alla terza è già 14°. Segno che esaurito il target di riferimento non si sono aggiunti ulteriori spettatori. A poco è valso il tentativo di rendere l’opera trasversale grazie alla presenza di due vecchie guardie come Jeff Bridges e Meryl Streep. A tal riguardo, ci si domanda perché reclutare un mito come la Streep per poi truccarla come Anjelica Huston, tanto valeva risparmiare e ingaggiare direttamente la Huston. Un secondo capitolo non è per ora previsto.

TARTARUGHE NINJA

DATA DI USCITA 18 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 3.585.717

Era l’ahimè lontano 1984 quando la casa editrice statunitense Mirage Studios creò una serie a fumetti in grado di mescolare la fantascienza con la cultura zen degli antichi guerrieri giapponesi. Da allora si sono succedute varie versioni sia video che cartacee, alcune più adulte, altre inclini invece a compiacere un pubblico per lo più infantile. Dal 1990 al 1993 a solleticare i palati tutt’altro che fini delle giovanissime generazioni ha contribuito anche una non memorabile trilogia live action. Il successo dei personaggi ha conseguentemente subito fasi alterne passando dal grande successo al culto di nicchia, ma nel complesso le quattro tartarughe ghiotte di pizza non sono mai state del tutto dimenticate. Non facile pensare a un remake del film del 1990, Tartarughe Ninja alla riscossa, che fungesse contemporaneamente anche da reboot per la serie, con tutto l’indotto a livello di merchandising che ne consegue. Eppure Jonathan Liebesman è riuscito nell’impresa creando un film di successo. Budget elevato (125 milioni di dollari), anche a causa di una promozione al limite dell’invasivo, ma anche incassi boom, sia negli U.S.A. (190 milioni di dollari) che nel resto del mondo (244 milioni di dollari). La critica ha storto il naso, ma ciò non ha impedito alle sale di riempirsi. Tra le punte si segnalano Russia (29 milioni di dollari) e Cina (26 milioni 500 mila dollari), ma anche Brasile (19 milioni di dollari), Messico (18 milioni di dollari) e Australia (15 milioni 600 mila dollari). Molto più fredda l’Europa. In Italia parte a razzo conquistando immediatamente la prima posizione (un milione 671 mila euro in ben 647 schermi), ma la seconda settimana, nonostante la seconda posizione, il calo è del 55% e alla terza il sospetto che qualcosa non abbia funzionato nel passaparola diviene certezza: settimo posto e media per sala irrisoria (€ 1.244). Alla quarta settimana non restano che le retrovie (15esima posizione).

ANNABELLE

DATA DI USCITA 2 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 2.567.089

Uno spin-off non si nega a nessuno. E così la bambola inquietante che si intravedeva in L’evocazione diventa protagonista assoluta di un film teso unicamente a massimizzare i profitti. E ci riesce. Con un budget minimale di 6,5 milioni di dollari, i risultati sono superlativi: quasi 84 milioni di dollari negli U.S.A. e altri 160 milioni di dollari nelle altre piazze per un totale, oltre ogni più rosea attesa, di 244 milioni di dollari. È record in Messico con più di 18 milioni di dollari che lo collocano all’11º posto nella classifica annuale. L’Italia si accoda al fenomeno con un debutto al 2º posto in soli 249 schermi per 950 mila euro e una media per sala prodigiosa di  € 3.816. Nel secondo week-end scende al 6º posto, ma il calo è limitato al 36% e la media è ancora buona (€ 2.338 in 263 sale). La discesa comincia alla terza settimana, con l’ottavo posto, ma soprattutto una netta contrazione della media per sala che passa a € 1.381. Alla quarta è relegato in 14esima posizione, ma è il destino della maggior parte dei film quello di uscire di scena dopo la terza settimana. Considerando il genere, che di solito concentra gli entusiasmi nell’attesa, quindi nella promessa di brividi, ha retto più che discretamente. Non a caso è già stato annunciato l’arrivo nelle sale americane di L’evocazione 2 per il 20 giugno 2016. Degli horror, come del maiale, non si butta via niente!

MAZE RUNNER – IL LABIRINTO

DATA DI USCITA 8 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 2.493.960

Che sia la volta buona? A forza di cercare Hollywood ha trovato, se non la gallina dalle uova d’oro, comunque la possibilità di far quadrare i conti per 3 o 4 anni, con una nuova saga da spremere a dovere. “Il labirinto – The Maze Runner” è infatti un romanzo fantascientifico per ragazzi del 2009, scritto dall’americano James Dashner, ed è il primo capitolo della serie “The Maze Runner”, formata da quattro tomi ambientati in un futuro post apocalittico, ovviamente distopico. Il successo è stato notevole soprattutto al di fuori dei confini americani. Se infatti in U.S.A. l’opera si è distinta senza eccellere, solo sfiorando la soglia dei 100 milioni di dollari (97 quelli finora incassati), sono ben 208 i milioni di dollari ottenuti negli altri mercati. Il totale di 305 milioni di dollari quasi decuplica il budget medio basso di 34 milioni di dollari. A determinare tale risultato nessun picco particolare, ma un riscontro mediamente positivo ovunque: 20 milioni di dollari in Corea del Sud e incassi tra i 10 e i 15 milioni di dollari in Australia, Cina, Francia, Messico e Russia. L’Italia è un po’ fanalino di coda, in una stagione che non vuole saperne di decollare, ma considerando che per molti titoli usciti nel nostro paese nel primo trimestre della nuova stagione il milione di euro è stato un miraggio lontano, il risultato raggiunto è più che dignitoso. Il debutto è al terzo posto del box-office con 908 mila euro (media nella media di € 2.810), ma alla seconda settimana il calo è contenuto e il film scende al 4º posto (646 mila euro), per poi passare al 7º alla terza settimana (altri 310 mila euro). Quanto al film, non lascia particolare traccia, se non nei tanti interrogativi che rimanda alla puntata successiva e il primo aggettivo che la visione suggerisce è derivativo. In pratica non c’è nessuna idea che non sia già stata utilizzata altrove, ma per lo sguardo vergine del teenager, la cui memoria è in corso di definizione, evidentemente è sufficiente. Visto il buon riscontro la 20th Century Fox ha subito opzionato il secondo libro, “La fuga – Maze Runner”, ed è al lavoro sul sequel. Già prevista la data di uscita negli uscita: 18 settembre 2015.

