
COSA IL PUBBLICO HA INTRAVISTO
Sezione come sempre ballerina e in grado di spaziare dal successo al flop, dalla delusione alla soddisfazione. Il range degli incassi considerato, ricordo calcolati alla data del 31 luglio 2017, è quello che va dai 500 mila ai 2 milioni di euro. Tra parentesi la data di uscita nel nostro paese.
Fortunata (20/05) – € 1.955.274
King Arthur: Il potere della spada (10/05) – € 1.931.830
Scappa – Get Out (18/5) – € 1.124.024
Nerve (15/6) – € 1.115.277
2:22 – Il destino è già scritto (29/6) – € 982.650
Tutto quello che vuoi (11/5) – € 943.232
Prima di domani (19/07) – € 917.405
USS Indianapolis (19/07) – € 827.248
Civiltà perduta (22/6) – € 626.128
47 Metri (25/5) – € 574.962
The Dinner (18/5) – € 532.381
Sword Art Online The Movie: Ordinal Scale – EVENTO – € 289.680
The Beatles – Sgt. Pepper And Beyond – EVENTO – € 155.702
Michelangelo: amore e morte – EVENTO – € 122.812
Cominciamo con flop e delusioni.
Fortunata non è La pazza gioia. Stesso iter, con presentazione a Cannes (diverse le sezioni, Virzì alla Quinzaine des Réalisateurs mentre Castellitto a Un Certain Regard). addirittura la protagonista Jasmine Trinca premiata come Migliore Attrice, e uscita contestuale in Italia. Il miracolo, però, non si ripete. I 6,1 milioni di euro del film di Virzì restano un miraggio lontano. Fortunata esce il 20 maggio che è un sabato, quindi negli incassi del week-end ha due giorni in meno, e si posiziona al quarto posto difendendosi piuttosto bene, la seconda settimana conquista la seconda posizione e la terza ritorna al quarto posto. Il problema è che i numeri sono molto bassi in generale e l’opera non ha abbastanza respiro per imporsi nel lungo periodo. Passata la curiosità iniziale, infatti, stimolata anche dalla visibilità avuta a Cannes, il passaparola non lo premia, le recensioni lo distruggono e a fine giugno Fortunata è già fuori dalla top-20. L’anno scorso La pazza gioia aveva continuato a macinare spettatori fino alla ripresa definitiva della stagione restando nelle sale anche nel mese di settembre.
È un flop mondiale il Re Artù tamarro di Guy Ritchie, King Arthur – Il potere della spada: costato 175 milioni di dollari ne incassa globalmente “solo” 146,1. Il tonfo è particolarmente pesante negli Stati Uniti, dove nonostante le 3.702 sale a disposizione, i numeri si fermano a 39,1 milioni di dollari. Tra gli altri mercati a primeggiare è la Russia con 12,2 milioni di dollari, mentre l’aiuto della Cina è minimo (8,3 milioni di dollari). In Italia la Warner Bros fa le cose in grande e nel primo week-end il film raggiunge 518 sale e il secondo posto del box-office, ma la media per sala non fa scintille (€ 1.370, comunque la migliore della top-10 dopo € 2.361 di Alien: Covenant al primo posto). La seconda settimana scende al terzo posto e la media si riduce (€ 985) e la terza è sesto con una media che arranca ancor di più (€ 573 nelle 237 sale rimaste). Con giugno esce rapidamente di scena, ottenendo comunque un incasso dignitoso grazie soprattutto allo sforzo distributivo. Cosa non ha funzionato? Forse il King Athur di Antoine Fuqua del 2004 (tra l’altro anche lui in perdita) è troppo recente per pensare a una nuova versione. In ogni caso è una storia trita e ritrita. Alzi la mano chi appena lo ha visto in programmazione ha pensato di fiondarsi al cinema!
