Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (07/2014)

(dal 1º maggio al 31 luglio 2014)

L’ultimo trimestre della stagione conferma la decadenza subentrata all’euforia nel terzo trimestre. Maggio è infatti in negativo rispetto al 2013 con -8,5% negli spettatori. In giugno il calo raggiunge addirittura il -30%. Luglio, con l’assenza di offerta, non può compiere certo il miracolo. Sintetizzando il mantra di ogni anno si può affermare che alla stagionalità, nel nostro paese particolarmente sentita perché per tradizione in estate al cinema non ci si va, si sono abbinati i Mondiali di Calcio e un’offerta inesistente. Non bastano di sicuro i robottoni di Transformer 4, saga di successo ovunque ma in Italia con meno proseliti rispetto ad altri paesi, ad aggiustare i numeri di un fine stagione decisamente sottotono.

Per tornare all’oggettività delle cifre, nell’ultimo trimestre le presenze sono diminuite del 23,71% e gli incassi del 21,05%. Cifre drammatiche esaltate anche dall’assenza di un prodotto nazionale forte. Nei primi sette mesi dell’anno, infatti, la quota di mercato del cinema italiano è calata, sia nelle presenze che negli incassi, di una percentuale intorno al 15%.

Alla fine è quindi Checco Zalone a salvare la stagione mantenendo più o meno invariati i dati complessivi rispetto all’annata precedente. È perciò con grande apprensione che ci si appropinqua al 2014 / 2015 dove un nuovo Checco Zalone non è all’orizzonte, il blockbuster americano dà segni di cedimento (molte le ciambelle senza buco), la commedia italiana non tira più come un tempo e il cinema medio, quello di cui non si parla più di tanto ma che finisce per aiutare le sale a sopravvivere con i suoi risultati privi di superlativi ma importanti, stenta più che mai.

I dati delle successive elaborazioni, che aggiungeranno dettagli e delucidazioni attraverso l’esame dei singoli titoli, derivano dai siti Cinetel, BoxofficeMojo e Giornale dello Spettacolo e sono aggiornati al 31 luglio 2014, data ufficiale di conclusione della stagione.


FESTIVAL DI CANNES

La tendenza degli ultimi anni è, per fortuna, quella di cogliere il più possibile l’attimo. Se i riflettori sono accesi su un titolo presentato al festival, che senso ha aspettare mesi prima di vederlo in sala? Meglio sfruttare il favore mediatico, risparmiare così sul marketing, e raccogliere i maggiori risultati possibili il prima possibile. Le esperienze negative (Reality di Matteo Garrone) e positive (La grande bellezza di Paolo Sorrentino) sono tante. Quest’anno, purtroppo, forse anche a causa di una selezione non indimenticabile, i risultati hanno deluso un po’. Speriamo solo che ciò non induca i distributori a rinunciare a perseguire la strada della contemporaneità ipotizzando risultati migliori in altri periodi.

Apre il festival in pompa magna, ma che qualcosa non vada per il verso giusto lo si capisce già dai rumors che vogliono difficoltosi i rapporti tra il regista Olivier Dahan e il produttore Harvey Weinstein. Problemi che si sono concretizzati in un posticipo della data di uscita in U.S.A., ancora indefinita. A Cannes, però, è stato proiettato il director’s cut voluto dal regista. Scelta encomiabile che non ha però premiato il risultato, considerato decisamente telenovelistico e di mera superficie. Del resto il biopic, e il caso Diana di questa stessa stagione ne è un esempio, è terreno scivoloso, quindi quanto mai rischioso. Non è perciò sufficiente la dedizione alla causa della protagonista Nicole Kidman, in parte ma per molti più concentrata su se stessa che sul personaggio. L’uscita decisa dalla Lucky Red in contemporanea con il festival ne argina i danni per l’Italia che, infatti, è il paese europeo con il migliore risultato, meglio di Francia (2 milioni 270 mila dollari), Germania (687 mila dollari) e Gran Bretagna (un milione 228 mila dollari). Per una volta non fanno la differenza i numeri di Russia (un milione 780 mila dollari) e Cina (4 milioni di dollari). Finora incassi globali per 22 milioni di dollari. Il budget di 30 milioni di dollari è però ben lungi dall’essere recuperato. Un grande aiuto potrebbe venire dall’uscita americana, ma per ora tutto tace e il progetto rischia di essere archiviato tra quelli non riusciti, sia artisticamente che a livello commerciale.

Per alcuni un film decisamente datato che arriva fuori tempo limite e segna l’inarrestabile declino di David Cronenberg, per altri un’opera incompresa e dolorosamente caustica che lavora sotto traccia a stretto confine con l’inconscio. Comunque la si pensi il pubblico se l’è data a gambe e, nonostante il premio a Julianne Moore come Migliore Attrice, ha disertato le sale. Pochi i paesi in cui è stato distribuito, per ora solo Francia (un milione 680 mila dollari) e Italia, dove debutta al sesto posto con 192 mila euro in 275 sale (la media per copia è di soli 698 euro). Alla seconda settimana passa in undicesima posizione e alla terza è già fuori dalla top-20. Un vero e proprio rifiuto, sicuramente non aiutato dal passaparola, forse nemmeno dal precedente Cosmopolis, ma in parte inspiegabile considerando il tenore di regista e interpreti. In settembre raggiungerà gli schermi di Germania, Argentina, Gran Bretagna e Svezia, mentre ancora nulla è stato definito per gli Stati Uniti. I 15 milioni di budget sono, per ora, ben lungi dall’essere recuperati.