THE EQUALIZER – IL VENDICATORE

DATA DI USCITA 9 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 2.634.929

Denzel Washington condivide con Liam Neeson il ruolo di vendicatore (sarebbe bello vederli insieme, magari acerrimi nemici), ma il pubblico lo preferisce rispetto all’attore irlandese e anche questa volta lo premia. Per restare in linea con i tempi il nemico numero uno è russo e il cattivone si chiama nientepopodimenoche Vladimir Pushkin. Quando si dice velate allusioni!! Negli U.S.A. il pubblico accorre, garantendo un incasso di 98 milioni di dollari, a cui si aggiungono altri 91 milioni dagli altri mercati, per un totale di 190 milioni di dollari che ripaga ampiamente il budget di 55 milioni di dollari. La Russia apprezza solo in parte, con un incasso di 5 milioni 700 mila dollari. In Italia deve vedersela con gli One Direction e debutta al secondo posto, sfiorando il milione di euro in 326 sale (niente affatto male la media per schermo di € 3.004). Buona la tenuta, con una seconda settimana al terzo posto (658 mila euro), ma la media cala a € 1.999. Fisiologica la discesa al 6° posto alla terza settimana, ma la media per sala di € 1.730, praticamente invariata, dimostra che l’interesse del pubblico non è terminato. Sensazione confermata dalla quarta settimana, in cui le sale restano 58 ma la media non molla (€ 1.575). Il ritmo incessante delle nuove uscite, però, non consente ulteriori allunghi.

DATA DI USCITA 22 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 4.488.614

È il film che ha salvato l’estate americana. Se i grandi blockbuster hanno deluso le aspettative incassando cifre inferiori al previsto, il decimo film del Marvel Cinematic Universe, distribuito con ottima strategia dalla Walt Disney e incentrato su un gruppo scalcagnato di supereroi noti per lo più agli appassionati, è riuscito a conquistare il mercato americano oltre ogni più rosea aspettativa. Le speranze di fare il botto, considerando il budget monster di 170 milioni di dollari, non erano del tutto accantonate, ma probabilmente si pensava di rientrare degli ingenti costi solo grazie ai soliti contributi extra-large di Cina e Russia. Invece è stato proprio in America che il film ha trovato la sua consacrazione ottenendo il 43,1% degli incassi globali: 330 milioni di dollari a sfruttamento ancora in corso.  Certo, sia Cina (97 milioni di dollari) che Russia (37 milioni 500 mila dollari) hanno contribuito ingentemente, ma sono le cifre americane (finora è al 32º posto nei maggiori incassi di sempre) che pongono le basi per quella che si ipotizza come una lunga saga cinematografica. In Italia, ultimo paese in cui il film esce, il riscontro è invece decisamente sottotono. Debutta al primo posto, ma ha disposizione ben 724 sale e, considerando anche il sovrapprezzo per il 3D, la media di € 3.266 non è un granché. In proporzione fa molto meglio Il giovane favoloso in un terzo delle sale, che riesce a ottenere una media per sala di € 4.133 e nei feriali arriva addirittura a superare il film Marvel. Il successo, fin da subito non eclatante a differenza del resto del mondo, finisce anche per sgonfiarsi in fretta. Esce alla fine di ottobre, quindi lo sfruttamento è solo agli inizi, ma con un debutto così soft difficilmente riuscirà a rialzare la testa e a ottenere numeri significativi. Che per una volta l’Italia, spesso generosa nei confronti delle peggio cose, sia riuscita a vedere  oltre il marketing?


FLOP

IL FUOCO DELLA VENDETTA – OUT OF THE FURNACE

DATA DI USCITA 27 AGOSTO 2014 – INCASSO € 336.009

Christian Bale è ormai entrato nel novero degli attori che non sbagliano un film. La sua presenza finisce per nobilitare qualsiasi opera facendola rientrare in quelle da vedere. Cosa che non è accaduta con Il fuoco della vendetta, probabilmente l’eccezione che conferma la regola. A nulla è valso il cast altisonante (tra gli altri, oltre a Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck, Zoe Saldana e Sam Shepard) e nemmeno la firma di un regista forse precocemente acclamato come Scott Cooper, salito alla ribalta grazie ai due premi Oscar vinti da Crazy Heart, suo film di debutto, da lui scritto, diretto e prodotto (Migliore Attore Protagonista a Jeff Bridges e Migliore canzone, “The Weary Kind”, a Ryan Bingham e T-Bone Burnett). Il rifiuto nei confronti dell’opera seconda è stato pressoché unanime. In U.S.A. solo 11 milioni 331 mila dollari nonostante le 2.101 sale a disposizione; nel resto del mondo solo 2 milioni 800 mila dollari a dispetto dell’ampia distribuzione. Nei numeri bassissimi con cui il film è stato accolto svetta, si fa per dire, la Francia, con un milione 420 mila dollari. In un contesto così moscio l’Italia non sfigura più di tanto. Il film esordisce al nono posto con 150 mila euro in 198 schermi (media piuttosto bassa di € 731) e la seconda settimana è già in 15esima posizione. In alcuni paesi (Ungheria e Svezia) l’uscita è direct-to-video. Che cosa non ha funzionato? La risposta è probabilmente nella capacità di leggere la trama senza aggrottare le sopracciglia o calare la palpebra. Impossibile riuscirci. Provare per credere.

WALKING ON SUNSHINE

DATA DI USCITA 4 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 251.418

Nelle intenzioni doveva essere la risposta inglese a Mammia Mia! di Phyllida Lloyd: ambientazione esotica (in Puglia, tra Nardò e Gallipoli), storia sciocchina, scenografie per lo più naturali, coreografie naif e musica a go-go per nostalgici. La particolarità è proprio nel fatto che alcuni passaggi della narrazione sono raccontati attraverso hit celeberrime degli anni ’80. Invece il rifiuto è stato globale: ancora senza distribuzione negli U.S.A. e pure in Gran Bretagna si è fermato a 2 milioni di dollari. In Italia debutta tragicamente al nono posto con 156 mila euro in 284 sale, con una media per schermo disastrosa di solo € 551. Alla seconda settimana la media raddoppia (€ 1.103), ma le sale si riducono drasticamente (86), così come la posizione in classifica (14° posto). Troppo tardi per recuperare e alla terza settimana i numeri si contraggono ulteriormente (19° posto, 47 mila 500 euro in 55 sale con una media per schermo di € 864). Una vera batosta per un film colorato e musicarello che ha la sola colpa di essere eccessivamente superficiale (in linea comunque con la plastica evocata dalla riesumazione degli anni ’80, non certo noti per la loro profondità) e di non sfoggiare un cast all star. Cercasi Meryl disperatamente.