Delude molto anche Scappa. Arriva in Italia sull’onda del successo straordinario in U.S.A. (175 milioni di dollari a fronte di un budget di 4,5 milioni di dollari) e con recensioni più che positive (99% di recensioni positive su Rotten Tomatoes e critica in visibilio anche nel nostro paese), ma in Italia, e più in generale nei mercati extra-americani, non riesce ad attecchire. Da noi debutta al secondo posto del box-office settimanale con la migliore media per sala (sono 337) della top-20 (€ 1.497). La seconda settimana resiste al terzo posto, ma ormai il più è fatto e con l’arrivo di giugno plana all’ottavo, con numeri piuttosto bassi, e non si rialza più, anzi, il secondo week-end di giugno è già quindicesimo. Cosa non ha funzionato? Prima di tutto il passaparola. I commenti raccolti in giro non sono così effervescenti. Anzi, piuttosto medi, per non dire mediocri, e molti parlano di sopravvalutazione. Insomma, il “Sì, però!” impera. A incidere può essere anche l’eccesso di aspettative generato dagli unanimi consensi raccolti oltreoceano. Occorre poi considerare che storicamente il razzismo è uno dei punti dolenti della società americana, quindi ci sta che il film abbia colpito particolarmente il pubblico a cui era primariamente destinato. Dei 252,34 milioni di dollari raccolti, il 69,5% proviene proprio dagli U.S.A., a dimostrazione di una esportabilità meno scontata del previsto.
Non fa scintille nemmeno 47 metri, B-movie del genere survival horror o giù di lì che debutta a livello mondiale proprio in Italia, mentre entra nel vivo della distribuzione tra giugno e luglio. Da noi esordisce in quarta posizione in 241 schermi (media modesta di 883 euro), scende al sesto posto la seconda settimana e la terza è già quattordicesimo. Causa scarsità di prodotto viene riproposto a fine luglio e riesce a entrare in top-10 nonostante le pochissime sale (8) in cui è programmato. È un successo medio esclusivamente negli U.S.A., dove raggiunge i 43,4 milioni di dollari, mentre gli altri mercati aggiungono solo 9 milioni di dollari. In ogni caso operazione in largo attivo a causa del budget di appena 5 milioni di dollari.
A concludere le delusioni ci pensa The Dinner, brutta trasposizione di un bel romanzo di Herman Koch già presentato, con scarsi consensi, in concorso alla Berlinale 2017. Notevole lo sforzo della Videa che distribuisce il film in 216 sale, ma il debutto è al quinto posto e la media per sala (€ 1.034) non lascia presagire niente di buono. In flessione al settimo posto la seconda settimana, in cui gli schermi diventano 226 ma la media per sala crolla vertiginosamente a 422 euro, in caduta libera alla terza settimana, dove perde il 76% degli incassi e crolla al 17° posto. Passaparola disastroso. Non si capisce bene, poi, perché perdere i lettori del testo letterario lasciando il titolo originale.
Ma ci sono stati anche titoli che, complice la mancanza di agguerrita concorrenza, se la sono cavata più che dignitosamente. Tra tutti spicca Nerve, opera diretta al pubblico degli adolescenti e incentrata su un gioco online illecito basato su sfide sempre più pericolose. A dare manforte al film, chissà se orchestrato dalla 01 Distribution oppure casuale, il tam tam mediatico sull’internet game mortale “Blue Whale”, la tanto chiacchierata e affine “Balena blu”. Un fermento che aiuta sicuramente gli incassi del film trasformandolo in un involontario instant movie. Un’operazione globalmente in attivo grazie al riscontro negli Stati Uniti (38, 5 milioni di dollari), a una distribuzione capillare (altri 46,6 milioni di dollari dagli altri mercati) e a un budget contenuto (19 milioni di dollari). In Italia è uno dei pochi segnali positivi del mese di giugno.