È il film in punta di piedi del festival: inaspettatamente in concorso, inaspettatamente nel palmares (ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria), inaspettatamente nelle sale con un discreto riscontro di pubblico. La grazia di Alice Rohrwacher e del suo film colpiscono quindi nel segno. Ottima la decisione della BIM di sfruttare l’eco mediatica distribuendo subito il film nelle sale. Debutta infatti al quinto posto con 207 mila euro in sole 82 sale, dietro a Grace di Monaco, che però ha 399 sale a disposizione, e prima di Maps to the Stars, che boccheggia in 275 schermi. Piuttosto buona, quindi, considerando il periodo, la media per sala (€ 2.528), la seconda della top-ten dopo X-Men: Giorni di un futuro passato (€ 3.267). Significativa anche la tenuta, con una seconda settimana addirittura in crescita del 29% (ma aumentano anche gli schermi che passano a 134). Resta in top-20 fino alla fine di giugno, senza raggiungere grandi numeri ma mantenendo un interesse costante. Proprio ciò che manca nel panorama contemporaneo in cui il “tutto & subito” sembra essere l’unica strada percorribile.

Al festival ha convinto la critica, soprattutto straniera, ed è stato venduto in molti paesi (Russia, Corea, Argentina, Polonia, Ungheria e Australia). Con la stampa italiana non è amore a prima vista a causa delle domande alla regista Asia Argento sui risvolti biografici del film, ma ciò aumenta la visibilità dell’opera, da più parti citata e discussa, apprezzata soprattutto per la personalità e lo stile. La Good Films pare crederci molto e distribuisce il film in ben 118 sale, ma la risposta del pubblico è piuttosto debole: 41 mila 879 euro nel week-end di debutto e media per sala tragica di soli 255 euro. Difficile, dopo un esordio così minimale, riuscire a riprendersi, soprattutto in un periodo come quello estivo, e la seconda settimana Incompresa è già in 25esima posizione. Mai titolo fu più profetico.


ANCORA DAL FESTIVAL DI VENEZIA

Mai come quest’anno i film presentati al Festival di Venezia hanno trovato la strada delle sale. È forse questo l’aspetto più positivo dell’era Barbera, costruire una manifestazione in gran parte fruibile dal pubblico, con percorsi interessanti e in grado di allargare gli orizzonti cinematografici dello spettatore. Certo, la distribuzione senza il supporto di alcuna promozione, in piena estate, non garantisce risultati decenti, ma apre probabilmente la strada alla visibilità attraverso altri canali. Il passaggio nelle sale è quindi da considerare come un trampolino di lancio. A parte un paio di titoli, quindi, inevitabilmente risibili i dati numerici.

Raccolgono un moderato consenso Tracks – attraverso il deserto (80 sale a disposizione a partire da fine aprile per un totale di 280 mila euro) che però gode della presenza della star in ascesa Mia Wasikowska e di un soggetto accattivante, ma, soprattutto, Locke, lo one-man-show di Tom Hardy che in una notte in autostrada in macchina vede la sua vita completamente stravolta dall’inaspettato corso degli eventi. Il virtuosismo di Steven Knight, possibile cult degli anni a venire, viene distribuito dalla Good Films il 30 aprile in poche sale (41), che diventano poi 75 grazie all’ottima media per copia dopo il primo week-end (€ 2.970), e riesce a ritagliarsi una certa visibilità (incasso finale di 490 mila euro), soprattutto nelle città capozona.

Agli altri titoli provenienti da Venezia restano le briciole, anche perché distribuiti con il contagocce e per pochissimi giorni: Ana Arabia di Amos Gitai, We Are the Best! di Lukas Moodysson, Walesa, l’uomo della speranza di Andrzej Wajda, La gelosia di Philippe Garrel, La ricostruzione di Juan Taratuto e Gebo e l’ombra di Manoel de Oliveira. Quest’ultimo proviene da Venezia 69 e in concomitanza con il festival fu trasmesso in chiaro, a Fuori Orario, il 10 settembre 2012.


FESTA DEL CINEMA

Che la Festa del Cinema non abbia funzionato come l’anno scorso è un fatto oggettivo: rispetto all’edizione dell’anno precedente c’è stato infatti un calo nelle presenze pari all’11,2%. E poteva andare peggio, perché i primi giorni della festa il calo era compreso tra il 20% e il 30%, mentre il confronto è andato via via migliorando. Una volta appurato ciò l’interessante è capirne le cause. Intanto non è stata più una novità. Aspetto forse secondario, ma il fattore “eccezionalità” ha spesso un forte ascendente nell’organizzazione di un evento e il fatto di sapere che l’opportunità di vedere un film a 3 euro è già esistita ne ha ridotto in qualche modo le potenzialità. Non ha brillato nemmeno la promozione, finendo per rivolgersi a chi in qualche modo l’iniziativa la conosceva già, senza riuscire ad allargare il bacino di utenza e a raggiungere chi al cinema non mette mai piede. Al di là del fattore psicologico e di una comunicazione inadeguata, però, ciò che è mancato sono stati proprio i film. Non puoi organizzare un evento dedicato a un protagonista se poi al posto del protagonista chiami una controfigura. Capiamoci, non si entra nel merito dei film presentati, alcuni magari anche in grado di offrire spunti interessanti, ma della loro capacità di suscitare interesse nel pubblico. Negli otto giorni della festa, infatti, soprattutto nel week-end, non ci sono stati titoli dal forte appeal commerciale in grado di garantire, con la leva dello sconto, il tutto esaurito.