LE DUE VIE DEL DESTINO – THE RAILWAY MAN

DATA DI USCITA 11 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 673.952

Quello che sulla carta doveva essere un onesto polpettone si è tradotto in un film incapace di dialogare con il suo pubblico, adulto e non adolescente, di riferimento. L’insuccesso lascia trapelare due considerazioni: o il passaparola lo ha bocciato, oppure i “grandi” vanno sempre più di rado al cinema. Negli U.S.A. 4 milioni 438 mila dollari per un’uscita limitata a 600 sale. Non è bastato il traino di due star come Colin Firth e Nicole Kidman (invero un po’ bollita), per aprirsi un varco nemmeno a livello internazionale. Il resto del mondo aggiunge infatti solo 17 milioni 882 mila dollari per un totale di 22 milioni 320 mila dollari, lontano dal ripagare il budget di 26 milioni di dollari. Nella tiepida accoglienza si distinguono solo Australia, patria della Kidman, con 6 milioni 273 mila dollari, e Gran Bretagna, patria di Firth e dello scozzese Eric Lomax dalla cui autobiografia è tratto il film, con 8 milioni 455 mila dollari. L’Italia si accoda al flop. Debutto moscissimo all’ottavo posto con 298 mila euro in 254 sale (media per schermo modesta di € 1.172); seconda settimana già fuori dalla top10 al 12° posto e terza in picchiata al 17°. Si rifarà nelle domeniche pomeriggio su Rete 4.

LA PREDA PERFETTA – A WALK AMONG THE TOMBSTONES

DATA DI USCITA 18 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 883.534

Liam Neeson si alterna a Denzel Washington in film fotocopia dove un uomo sgualcito dalla vita cerca vendetta e finisce per mollare sganassoni a destra e a manca. Al ritmo di 3 o 4 film all’anno Neeson, che rispetto a Washington ha meno appeal sul box-office, attraversa gli schermi da un paio di decenni con professionalità, mantenendo ciò che promette: azione, mistero e botte da orbi. Pare che questa volta il risultato sia anche superiore alla media del sottogenere, ma forse il pubblico sta mostrando segni di cedimento. In U.S.A. è vero e proprio flop (26 milioni di dollari in 2.714 sale), ma l’opera non si distingue nemmeno negli altri mercati (23 milioni 200 mila dollari). In Italia la Eagle Pictures dimostra di credere nel film che viene lanciato in 234 sale, ma al debutto non va oltre la quinta posizione con 405 mila euro. La settimana successiva è già nono e alla terza capitola al 15° posto. Il milione di euro resta un miraggio. Curiosa la scelta dei distributori di lanciare questo film con Neeson in pompa magna bypassando invece il precedente Non-Stop di Jaume Collet-Serra, grande successo internazionale (222 milioni di dollari) per cui, in Italia, la Buena Vista ha previsto solo un’uscita tecnica in pochissime sale durante la Festa del Cinema. Logiche imponderabili e poco proficue.

SIN CITY – UNA DONNA PER CUI UCCIDERE

DATA DI USCITA 2 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 1.466.246

Alzi la mano chi vedendo il trailer del secondo capitolo di Sin City ha pensato “Wow! Non vedo l’ora di vederlo!”. Eppure, a nove anni di distanza dal capostipite – che a livello di regia ha fatto scuola (a Robert Rodriguez non si può certo negare di ottenere il massimo risultato con il minimo mezzo), e dopo il flop di The Spirit del 2008, con cui Frank Miller ha portato sullo schermo un fumetto di Will Eisner riproponendo uno stile visivo affine a Sin City – arriva una seconda puntata. Decisamente fuori tempo massimo. Se Sin City, con un costo di 40 milioni di dollari era arrivato a incassarne 159, il sequel/prequel viene rifiutato pressoché ovunque. In patria non va oltre i 13 milioni 758 mila dollari e gli altri mercati aggiungono solo 25 milioni 715 mila dollari, per un totale di nemmeno 40 milioni di dollari a fronte di un budget di 65 milioni di dollari. Il maggiore contributo arriva dalla Russia, con 7 milioni 216 mila dollari. In Italia la Lucky Red adotta una linea piuttosto aggressiva e il film si preannuncia come titolo di punta del week-end, con ben 467 sale a disposizione, ma Lucy non molla il podio e fanno meglio sia Annabelle, in 249 sale (2° posto), che Fratelli unici in 436 (3° posto). Crollo a perpendicolo alla seconda settimana, dove plana al 10° posto, e terza in 16esima posizione.

UN MILIONE DI MODI PER MORIRE NEL WEST

DATA DI USCITA 16 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 132.540

Bad boy e nuovo Re Mida di Hollywood (I GriffinAmerican Dad!Ted, la notte degli Oscar), Seth MacFarlane alla sua seconda regia perde inaspettatamente parte del favore del pubblico. Parodia goliardica del genere western, la sua opera non si può considerare un vero flop (gli 86 milioni di dollari complessivi ripagano il budget di 40 milioni di dollari), ma i 550 milioni di dollari incassati worldwide da Ted sono piuttosto lontani. Strana la strategia adottata in Italia dalla Universal che lo lancia in 129 sale, che non sono poche ma non abbastanza per coprire accuratamente il territorio nazionale. Probabilmente, dato lo scarso appeal del genere western nel nostro paese, si voleva prima di tutto verificare l’impatto del film. Impatto che è stato piuttosto deludente, con una media per sala di € 1.027, 132 mila euro di incasso e la 14esima posizione nel box-office settimanale. Immediato il ritiro dalle sale. Alla seconda settimana resta in 24 schermi e scende al 25º posto con una media disastrosa di € 587. Bollato come flop non ha avuto modo di riabilitarsi nonostante le potenzialità (se c’è da ridere l’Italia è sempre in prima fila e Liam Neeson e Charlize Theron non sono propriamente due sconosciuti) ed è diventato una “patata bollente”, di quelle di cui liberarsi il prima possibile.