Nel magrissimo periodo estivo pochi altri titoli sono riusciti a distinguersi e a superare il milione di euro (cosa che avverrà per la maggior parte in agosto). Due giocano con i paradossi temporali, da sempre amati dal cinema perché ottima occasione per rielaborare il presente: il thriller 2:22 – Il destino è già scritto e la commedia drammatica e adolescenziale Prima di domani. Sono due esempi di quel cinema medio che è mancato nel periodo estivo e che invece avrebbe aiutato il botteghino a trovare un equilibrio con le delusioni provocate da molti blockbuster. A livello internazionale diverso l’andamento dei due film: il primo, plauso alla Notorius che lo ha saputo vendere, raggiunge il suo apice proprio in Italia mentre è distribuito con il contagocce nel resto del mondo (per dire, negli Stati Uniti arriva in sole tre sale e incassa 422 dollari), e forse una ragione c’è. Il secondo, plauso questa volta alla Eagle Pictures, ottiene il Italia il maggior risultato mondiale dopo gli Stati Uniti, in cui invece fa flop (12,2 milioni di dollari in 2.346 sale). Operazione comunque in attivo considerando il low budget di 5 milioni di dollari. L’appuntamento con il tempo e i suoi scherzi è rinnovato a novembre con un “ricomincio da capo” versione horror: Auguri per la tua morte. Per chi ama il genere, sembra spassoso.
Un altro titolo in grado di interessare il pubblico nel IV trimestre è invece il B-movie con Nicolas Cage USS Indianapolis, altro floppone mondiale schivato ovunque ma vincente nel nostro paese grazie alla M2 Pictures, soprattutto, va detto, per assenza di concorrenza. Per capire l’entità dell’insuccesso basta pensare che a fronte di un budget di 40 milioni di dollari l’incasso totale è stato soltanto di 1,2 milioni di dollari. In pratica ha visto la luce dello schermo solo nel nostro paese (in U.S.A. solo on demand).
Il pubblico, quindi, c’è. Se alcuni film medio/scarsi ottengono una certa visibilità, cambierebbero le cose con prodotti di maggiore qualità? Lascio a voi la risposta.
Ma veniamo agli ultimi due titoli in grado di distinguersi in questo trimestre, uno italiano e l’altro, uno dei pochissimi, d’essai.
Tutto quello che vuoi piace al pubblico, ha recensioni lusinghiere e ottiene un ottimo passaparola. E allora perché si distingue ma non riesce a sfondare? In questo caso a non funzionare tanto è il lancio. Il film arriva senza volti noti, nel silenzio mediatico, con un poster anonimo e un titolo terribile, che non ti si fissa in mente neanche alla decima volta che guardi i tamburini. Basarsi unicamente sul passaparola confidando nella validità del prodotto ha di sicuro limitato, e di molto, le buone potenzialità del film.
Civiltà perduta arriva sull’onda dell’apprezzamento ricevuto alla Berlinale, gode di buone recensioni, di una fan base ristretta ma molto agguerrita (James Gray è regista di culto) e anche di una certa visibilità mediatica grazie soprattutto al cast di volti noti (Charlie Hunnam, Robert Pattinson e Sienna Miller). È la Eagle Pictures che sfida la canicola e lo distribuisce in 172 schermi ottenendo nel primo week-end un buon quinto posto, con la migliore media per sala (€ 1.139) dopo Transformers – L’ultimo cavaliere al debutto in 805 schermi (€ 2.259). Resta in top-10 per quattro settimane e per tutta l’estate scalfisce, a forza di piccoli e piccolissimi passi, l’indifferenza del pubblico. È l’unico film d’essai del trimestre che è riuscito a distinguersi. Negli Stati Uniti raggiunge 866 sale e incassa 8,5 milioni di dollari e altrettanti ne introita nel resto del mondo, dove i maggiori incassi sono quelli di Francia (2,5 milioni di dollari) e Spagna (1,8 milioni di dollari). Budget di 30 milioni di dollari, però, ben lungi dall’essere recuperato.
Pochi gli eventi in estate, soprattutto quelli in grado di attirare il pubblico. A distinguersi, grazie soprattutto al prezzo maggiorato (dai 10 ai 12 euro), sono:
Sword Art Online The Movie: Ordinal Scale che conclude la Stagione degli Anime al Cinema distribuita da Nexo Digital nelle giornate del 13 e 14 giugno,
The Beatles – Sgt. Pepper And Beyond, ennesimo documentario sul fenomeno dei Beatles, nelle sale dal 30 maggio al 2 giugno,
Michelangelo: amore e morte, nelle sale dal 19 al 21 giugno, che conferma l’interesse di una nicchia di spettatori per la Grande Arte al Cinema, distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital.
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GLI SPIETATI IN TRINCEA: LA VOCE DI UN ESERCENTE