Il più visto è stato The Amazing Spiderman 2 – Il potere di Electro, ma al momento della festa il film è già nelle sale da due settimane, quindi non è una nuova uscita. Forse può essere uno di quei titoloni che un po’ hanno patito il prezzo ridotto, ma è anche vero che molti che sono andati a vederlo se il biglietto fosse stato pieno magari non sarebbero usciti di casa. L’esperienza dell’anno scorso ha comunque reso i distributori cauti. Se infatti si considera la durata commerciale di un film pari a tre settimane, bruciarne una, soprattutto la prima, può comprometterne gli incassi. È successo ad esempio con Miele o La casa. Quest’anno, però, i filmoni, o presunti tali, hanno solo lambito la festa facendo capolino il secondo giovedì, cioè l’ultimo degli otto giorni a prezzo ridotto. In particolare beneficiano del traino Godzilla, Grace di Monaco e Ghost Movie 2. Tanto per intenderci, nella sola giornata di giovedì 15 maggio (ultimo giorno della festa) gli spettatori aumentano del 166% rispetto al giovedì precedente (primo giorno della festa) passando da 135.292 a 357.924. Se non è un chiaro segnale questo!!

I film, quindi, fanno la differenza, e quelli proposti per la festa abusavano di un low-profile decisamente inadatto all’occasione. Nessuna delle nuove uscite del periodo raggiunge a fine sfruttamento il milione di euro (vedi incassi tra parentesi), sono in gran parte insuccessi internazionali e quasi tutti cadono presto nel dimenticatoio: Devil’s Knot – fino a prova contraria (incasso finale 707 mila di euro) è considerato un Atom Egoyan fuori fuoco, Parker (400 mila euro) è un action onesto ma anche superfluo, La stirpe del male (231 mila euro) è l’ennesimo horror che ricorre al found footage e non se lo fila nessuno, la commedia The English Teacher (163 mila euro) gode della presenza di Julianne Moore (infaticabile in questa stagione) e Greg Kinnear ma non brilla per originalità, The German Doctor (122 mila euro) esce troppo nel silenzio (è solo in 28 sale) per potersi notare e Lovelace (27 mila euro), al contrario, viene invece buttato in troppe sale (134) senza adeguato cotè di scandalo, e per un film incentrato su una porno diva (ancorché in odore di santità) suona davvero beffardo. Alabama Monroe – una storia d’amore (400 mila euro) è l’unico ad avere qualche freccia al suo arco (era il maggior rivale di Sorrentino nella notte degli Oscar), e infatti ha la migliore media per sala della top-20 (1187 euro, che con il biglietto a tre euro non sono affatto male).

Escono, poi, poco e male, senza davvero che nessuno se ne accorga, anche altri titoli: la commedia italiana a episodi prodotta da Sky Italia Amore oggi in 37 sale, Vacanz..ieri oggi e domani in 20 sale, Non-stop in 33 sale (stranissima e assurda uscita tecnica della Disney per un thriller con Liam Neeson e Julianne Moore che in patria ha incassato 92 milioni di dollari e globalmente ha sfiorato i 200 milioni di dollari), il promettente Diario di un maniaco perbene con Giorgio Pasotti in 31 sale, Marina con Luigi Lo Cascio e Donatella Finocchiaro in 15 sale e la commedia spagnola, del 2010, Sex – una commedia sentimentalmente scorretta in 18 sale.


ANIMAZIONE

Come abbiamo avuto modo di sottolineare nei numeri precedenti l’animazione è sempre più in fermento. Molti genitori non vedono l’ora di trovare qualcosa da fare con la prole, soprattutto nelle giornate di pioggia, e un cinema family-oriented, anche non particolarmente sofisticato, si traduce spesso in biglietti venduti. Nonostante la canicola ecco quindi quattro titoli contendersi la platea.

Per La mela e il verme, film danese del 2009, le speranze di imporsi sono pochine, sia perché il livello dell’animazione non è eccelso e il target di riferimento sono i più piccolini, ma anche perché il film arriva all’improvviso senza uno straccio di marketing, con un trailer bruttino, e spesso le famiglie hanno bisogno di un traino fortemente ammaliatore per essere agganciate. Esce in 58 schermi il 12 giugno e nel week-end di debutto incassa € 7.965, con una media per sala sconsolante di 137 euro. Con un esordio in 33esima posizione la scomparsa di scena è pressoché immediata.