L’EXPLOIT

LUCY

DATA DI USCITA 25 SETTEMBRE 2014 – INCASSO € 7.158.703

Diciamolo, sulla carta era una vera e propria scommessa. Difficile presagire che avrebbe sbancato i botteghini di mezzo mondo. Luc Besson è un artista infaticabile che scrive, produce, idea e dirige, ma non ottiene grandi numeri dal 1997 (Il quinto elemento con 264 milioni raccolti in tutto il mondo, di cui 64 milioni nel mercato americano). Qualche segnale di ripresa per il regista transalpino c’è stato con Cose nostre – Malavita del 2013, in cui il budget medio (30 milioni di dollari) è stato comunque ripagato (78 milioni di dollari globali) nonostante la tiepida accoglienza americana (37 milioni di dollari). Era però impensabile che una storia un po’ balzana come quella di Lucy riuscisse ad aprirsi un spazio così grande nell’immaginario. Al risultato hanno contribuito sicuramente l’adesione al progetto di Scarlett Johansson, per una volta non femme fatale ma ragazzotta che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, un incipit prodigioso (l’inizio in medias res ti aggancia e non ti molla) e una regia che riesce a rendere digeribile la deriva pseudo filosofica in cui si trova invischiata la protagonista. In questo senso si può dire che riesce laddove Transcendence falliva miseramente. Nonostante tutte queste variabili era comunque arduo ipotizzare un tale riscontro nelle sale: 126 milioni di dollari negli Stati Uniti e ben 317 milioni di dollari dalle altre piazze, per un totale, a sfruttamento ancora in corso, di 444 milioni di dollari. 11 volte il budget dichiarato di 40 milioni di dollari. Prevedibile il record di incassi in Francia, patria di Besson, ma 43 milioni 700 mila dollari sono davvero tanti e collocano il film al terzo posto negli incassi del 2014, dietro a Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute (45 milioni di dollari) e al super campione Qu’est-ce qu’on a fait au Bon Dieu? (105 milioni di dollari), che approderà in Italia grazie all’adattamento curato da Enrico Vanzina. Anche l’Italia partecipa all’evento e il film di Besson è il primo vero e proprio, nonché unico, successo autunnale. Il debutto è ottimo, direttamente al primo posto (due milioni 557 mila euro), con una media per sala prodigiosa (€ 5.199) e il film resta per cinque settimane nella top10. In tempi in cui solo saghe, sequel o supereroi paiono in grado di agganciare il pubblico, trovare un film come Lucy, anche molto criticato ma in grado di creare interesse, è comunque una boccata d’aria fresca.


STRANE SCELTE

CATTIVI VICINI

DATA DI USCITA 20 AGOSTO 2014 – INCASSO € 716.562

QUEL MOMENTO IMBARAZZANTE

DATA DI USCITA 28 AGOSTO 2014 – INCASSO € 488.139

 

Ha senso fare uscire due commedie con Zac Efron a una sola settimana di distanza l’una dall’altra? Perché vanificare la frase “vado a vedere l’ultimo con Zac Efron”? L’ultimo quale? Forse sarebbe stato meglio se la Universal, che ha distribuito Cattivi vicini in 235 copie, e la Notorius, che ha lanciato Quel momento imbarazzante in 170 schermi, si fossero messe d’accordo, o avessero dato un’occhiata alla programmazione dei differenti listini. Il rischio è ovviamente quello di generare confusione nel pubblico che si trova due prodotti affini senza che sia ben chiaro quale sia l’uno e quale l’altro. Sì, il soggetto è diverso, ma l’effetto sovrapposizione è inevitabile, soprattutto considerando l’alto numero di sollecitazioni che lo spettatore riceve e il pochissimo tempo a disposizione per elaborarle e fissarle nella mente. Per ragionare in termini prettamente commerciali, è un po’ come se a pochi giorni di distanza due ditte concorrenti lanciassero un nuovo formaggio spalmabile. Non era decisamente meglio lasciare passare un intervallo maggiore di tempo tra due titoli che in fondo hanno un “gusto” simile e si rivolgono allo stesso target di pubblico? Siamo sicuri che lo spettatore che ha varcato la soglia della sala sapesse quale dei due film stava guardando?

Negli U.S.A. Cattivi vicini è stato un grande successo della scorsa primavera (è uscito a inizio maggio) con un incasso di 150 milioni di dollari a cui si devono aggiungere i 118 milioni degli altri mercati. Considerando il budget di 18 milioni di dollari, un investimento davvero proficuo. Il lancio sbagliato per l’Italia è evidente anche attraverso il confronto con gli altri mercati europei: Francia (5 milioni 710 mila dollari), Germania (18 milioni di dollari) e Spagna (3 milioni 294 mila dollari).

Diverso il discorso per Quel momento imbarazzante che negli U.S.A. è uscito a fine gennaio 2014. Minore il numero degli schermi a disposizione (2.809 contro 3.311, comunque tanti) e incasso finale di soli 26 milioni 68 mila dollari. Una vera e propria bocciatura da parte del pubblico d’oltreoceano. In ogni caso, aggiungendo i 14 milioni 400 mila dollari degli altri mercati il budget minimale di 8 milioni di dollari è stato ampiamente ripagato.


L’EVENTO
ONE DIRECTION: WHERE WE ARE – IL FILM CONCERTO

DATA DI USCITA 11 E 12 OTTOBRE 2014 – INCASSO € 1.127.582

Ha creato un po’ di polemica l’uscita di un evento durante un fine settimana. In effetti i contenuti alternativi, o come diavolo si decida di chiamarli, sono nati per attirare spettatori nei momenti di minore afflusso, quindi soprattutto negli infrasettimanali, collocarli in un week-end equivale a sottrarre pubblico alla normale programmazione. Comunque sia l’operazione si è rivelata un notevole successo. Il film è infatti diventato il campione del box-office settimanale in due sole giornate di programmazione. Tra l’altro solo in 249 sale, con una media per sala (ma il prezzo era maggiorato) di € 4.528. Un risultato migliore delle nuove uscite che avevano le consuete quattro giornate a partire dal giovedì, alcune, come The Equalizer – Il VendicatoreMaze Runner – Il labirinto e Tutto molto bello, anche abbastanza attese. Il successo in Italia è stato quindi rilevante, comunque superiore alle attese, in considerazione anche dei risultati al di sotto delle aspettative raggiunti negli altri paesi. A incidere sulla positività dell’accoglienza anche il fatto che il film è stato girato durante il “Where We Are Tour” nello stadio San Siro a Milano. Un’occasione, quindi, per i fan italiani di rivedersi o recuperare un evento di cui comunque hanno sentito parlare. Una conferma del grande riscontro degli One Direction nel belpaese dopo il clamore suscitato da One Direction: This Is Us che con un lancio differente nel 2013 (non solo due giornate) aveva superato i due milioni di euro.