Avrebbe più chance Il magico mondo di Oz – sequel in computer grafica de Il mago di Oz, pure lui in uscita il 12 giugno (non particolarmente lungimirante fare uscire due film di animazione nella stessa data, in giugno poi) e riproposto ad ogni week-end fino a fine luglio – e, in parte, grazie all’assenza di concorrenza, ci riesce. Sfiora infatti il milione di euro e il nostro è il paese con le maggiori entrate dopo la Russia (4 milioni 327 mila dollari). Un incentivo è probabilmente dato dalla scelta di avere affidato il doppiaggio delle canzoni di Dorothy a Violetta Zironi, finalista nell’ultima edizione di “X Factor”. Flop totale, invece, negli Stati Uniti, dove, paradossalmente, Oz e il suo mondo hanno molti più proseliti. Invece, nonostante l’uscita wide in 2.658 sale, l’incasso non raggiunge gli otto milioni e mezzo di dollari. Peccato perché il film ha una sua scorrevolezza, anche se i limiti sono evidenti: è destinato prevalentemente ai più piccoli, quindi non gode della trasversalità che garantisce grandi entrate al botteghino, non ha un’animazione particolarmente fluida, eccede con il buonismo e anche con le canzoni, tutt’altro che memorabili. Resta da capire dove sono stati spesi i 70 milioni di dollari, impossibili da recuperare, dichiarati per il budget. Chissà, forse home video e video on demand arrotonderanno le perdite, ma la strada è decisamente in salita.

Non brilla per originalità la co-produzione americano-coreana-canadese Nut Job – Operazione noccioline, basata sul cortometraggio del 2005 “Spocchia lo scoiattolo”. In pratica il film frulla idee da ogni titolo di animazione di successo, appiccica una morale di redenzione per l’inizialmente egoista protagonista e cerca la risata di grana grossa (puzze e puzzette la fanno da padrone). Un po’ un supplizio per i genitori, ma i bambini paiono gradire. Dimenticheranno tutto ciò che hanno visto al sopraggiungere del “the end”, ma intanto il biglietto è stato pagato. In America il successo è solido, con più di 64 milioni di dollari di incasso. Molto più debole il riscontro degli altri mercati, con appena 14 milioni e mezzo di dollari, in cui si distingue la Russia con 4 milioni 750 mila dollari. In Italia sfrutta la scansione propizia dei giorni offerta dal calendario, esce infatti il 1° maggio e nel primo week-end si posiziona all’ottavo posto con 400 mila euro in 247 sale. Resta in top-20 per sette settimane. Considerando il budget di 42 milioni di dollari l’operazione è più o meno in pareggio già con il theatrical. Sarà per questo che è già prevista una data di uscita per il sequel: 15 gennaio 2016. Riservato ai più devoti, se ci sono.

Koch Media fa le cose in grande per presentare Goool!, il film di animazione incentrato su calcio e calciobalilla diretto dal premio Oscar (per Il segreto dei suoi occhi) Juan José Campanella: concorsi, anteprime, festival, teaser, trailer. Ottima anche la scelta di sfidare i Mondiali di Calcio con un film a tematica sportiva, che può quindi distogliere momentaneamente i tifosi, grandi e piccini, dal piccolo schermo. Il film si rivela un diesel, nel senso che fatica un po’ a ingranare, ma resta in programmazione per tutta l’estate e a forza di piccoli passi finisce per incassare un milione 237 mila euro. Il debutto è al sesto posto del box-office con 238 mila euro in 348 schermi, con una media per sala piuttosto modesta di 683 euro. Il risultato inizialmente non ripaga degli investimenti, ma il film resta in top-ten per i mesi di giugno e luglio, aumentando la media per sala a mano a mano che gli schermi in cui è proiettato diminuiscono. In Argentina è al terzo posto nella classifica dei film più visti nel 2013 con 14 milioni 270 mila dollari.


I FILM DEL MESE

BRICK MANSIONS

DATA DI USCITA 1 MAGGIO 2014 – INCASSO € 1.466.658

È il remake dell’action urbano francese Banlieue 13, di cui mantiene l’iperbolico protagonista David Belle, ma trova la distribuzione internazionale grazie soprattutto all’ultimo ruolo interpretato dal compianto Paul Walker. È questo l’aspetto su cui punta maggiormente il marketing, insieme alle funamboliche evoluzioni garantite dal parkour in cui si cimentano i personaggi. C’è pure lo zampino dell’infaticabile Luc Besson che co-sceneggia, e probabilmente contribuisce ad assottigliare le psicologie per lasciare spazio all’azione. La combine, pur non attirando le masse, lascia che il B-movie faccia il suo dovere. Budget modesto (28 milioni di dollari), ma risultati in grado di ripagare i costi: solo poco più di 20 milioni di dollari negli Stati Uniti, ma 48 milioni e mezzo nel resto del mondo. Inutile ricordare come l’ago della bilancia, che permette al film di non rientrare tra i flop, sia ancora una volta la Cina, dove il film incassa più di 28 milioni di dollari. In Italia esce in un buon periodo, perché i festivi e pre-festivi sono parecchi, e nel primo week-end incassa 700 mila euro. La media per sala è la migliore della top-ten (€ 2.932), anche di The Amazing Spiderman 2: il potere di Electro (€ 2.428) che ha a disposizione ben 808 schermi. La seconda settimana, quella della Festa del Cinema, i numeri per forza di cose latitano, ma la posizione in classifica migliora e il film raggiunge il terzo posto. Alla terza ormai il più è fatto e il film scende al nono posto. Alla quarta si perde in 18esima posizione. Il Giappone, in cui uscirà il 6 settembre, ne risolleverà ulteriormente le sorti.