ITALIA

 

Il cinema italiano con cui riapre la stagione, dopo il consueto silenzio dei mesi estivi, è monopolizzato dalle opere presentate al festival di Venezia (vedi apposita sezione). Gli altri titoli, al di là di quelli prettamente commerciali, sono probabilmente quelli che per una ragione o per l’altra sono rimasti esclusi dalla kermesse veneziana. Pupi Avati e Daniele Ciprì, ad esempio, abituali frequentatore del Lido, forse erano stati collocati a settembre proprio perché in odore di festival. In ogni caso nessuno dei due incontra il favore del pubblico.

Un ragazzo d’oro esce in 300 sale il 18 settembre, ma nel primo week-end non va oltre il 6° posto (372 mila euro), con una media per schermo modesta di € 1.239. Alla seconda settimana è già 11esimo nonostante un aumento delle sale (332) e la media crolla a € 479. La sua corsa è già finita. Peccato perché l’appeal del film era notevole grazie anche alla presenza di Sharon Stone (bella e brava ma difficilmente capace di azzeccare un film), invero poco sfruttata nella promozione del film. Non hanno aiutato di sicuro le stroncature della critica, un cartellone anonimo e mortifero e un titolo che non resta in mente, però il milione di euro sembrava un obiettivo possibile, invece non va oltre i 700 mila euro. Per dire, il precedente Il cuore grande delle ragazze, ugualmente stroncato, senza star internazionali ma con un divo nostrano (Cesare Cremonini), era arrivato a un milione 676 mila euro.

Non carbura nemmeno La Buca di Daniele Ciprì. Oddio, rientra nella categoria “alzi la mano chi dopo aver visto il trailer aveva voglia di vederlo”, ma con due star nazionali come Sergio Castellitto e Rocco Papaleo, una non-diva “per caso o per azzardo” come Valeria Bruni Tedeschi e un lancio in grande stile in 293 sale, era lecito attendersi più dei 658 mila euro fino ad ora raccolti. Il debutto al terzo posto lasciava ben sperare, ma l’ultima settimana di settembre si dimostra particolarmente fiacca e sono sufficienti 375 mila euro per sfiorare il podio. La media per sala, però, pari a € 1.280, è piuttosto debole e al secondo week-end è già fuori dalla top10 (11° posto, 178 sale e media per schermo pari a € 723). Alla terza settimana passa al 25° posto, scomparendo praticamente dalla scena.

Un vero flop è invece la commedia etica La nostra terra di Giulio Manfredonia con, tra gli altri, Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Maria Rosaria Russo e Iaia Forte che esce nel silenzio mediatico il 18 settembre confondendosi incautamente con i film di Venezia. 121 le sale che ha a disposizione, ma tragico il debutto in 16esima posizione, con appena 84 mila euro di incasso e una media per schermo di € 696. Alla seconda settimana è già fuori dalla top20. L’assenza totale di promozione non lo ha di certo aiutato, il cartellone nemmeno, le recensioni parzialmente positive non le ha lette nessuno, è piombato nelle sale senza che nessuno lo aspettasse con la diretta conseguenza che nessuno lo ha cercato. A fine ottobre l’incasso complessivo è intorno ai 158 mila euro.

Ma ciò che continua a deludere, e che pare invece l’unico genere che l’Italia è in grado di proporre, è la commedia. Sono mediocri i risultati di Fratelli Unici di Alessio Maria Federici con Raoul Bova e Luca Argentero (esce il 2 ottobre e si ferma a € 2.172.706) e non fa il botto Tutto molto bello di Paolo Ruffini. Se l’anno scorso Fuga di cervelli aveva raggiunto i 5 milioni di euro configurandosi come vero e proprio exploit, l’opera seconda non va oltre il milione e 650 mila euro. Parte sottotono anche l’ambizioso Soap Opera di Alessandro Genovesi, che ha aperto il Festival di Roma. Esce il 23 ottobre in 397 sale e nel primo week-end raggiunge il milione di euro con una discreta media per sala (€ 2.535). Alla seconda settimana, però, il calo è del 50% e si dimezza anche la media per sala. Con l’incalzare delle nuove uscite e visti i tiepidi riscontri è difficile che novembre gli consenta ulteriori allunghi.

Fedele al genere (la commedia napoletana) e con un pubblico di fedelissimi si dimostra invece Vincenzo Salemme. …E fuori nevica debutta al primo posto a metà ottobre in 303 sale con un milione 414 mila euro e una media per sala molto buona (€ 4.666), battuta solo da Il giovane favoloso (€ 5.012) che lo incalza in seconda posizione. Seconda settimana al 4° posto e terza al 9°. L’incasso di € 3 milioni 517 mila euro, considerando che lo sfruttamento è ancora in corso, lo pone in linea con le sue regie precedenti: No problem del 2008 (€ 3.826.000), SMS – sotto mentite spoglie del 2007 (€ 5.278.000), Cose da pazzidel 2005 (€ 1.918.000).

La situazione poco brillante del cinema nazionale mette in evidenza alcuni problemi. Intanto forse è il caso di cambiare genere. Possibile che si possa scegliere solo tra commedie sovrapponibili e inciuci della malavita? Lo ripetiamo da sempre, qualche tentativo per smuovere le acque in altri generi potrebbe rivelarsi proficuo e dare vita a un nuovo trend. La strada compiuta da Il giovane favoloso è una spia significativa. Il problema è che quando un film incassa si pensa che sia solo ed esclusivamente quello che il pubblico vuole. Aspettiamoci quindi biopic su ogni poeta studiato alle superiori. In realtà il pubblico è quanto mai volubile e ciò che conta è sia la riuscita del film che il modo in cui lo si propone. Le innumerevoli commedie che hanno invaso i nostri schermi nel corso del 2014 si sono rivelate incapaci di imprimersi nella memoria, sembra sempre che si tratti dello stesso film, i manifesti si assomigliano tutti, i cast paiono fatti con lo stampino con gli stessi attori che escono da un film per entrare in un altro. Inoltre i soggetti non brillano per la capacità di captare il sentire contemporaneo. Davvero siamo ancora fermi a “mi farà le corna oppure no?”. Qualcosa, e sono i numeri a parlare, dovrà per forza cambiare.


IL D’ESSAI

 

In questo primo ritaglio di stagione il cinema d’essai è per lo più monopolizzato dai titoli provenienti dal festival di Venezia che, come abbiamo visto, coprono buona parte della programmazione senza però lasciare particolare traccia. Tra le altre uscite incassi molto bassi per film che potevano ambire a cifre più consistenti: la commedia francese Barbecue (in patria fenomeno al botteghino con più di 13 milioni di dollari complessivi) si ferma a circa 150 mila euro, l’interessante Class enemy supera di poco i 100 mila euro, Piccole crepe, grossi guai, la commedia francese di Pierre Salvadori con Catherine Deneuve e Gustave Kervern, si deve accontentare di 53 mila euro (2 milioni 700 mila dollari in patria) e anche l’acclamato (eccessivamente?) Boyhood, nonostante un’uscita generosa (110 sale) stenta a incontrare il favore del pubblico e si ferma, ma eventuali candidature all’Oscar potrebbero allungargli il cammino, a circa 350 mila euro. In proporzione la vera sorpresa è il piccolo Frances Ha di Noah Baumbach che si affaccia timidamente in una quindicina di sale con due anni di ritardo, dopo che tutti quelli che lo volevano vedere se lo sono scaricato, e arriva a superare i 100 mila euro di incasso grazie alla curiosità suscitata e al passaparola positivo.

Due titoli d’essai ancora dal festival di Cannes. Uno è Mud di Jeff Nichols con Matthew McConaughey, Tye Sheridan, Sam Shepard, e Reese Witherspoon, accolto senza troppi claomori al festival non conquista il pubblico di fine agosto. Debutta infatti al 14° posto in 51 schermi incassando nel primo week-end 34 mila euro, con una media per sala piuttosto bassa di € 666 e finisce la sua corsa intorno ai 100 mila euro. L’altro è il vincitore della Palma d’Oro Il regno d’inverno – Winter sleep di Nuri Bilge Ceylan, opera non semplice da collocare data la durata smisurata, ma i 196 minuti scorrono con tensione costante e grande partecipazione. Il pubblico pare accorgersene perché non diserta le 52 sale in cui debutta e nel primo week-end conquista il 14° posto ottenendo un incasso di 114 mila euro, con una media di tutto rispetto pari a € 2.188 (considerando il numero limitato di spettacoli, un successo). Alla seconda settimana le sale diventano 54, ma la media scende a € 1.488, così come la posizione in classifica (passa al 17° posto). Terza settimana al 23° posto e quarta al 25°, ma i 300 mila euro sono superati. Per un film bollato frettolosamente e ingiustamente come “mattone”, un risultato tutt’altro che scontato.


IL BOX OFFICE STAGIONALE

BOX OFFICE DAL 01/08/2014 AL 31/10/2014

01 – DRAGON TRAINER 2  – €  8.199.278

02 – LUCY – € 7.256.735

03 – COLPA DELLE STELLE – € 5.299.631

04 – APES REVOLUTION: IL PIANETA DELLE SCIMMIE – € 4.840.375

05 – GUARDIANI DELLA GALASSIA  – € 4.488.614

06 – IL GIOVANE FAVOLOSO – € 4.089.204

07 – TARTARUGHE NINJA – 3D  – € 3.689.677

08 – STEP UP ALL IN – € 3.594.038

09 – HERCULES – IL GUERRIERO – € 3.589.608

10 – E FUORI NEVICA! – € 3.517.002

La prima classifica della stagione non è particolarmente significativa perché molti dei titoli in mostra con tutta probabilità scompariranno nei trimestri successivi per lasciare spazio, ce lo auguriamo, a opere in grado di incassare cifre più consistenti. I dati sono abbastanza in linea con l’anno scorso. L’unica eccezione è il primo posto di Cattivissimo me 2, che nel primo trimestre della stagione 2013 /2014 aveva già superato i 13 milioni di euro ed era destinato a diventare uno dei film più visti dell’intera stagione. Quest’anno nessun film si è ancora distinto in tal senso. Cercasi, quindi, campione di incassi.


GLI EVENTI

Ormai consuetudine, gli eventi sono diventati parte integrante della programmazione e consentono risultati insperati soprattutto nei giorni feriali, in cui la pigrizia e gli impegni quotidiani pongono lo spettatore, nazionale ma non solo, per lo più distante dalla sala cinematografica. L’idea è proprio quella di scovare le nicchie, snidarle dalla banalità dello schermo televisivo e condurle al cinema per seguire le proprie passioni. Davvero tante le opportunità offerte dal digitale e la classifica sotto riportata ne è una dimostrazione. Il problema, come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare, è il prezzo del biglietto, superiore mediamente a quello normale. Ma su questo aspetto esercenti e distributori sembrano irremovibili e il prezzo maggiorato sembra insito nella natura stessa dei contenuti, appunto speciali. Comunque sia, dopo un agosto di silenzio le proposte di altro rispetto al normale film in programmazione ricominciano a settembre e regalano parecchie soddisfazioni e qualche delusione.

Si rivela vincente l’idea della Lucky Red di trasformare Si alza il vento, il testamento cinematografico di Hayao Miyazaki, in un evento per sole 4 giornate, dal 13 al 16 settembre. Forte del successo dell’iniziativa analoga con cui ha riproposto nelle sale sia Principessa Mononoke, durante la Festa del Cinema, che successivamente La Città incantata. E anche questa volta il successo si ripete. Per tre dei quattro giorni in cui è programmato Si alza il vento è primo in classifica, dimostrando una grande capacità commerciale, forse superiore alle aspettative, con un totale davvero notevole vicino al milione di euro. O forse era il precedente Ponyo sulla scogliera che le aveva un po’ deluse fermandosi, con una programmazione normale, a 786 mila euro? Chissà, visto come sono andate le cose si poteva ipotizzare anche un’uscita prolungata, ma si potrebbe replicare che è stata proprio la capacità della Lucky Red di concentrare le aspettative in un tempo limitato a determinare il successo del film. A posteriori sono capaci tutti di decidere le strategie. Comunque sia l’operazione ha funzionato egregiamente.

Ottiene un discreto riscontro anche Italy in a day, esperimento gestito da Gabriele Salvatores che ha creato una sorta di film collettivo sulla base di 600 film selezionati tra gli oltre 44mila ricevuti. Una fotografia dell’Italia fatta dagli italiani, una sorta di “social movie”, già presentato al Festival di Venezia e trasmesso anche in prima serata, il 27 settembre, su Rai 3.