GODZILLA

DATA DI USCITA 15 MAGGIO 2014 – INCASSO € 5.157.905

Dopo l’eccessivamente bistrattata (ma non certo un capolavoro) digressione giurassica di Roland Emmerich del 1998 si è a lungo discusso di un reboot del celeberrimo lucertolone, il kaijū più famoso del cinema giapponese. Gareth Edwards torna al sauro radioattivo delle origini nipponiche e allestisce un onesto intrattenimento, forse un po’ soporifero, più rispettoso del mostro che dei personaggi, ma comunque godibile. Il vero miracolo lo compie il marketing. Il progetto viene presentato attraverso un poster e un teaser al  San Diego Comic-Con International nel 2012, a un anno dall’inizio delle riprese, e riesce a trovare le corde giuste per solleticare l’attenzione del pubblico. Molto efficace anche il successivo trailer che punta più sull’atmosfera di distruzione che sul mostro vero e proprio creando una forte aspettativa. Non è un caso che la partenza sia stata fenomenale più o meno ovunque (93 milioni di dollari negli U.S.A. e 2 milioni 592 mila euro in Italia), mentre il film abbia parzialmente deluso nel lungo periodo, probabilmente a causa di un passaparola non del tutto favorevole. Basta pensare che in America impiega ben 12 settimane per raggiungere i 200 milioni di dollari, cifra che sembrava ovvia dato lo sprint iniziale. Il film è comunque un successo internazionale: 508 milioni di dollari globali a fronte di un budget dichiarato di 160 milioni di dollari. I numeri maggiori vengono dalla Cina (77 milioni 630 mila dollari), mentre in Giappone è uscito solo il 25 luglio, incassando nel primo week-end quasi 5 milioni di dollari e cedendo il podio già alla seconda settimana a Rurôni Kenshin: Kyôto Taika-hen. In Italia esce l’ultimo giorno della Festa del Cinema e parte subito con il botto incassando, nel giovedì di debutto, ben 577 mila euro per 157.732 mila spettatori (che a prezzo pieno, senza considerare la maggiorazione per il 3D, avrebbero corrisposto a un milione 200 mila euro). Alla seconda settimana è già tempo di X-Men e Godzilla scende al secondo posto con 875 mila euro e un calo considerevole del 67%. Alla terza settimana diminuisce di un altro 60% (355 mila euro), alla quinta plana all’ottavo e alla sesta crolla all’undicesimo. Un andamento che evidenzia in modo chiaro un gradimento non propriamente alle stelle.

X-MEN-GIORNI DI UN FUTURO PASSATO

DATA DI USCITA 22 MAGGIO 2014 – INCASSO € 6.591.006

Per chi ha avuto la pazienza di starci dietro, è il settimo film della saga che trae ispirazione dall’omonima serie a fumetti edita dalla Marvel Comics. Alla regia torna Bryan Singer, che aveva abbandonato il filone dopo i primi due titoli X-Men (2000) e X-Men 2 (2003). Ha il difficile compito di conciliare i due filoni che la saga ha intrapreso e infatti, grazie al salto temporale previsto dalla sceneggiatura, è il seguito sia di X-Men: Conflitto finale, ambientato in un futuro post-apocalittico, che di X-Men: L’inizio, che viaggiava a ritroso per ritrovare i personaggi negli anni ’70. Il risultato soddisfa miracolosamente sia la critica che il pubblico e diventa il titolo più remunerativo della saga con un incasso, a sfruttamento ancora in corso, prossimo ai 750 milioni di dollari. La curiosità è che ciò che è nettamente cambiato rispetto ai capitoli precedenti è la risposta dei mercati extra-americani. Se finora, infatti, il film di maggiore successo al di fuori degli U.S.A. è stato Wolverine: l’immortale del 2013, con 282 milioni di dollari, con Giorni di un futuro passato il dato raddoppia e supera di slancio i 500 milioni di dollari. Al di là degli ottimi risultati di Gran Bretagna (45 milioni di dollari), Corea del Sud (33 milioni di dollari), Francia e Brasile (quasi 30 milioni di dollari), Australia, Messico e Russia (oltre 20 milioni di dollari), la differenza la fa ancora una volta il mercato cinese con un incasso monster di 116 milioni e mezzo di dollari. In Italia parte subito bene (primo posto e 2 milioni 342 mila euro nel week-end di debutto) e conferma l’andamento internazionale diventando anche da noi il titolo di maggior successo della saga. Visti i superlativi conquistati, una cosa è certa: non finisce qui. E infatti è già stata stabilita una data di uscita per un ulteriore tappa: X-Men: Apocalypse, nelle sale statunitensi a partire dal 27 maggio 2016. L’avventura, quindi, inevitabilmente continua.