A livello musicale gli Spandau Ballet battono gli eterni rivali Duran Duran nonostante questi ultimi in luglio, con Duran Duran – Unstaged, avessero un giorno a disposizione in più, ma è anche vero che quello dei Duran era un concerto filtrato dall’occhio di David Lynch, mentre Spandau Ballet – il film è proprio un documentario. Comunque sia, considerando l’aura di mito che avvolge gli anni ’80 (difficile da prevedere mentre li si viveva come anni fondamentalmente privi di personalità e di plastica), un risultato forse al di sotto delle attese.

Curiosa poi l’idea di portare la televisione al cinema. No, niente “Rischiatutto” o “Lascia o raddoppia?”, ma Gomorra – La serie, che dopo il successo su Sky viene distribuita anche al cinema in quattro serate, ognuna con tre episodi, per circa 150 minuti di proiezione per ogni giornata. Come spesso succede per i prodotti seriali il riscontro è stato decrescente. Parte quindi già lontano dai grandi numeri e via via perde spettatori. Considerando la programmazione in circa 200 sale sparse sul territorio nazionale, l’operazione si è rivelata un flop.

Continua con grande successo, invece, l’idea di Nexo Digital di far visitare i più famosi musei del mondo attraverso il cinema. Questa volta tocca all’Hermitage, il Museo di San Pietroburgo che rappresenta una delle mete più amate dai viaggiatori di tutto il mondo. Il secondo posto in un martedì feriale è un chiaro segnale di apprezzamento.

Ecco un elenco, tutt’altro che esaustivo, di alcuni degli eventi più significativi e più seguiti dal pubblico in questo primo scorcio di stagione. L’ordine è meramente cronologico in base alla data di uscita. Dopo il titolo sono riportati i dati relativi a incasso, spettatori e, tra parentesi, la posizione nella classifica giornaliera degli incassi:

13 settembre 2014: SI ALZA IL VENTO – € 248.299 / 28.643 (3° posto)

14 settembre 2014: SI ALZA IL VENTO – € 266.001 / 30.937 (1° posto)

15 settembre 2014: SI ALZA IL VENTO – € 204.959 / 25.007 (1° posto)

16 settembre 2014: SI ALZA IL VENTO – € 244.049 / 29.845 (1° posto)

22 settembre 2014: GOMORRA – LA SERIE – € 29.964 / 3.925 (6° posto)

23 settembre 2014: ITALY IN A DAY – € 36.164 / 6.075 (5° posto)

24 settembre 2014: RITORNO AL FUTURO: PARTE III – € 87.991 / 11.874 (2° posto)

29 settembre 2014: GOMORRA – LA SERIE – € 17.627 / 2.296 (6° posto)

5 ottobre 2014: GOMORRA – LA SERIE – € 14.608 / 1.943 (9° posto)

14 ottobre 2014: HERMITAGE – LA GRANDE ARTE AL CINEMA – € 98.554 / 11.136 (2° posto)

15 ottobre 2014: CAPITAN HARLOCK – L’ARCADIA DELLA MIA GIOVINEZZA – € 89.888 / 9.860 (2° posto)

21 ottobre 2014: SPANDAU BALLET – IL FILM – € 29.577 / 3.090 (6° posto)

21 ottobre 2014: LA GRANDE STAGIONE LIVE & SPECIAL 2014-2015 – € 18.355 / 1.682 (10° posto)

22 ottobre 2014: SPANDAU BALLET – IL FILM – € 28.225 / 2.905 (7° posto)

23 ottobre 2014: BJORK: BIOPHILIA LIVE – € 14.023 / 1.406 (10° posto)

27 ottobre 2014: TONY CAIROLI – THE MOVIE – € 55.342 / 4.734 (5° posto)

31 ottobre 2014: LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI – € 42.428 / 4.855 (10° posto)


INCHIESTA SPIETATA 

INTERVISTA A SABRINA BARACETTI, PRESIDENTE E DIRETTRICE ARTISTICA DEL FAR EAST FILM FESTIVAL

Questo trimestre chiediamo chiarimenti sul mercato cinematografico orientale, in particolare quello cinese, a una vera esperta del settore: Sabrina Baracetti, presidente e direttrice artistica del Far East Film Festival, la più ricca rassegna di cinema dell’Estremo Oriente in Europa. L’occasione vuole soprattutto offrire spunti di riflessione che vadano oltre la mera oggettività dei dati numerici, per cercare di capire come il mercato, quindi anche l’economia che ci gira intorno, sta cambiando.

 · Nell’ultima stagione si è verificato un aumento esponenziale dell’incasso dei film americani sul mercato cinese (pensiamo a Transformers 4 con 300 milioni di dollari). Da quel che si legge, in Cina c’è un vero e proprio boom di nuove sale cinematografiche. Come mai proprio ora? Cos’è cambiato rispetto al passato?

Il boom dell’apertura di nuove sale è un fenomeno che coinvolge la Cina già da alcuni anni. Alcuni privati hanno investito sull’esercizio cinematografico e si calcola che in Cina aprono 4 nuovi schermi al giorno, per cui c’è stato un netto aumento rispetto a una decina di anni fa, quando le sale in un territorio così grande erano al massimo 2.000, mentre ora credo che siano arrivate intorno agli 8, 9.000 e in cinque anni pare ci sia la volontà di raggiungere una cifra altissima superiore ai 30 mila schermi. Il fatto è che si tratta di un territorio sterminato con città, al di là di quelle che conosciamo noi come Pechino, Shangai e Hong Kong, che sono metropoli enormi, nuclei urbani da 10 milioni di abitanti, magari poco noti in occidente perché i loro nomi non ricorrono nelle cronache. Quindi figurati quante sale in quante città grandissime stanno sorgendo in questo momento, è un vero e proprio boom quello che riguarda l’esercizio cinematografico cinese, che più che altro era sottostimato prima. La Cina è quindi destinata, nel giro di 5 anni, a diventare il più grande mercato cinematografico del mondo, superando anche gli Stati Uniti. Al momento è al secondo posto, ma il cinema è diventato uno dei passatempi preferiti degli abitanti delle grandi città, soprattutto le giovani generazioni, diciamo dai 20 ai 30 anni.

· Sono anni che Hollywood prova a inserirsi nel mercato cinese, una miniera d’oro considerando il numero dei potenziali spettatori. Cosa è cambiato a livello di sinergie per rendere il progetto realtà?