EDGE OF TOMORROW–SENZA DOMANI

DATA DI USCITA 29 MAGGIO 2014 – INCASSO € 3.246.403

Tom Cruise è un’icona dei nostri tempi. Al di là di apprezzamenti e deprezzamenti è l’emblema dell’eroe senza macchia e paura disposto a tutto per salvare il mondo e sconfiggere i cattivi: sorriso rassicurante, prestanza fisica e volontà di ferro sono le qualità dei suoi personaggi, e probabilmente anche dell’uomo che vi si cela dietro. Sta di fatto che ogni suo film, e sono tanti baciati da più o meno successo, riesce comunque a ottenere una visibilità mondiale e incassi il più delle volte in grado di ripagare ampiamente i costi. Succede anche a Edge of Tomorrow che combina, non senza un certo fascino, azione, fantascienza e loop temporali. Costi esorbitanti (178 milioni di dollari) e incassi globali (364 milioni di dollari) si pareggiano. Riscontro dignitoso ma nessun superlativo, anche critico (vanno in pareggio anche originalità e stereotipi) a partire dagli U.S.A., dove i 100 milioni di dollari vengono solo sfiorati (99 i milioni di dollari conquistati). Migliori i numeri al di fuori dei confini americani. A salvare la baracca è ancora una volta la Cina con 65 milioni di dollari, senza i quali il film sarebbe stato in perdita, ma un bel contributo viene anche da Corea del Sud (38 milioni di dollari) e Russia (21 milioni di dollari). Più tiepidi gli altri mercati. In Italia prova a ravvivare la sempre moscia stagione estiva e in parte ci riesce, ma deve vedersela con il successo superiore alle attese di Maleficent e con i mutanti di X-Men: giorni di un futuro passato e debutta così al terzo posto con poco più di un milione di euro. Al secondo week-end sale in seconda posizione e al terzo scende nuovamente al terzo posto, perdendo solo il 27%. Il passaparola, quindi, funziona, e lo conferma il terzo posto mantenuto anche alla quarta settimana di programmazione. C’è anche da dire che con la penuria dell’offerta cinematografica del periodo, non è difficile per un film con Tom Cruise imporsi al box-office. Se le posizioni in classifica sono buone, i numeri, però, non fanno scintille a causa del calo generalizzato di spettatori durante il periodo estivo.

3 DAYS TO KILL

DATA DI USCITA 5 GIUGNO 2014 – INCASSO € 707.338

Luc Besson è un fiume in piena di idee e progetti. Dirige, scrive, produce, pensa, soprattutto agisce, tanto. 3 Days to Kill rientra tra i progetti non propriamente centrati, nel senso che nonostante il budget medio-basso (28 milioni di dollari), il genere (uno sguardo a un thriller lo si dà sempre volentieri) e il cast curioso, in cui tra Connie Nielsen e Amber Heard svetta un Kevin Costner protagonista assoluto, i risultati sono piuttosto modesti. Il ritorno di Costner poteva suscitare curiosità, ma il marketing avrebbe dovuto lavorare di più e meglio. In realtà, infatti, Costner non è mai scomparso, semplicemente si è impegnato in film tutt’altro che memorabili, il suo star power è in netto declino e la sua presenza da lustri non garantisce il successo. Era comunque lecito attendersi almeno un rientro dei costi. Cosa che non è avvenuta a causa sia della tiepida accoglienza in patria (30 milioni 700 mila dollari con un’uscita wide) che, soprattutto, del flop al di fuori dei confini americani: appena 13 milioni 800 mila dollari, con i maggiori incassi dalla Francia, ma parliamo di appena 2 milioni 440 mila dollari. In Italia debutta al quarto posto con 251 mila euro in 259 sale. In assenza di concorrenza regge discretamente, e alla seconda settimana scende di due posizioni ma contiene il calo al 26%. Alla terza settimana passa all’ottavo posto e poi è oblio. Che cosa non ha funzionato? Forse il totale anonimato della confezione, l’ordinarietà dell’impianto, il déjà vu che si respira, oppure proprio il fatto che Kevin Costner non sia Liam Neeson. Un ultimo appunto: considerando anche il target di riferimento, non proprio adolescenziale, perché non tradurre il titolo in italiano?

TUTTE CONTRO LUI-THE OTHER WOMAN

DATA DI USCITA 19 GIUGNO 2014 – INCASSO € 1.446.773

Un girl power al sapore di plastica per l’ennesima commedia con Cameron Diaz che, come da curriculum, difficilmente azzecca un film. Eppure il suo nome è sufficiente per garantire una distribuzione internazionale e una buona accoglienza da parte del pubblico. Sono 195 i milioni di dollari incassati globalmente, di cui il 43,10% in U.S.A. (84 milioni di dollari) e il restante 56,9% nel resto del mondo (111 milioni di dollari). Per una commediola omologata e convenzionale costata “appena” 40 milioni di dollari (di cui la metà per il cachet della Diaz) non è affatto male. Il record di incassi è in Australia (quasi 19 milioni di dollari), ma si difende bene anche la Gran Bretagna (15 milioni e mezzo di dollari). In Italia viene destinato al pubblico femminile che cerca un’alternativa ai Mondiali di Calcio e ottiene i risultati sperati. Esce infatti il 19 giugno e conquista la seconda posizione con 370 mila euro, dietro a Maleficent che regna incontrastato, e resta in top-ten per quasi tutto il mese di luglio. Una pianificazione strategica quella della 20th Century Fox, che ha permesso al film di ottenere numeri lusinghieri, difficilmente raggiungibili in un periodo con maggiore concorrenza.