I film più richiesti sul mercato cinese, oltre a quelli locali, sono gli americani. 7 su 10 campioni di incasso sono film locali e i rimanenti 3 sono hollywoodiani. Per quanto riguarda i generi, i film cinesi hanno il problema di dover passare la censura, quindi sono piuttosto limitati, e attualmente i più diffusi sono la commedia romantica, la commedia demenziale e i romance, anche se lentamente il pubblico comincia ad esigere di più. Per quanto riguarda i film americani, invece, non ci sono limitazioni, anche se pure loro devono ovviamente passare al vaglio della censura. Tutte le major americane hanno ora una sezione distaccata in Cina e devono sottostare a una serie di regole, ad esempio al momento del Capodanno Cinese, o a Natale, non possono uscire prodotti hollywoodiani. Ci sono proprio delle forme di protezionismo, con lunghi periodi in cui i film americani sono “banditi” dagli schermi cinesi. E gli stessi film americani vengono a volte adattati al mercato cinese con versioni ad hoc (è il caso di Iron Man 3), oppure concepiti in vista della loro diffusione in Cina (come Transformers 4 che è ambientato anche in Cina e impiega star locali). Ma succede anche per gli stessi film cinesi, per cui si fanno versioni differenti che sono adattate al mercato di Taiwan o a quello di Hong Kong.

·  Cambierà qualcosa anche nel modo di concepire i film secondo voi? I film americani saranno sempre più Cina-oriented (vedi Iron Man 3 e Transformer 4), ma anche i film cinesi saranno sempre più America-oriented?

Adesso il mercato cinese guarda per lo più a se stesso, al proprio pubblico e parliamo di numeri enormi. Non è così esportabile, così come i film di altre nazionalità trovano pochi varchi per raggiungere il mercato cinese che è dominato da Hollywood e da commedie romantiche prodotte in Cina. Cosa succederà è difficile a dirsi. La Cina si ritrova con un box-office talmente cresciuto a livello esponenziale che possono permettersi di lavorare anche con le superstar hollywoodiane e portarle proprio in Cina a produrre dei film, facendo però sempre i conti  con la censura. Prima di diventare un mercato internazionale e vincere la competizione con Hollywood devono risolvere questo problema.

· Con l’allargamento del mercato cinese si registra una contrazione di quello giapponese, per lungo tempo mercato orientale di punta. Come mai?

Il mercato giapponese ha avuto una contrazione anche per quello che è successo, quindi lo tsunami e il terremoto, anche se hanno cercato in tutti i modi di dare continuità all’industria cinematografica. Probabilmente il Giappone era considerato mercato di punta perché con molti registi famosi in Occidente, come Kitano o Miyazaki, ma ora non è un mercato così forte.

·  Nel vostro festival presentate film orientali a 360°, quindi non solo i tipici film da festival ma proprio ciò che il pubblico vede nelle sale. Quali, in base al vostro privilegiato punto di vista, le tendenze in atto?

Ogni cinematografia è un po’ una storia a sé. Ultimamente c’è stata una condivisione di intenti ad esempio tra Cina e Corea per cui in futuro vedremo molte co-produzioni cino-coreane. I cinesi stanno cercando di capire come perfezionare  alcuni aspetti del loro prodotto guardando a chi ha avuto un successo internazionale come appunto la Corea, che ha avuto un momento d’oro negli anni ’90 che ha prodotto molti professionisti, non solo a livello di registi ma proprio di maestranze. È un cinema molto orientato verso Hollywood che riesce a essere anche esportabile. Per fare ciò è anche necessario svincolarsi dalla commedia romantica aggirando il problema della censura. C’è anche sempre più un’attenzione al prodotto locale ed è quello che sta succedendo più o meno in tutto il mondo. Anche in Italia, con il prodotto che nasce a livello regionale ma ha un appeal più allargato, penso a fenomeni come i film girati in Puglia, Piemonte o Friuli, grazie anche a delle Film Commission che funzionano.

· Con l’avvento del digitale è cambiato qualcosa nella distribuzione dei film orientali nelle sale? Alle maggiori opportunità corrisponde anche un aumento della visibilità?

In realtà non è proprio vero che sono diminuiti i costi per i distributori. Bisogna comunque pagare la VPF (virtual print fee – costo della copia virtuale*e quindi soprattutto per i piccoli, che magari cercano di portare in sala prodotti un po’ diversi, come la Tucker Film che gestiamo, non è cambiato poi molto. Siamo una piccola realtà che ha investito sul cinema orientale. Siamo partiti cinque anni fa con Departures, il vincitore dell’Oscar come Migliore Film Straniero, e da lì abbiamo cercato di allungare la vita di molti dei film che abbiamo presentato al Far East pensando a una distribuzione italiana. Però i costi sono alti, ad esempio se vuoi fare il doppiaggio con una certa qualità. Diciamo che non puoi pensare di lanciare un film con meno di 100 mila euro. 

·  Cinema al computer, in tv, sul cellulare o ancora nelle sale. Come lo vedete il futuro?

È chiaro che in Italia siamo ancora un po’ indietro. La diffusione on-demand non ha ancora preso piede come in altre realtà dove sembra essere uno dei settori che sarà più in sviluppo nei prossimi anni. Noi siamo anche esercenti, con due sale cinematografiche qui in città a Udine, distributori con la Tucker Film e abbiamo un festival, diamo voce quindi attraverso varie forme al cinema nazionale e internazionale. Ci rendiamo conto che l’esperienza cinematografica in sala rimane evento unico e ci crediamo ancora, quindi pensiamo che a fianco dello sviluppo del cinema sulla rete o sui vari device, ci sarà sempre l’esperienza in sala che rimane inimitabile. Una strada battuta ultimamente è quella della creazione di eventi, costringere il pubblico a segnare una data sul calendario e recarsi in una sala cinematografica soltanto per quella serata per avere un’esclusiva sulla visione sul grande schermo, però è anche vero che Il giovane favoloso che parla di Leopardi si rivela vincente su un pubblico allargato e muove le masse. Quindi non credo perderemo quella dimensione, anche se contemporaneamente potenzieremo altre forme. 

* o il cosiddetto contributo digitale, concepito per facilitare il passaggio al digitale di tutte le sale. Il principio è di trasferire a favore dell’esercente le economie realizzate dal distributore ( che non deve più pagare la stampa delle copie).


E anche per questo trimestre è tutto. Sperando che il secondo trimestre della stagione, ultimo del 2014, porti anche al conforto dei numeri (l’avvio positivo di Interstellar lascia ben sperare) rinnovo l’appuntamento al nuovo anno. Che la forza del cinema sia con noi.

Come sempre, per confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, suggerimenti, (no! insulti no!), l’indirizzo è:

LUCA BARONCINI