DATA DI USCITA 26 GIUGNO 2014 – INCASSO € 627.396

Un grande cast non è mai garanzia di qualità. Permette però una distribuzione ampia e internazionale. Pare che scavalcati i sessanta qualcosa cambi nella capacità di discernimento dei divi, un tempo attenti soprattutto all’immagine, quindi anche alle scelte professionali, con il passare degli anni preoccupati più che altro di far quadrare i conti. Sta di fatto che la presenza di Robert De Niro, Susan Sarandon, Diane Keaton e del compianto Robin Williams, a cui si aggiungono i giovani Katherine Heigl, Amanda Seyfried, Ben Barnes e Topher Grace, non riesce a compiere il miracolo di trasformare una commedia con grandi nomi in un bel film. Se la critica stronca sonoramente, il pubblico non è che accorra in massa. In America è proprio flop, con appena 22 milioni di dollari, ma risponde tiepidamente anche il resto del mondo, con l’Australia (che pare amare molto le commedie americane) in vetta agli incassi con 4 milioni e mezzo di dollari e la Spagna miglior risultato europeo (3 milioni 126 mila dollari). Ma i soli incassi non ripagano il budget medio di 35 milioni di dollari. In Italia debutta al terzo posto con 238 mila euro, ma due commedie stupidotte sono forse troppe (l’altra è Tutte contro lui-The Other Woman) e finiscono per dividersi la stessa fetta di pubblico. Alla seconda settimana è già sesto (magro bottino di 113 mila euro) e alla terza scende al nono, considerando anche il debutto al primo posto di Mai così vicini, ulteriore commedia americana con cast affine (il trait d’union è garantito da Diane Keaton che pare avere girato i due film in contemporanea senza capire bene quale fosse uno e quale l’altro).

LE ORIGINI DEL MALE

DATA DI USCITA 2 LUGLIO 2014 – INCASSO € 1.068.545

Complimenti alla Lucky Red per avere trasformato un film davvero ignobile (ovvietà a gogò, recitazione da filodrammatica, neppure un brivido) in un appuntamento per gli amanti del genere horror. Una delle rare volte in cui alla fine del primo tempo sarei uscito senza problemi dalla sala ma ho inutilmente resistito fino alla fine. È curioso come un prodotto così povero di idee, contenuti e mezzi sia riuscito a trovare la strada della distribuzione internazionale, mentre film molto più meritevoli sono destinati all’invisibilità. Il rischio, più volte sottolineato, è quello di creare una disaffezione nel pubblico. Non particolarmente originali le frasi di lancio (si va dal trito “questa volta è tutto vero” al veritiero, ma non per i motivi sperati, “un’esperienza cinematografica oltre ogni immaginazione”), ma evidentemente in grado di abbindolare lo spettatore poco avvezzo al genere e a caccia di spaventi estivi. Sta di fatto che nell’assenza totale di concorrenza, mentre i mondiali accentrano ogni interesse e Maleficent domina senza rivali, il film di John Pogue si piazza in Italia direttamente al primo posto. I numeri sono ridicoli (283 mila euro in 251 sale), e in altri periodi piazzerebbero il film fuori dalla top-ten, ma in luglio, si sa, il pubblico latita e il vertice della classifica è conquistato. Il passaparola non lo distrugge, infatti la seconda settimana è terzo (234 mila euro in 248 sale) e alla terza scende al quarto posto (95 mila euro in 212 sale). In America, nonostante l’incredibile uscita wide, non va oltre gli 8 milioni e mezzo di dollari, mentre nei mercati extra-americani raccoglie briciole (miglior risultato dalla Gran Bretagna con 2 milioni 700 mila dollari). L’Italia è comunque il secondo incasso internazionale (al terzo posto la Russia con un milione 386 mila dollari). Come più volte riscontrato per le tavanate abbiamo un discreto fiuto.

MAI COSÌ VICINI

DATA DI USCITA 10 LUGLIO 2014 – INCASSO € 979.443

Non una grande idea fare uscire quasi in contemporanea due film, Big Wedding e Mai così vicini, che sembrano identici, soprattutto a causa della presenza di una Diane Keaton sovrapponibile. A spuntarla, forse anche perché migliore, è il film di Rob Reiner che, pur con numeri da oratorio (293 mila euro in 233 sale), riesce a conquistare il podio e a spodestare l’orrendo Le origini del male, ritagliandosi una certa visibilità nella desertificazione del periodo estivo. Pensata soprattutto per compiacere una platea agée, l’opera non è destinata a sbancare il botteghino ma a funzionare considerando l’evidenza dei suoi limiti. Difficile fare paragoni perché l’Italia è il primo paese in cui esce. In America la release, inizialmente prevista per inizio luglio, è stata posticipata di qualche settimana e sbarca nelle sale a fine mese. Il debutto è, come da previsioni, lontano dai grandi numeri con 4 milioni 642 mila dollari in 1.762 sale.

DATA DI USCITA 16 LUGLIO 2014 – INCASSO € 8.564.563

Il quarto capitolo della saga roboante di Michael Bay conferma ciò che gli altri blockbuster americani hanno più velatamente dimostrato: la necessità del mercato cinese per trasformare un film in un successo planetario, più che altro per far quadrare i conti. La cosa è palesata dal fatto che parte del film è ambientata in Cina e impiega star locali. I risultati non si sono fatti attendere: sul mercato cinese il film ha infatti raggiunto la soglia dei 300 milioni di dollari, superando il record precedentemente stabilito da Avatar con 230 milioni. Un risultato senza precedenti. Quindi anche se il mercato americano risponde in misura inferiore rispetto alle attese (che davano i 285 milioni di dollari come obiettivo raggiungibile mentre per adesso siamo sui 240 milioni di dollari), l’oriente va oltre ogni più rosea aspettativa. In Italia il rumoroso giocattolone dona sollievo agli esercenti in un luglio quanto mai povero di offerta e di incassi: primo week-end da due milioni 859 mila euro, a cui si deve aggiungere il quasi milione di euro del primo giorno di programmazione e feriali superiori ai 200 mila euro. Riuscirà il film a proseguire il trend in ascesa?

Tranformers: € 7.979.000

Transformers 2 – la vendetta del Caduto: € 8.184.000

Transformers 3: € 8.609.000

Probabilmente sì, ma bisognerà attendere la fine dello sfruttamento, intorno a settembre, per averne definitiva conferma. Intanto, grazie agli 800 milioni di dollari raccolti nei mercati extra-americani, a livello globale supera di slancio il miliardo di dollari raggiungendo la 13esima posizione nella classifica dei film più visti al mondo in tutti i tempi. Che dire…inaudito!

ANARCHIA – LA NOTTE DEL GIUDIZIO

DATA DI USCITA 23 LUGLIO 2014 – INCASSO € 1.958.543

In origine fu La notte del giudizio, grande successo a sorpresa negli States l’anno scorso (a fronte di un costo di 3 milioni di dollari, incasso di ben 64 milioni e mezzo di dollari). In Italia (poco più di un milione di euro), come nel resto del mondo (24 milioni 855 mila dollari), il consenso è stato minore, ma con un rapporto costi/benefici così vantaggioso pensare a un sequel è stato inevitabile. Le previsioni erano di un modesto riscontro, sufficiente a coprire i bassi costi (arrivati a 9 milioni di dollari), invece il sequel si è rivelato una sorpresa, sia in U.S.A., dove a sfruttamento non ancora concluso ha già raggiunto i 70 milioni di dollari, sia in Italia, dove ha beneficiato dell’assenza di concorrenza nella desolazione di luglio e ha già doppiato il capostipite. Va anche detto che è un buon B-movie che mantiene tutte le aspettative: non va tanto per il sottile, è piuttosto cattivo e tiene saldamente ancorati allo schermo. Anche worldwide i 100 milioni di dollari sono superati. La struttura narrativa lo permette…ogni anno un nuovo giorno…che sia nato un nuovo filone? È più che probabile.


 FLOP

VIOLETTA-BACKSTAGE PASS

DATA DI USCITA 30 APRILE 2014 – INCASSO € 1.505.416

Dopo un milione 798 mila euro raccolti in soli due giorni con il precedente Violetta – l’evento, la Disney ha pensato bene di replicare l’iniziativa. Questa volta non un evento per pochi giorni, ma un documentario inserito nella normale programmazione, una sorta di dietro le quinte (costruito ovviamente a tavolino) del concerto di enorme successo che la beniamina delle ragazzine (target dai 5 ai 12 anni) ha tenuto a Milano. Probabilmente l’idea è stata di dare l’opportunità ai tanti rimasti fuori, anche a causa dei costi proibitivi del biglietto, di partecipare in differita. Curiosamente, nonostante il numero maggiore di proiezioni, il risultato è stato inferiore all’esperimento precedente. La partenza è buona, con un milione 219 mila euro in cinque giorni di programmazione su 403 schermi. Alla seconda settimana, però, esaurito l’entusiasmo del target di riferimento, lo pseudo film/concerto crolla al 14° posto pur restando ancora in 359 sale, con una caduta verticale della media per schermo a 254 euro. Terza settimana al 29° posto e quarta in 43esima posizione. Si è quindi rivelato più remunerativo costruire un evento, in cui concentrare l’assedio dei fan, piuttosto che spalmare l’iniziativa in uno spazio temporale maggiore. Che dire, l’abito lungo non dona a tutte.

DATA DI USCITA 15 MAGGIO 2014 – INCASSO € 251.418

Presentato in concorso a Cannes 66 resta in naftalina per un anno, girando soprattutto per festival, perdendo così la visibilità conquistata. Negli Stati Uniti esce in aprile 2014. La strategia, con i registi di culto, ma di nicchia, per il mercato americano è sempre la stessa: poche sale per testare l’aspettativa dei seguaci e impostare la successiva pianificazione distributiva. Il polso della situazione è dato dalla media per sala. E così accade per l’opera di Jim Jarmusch che in 4 sale ottiene la media di 22 mila dollari, risultato discreto ma non eccezionale. Nelle settimane successive il film arriva a coprire 95 schermi per un totale di un milione 860 mila dollari. Basso il supporto dei mercati internazionali, con la Germania a guidare gli incassi con un milione 695 mila dollari. Bassissimo il contributo dell’Italia, dove debutta al 14° posto (60 mila 424 euro in 51 schermi per una media modesta di € 1.185). Alla seconda settimana il calo è del 45% e il film scende di un gradino la classifica. Calo del 31% alla terza settimana e 16esimo posto, ma ormai il più è fatto. Il budget di 7 milioni di dollari non è ripagato.

DOM HEMINGWAY

DATA DI USCITA 29 MAGGIO 2014 – INCASSO € 26.392

È un progetto bizzarro, non privo di fascino e stile, anche se un po’ disequilibrato tra il ruvido delle intenzioni e la gentilezza del risultato. C’è qualcosa che stride e alla fine lascia più perplessi che soddisfatti. Aveva però grandi potenzialità. Per dire, il monologo iniziale di Jude Law che esalta i prodigi del suo organo sessuale è già scena cult. Poteva essere il film che consacrava un attore prima soprattutto bello e poi anche versatile, proiettandolo verso gli Oscar grazie al trasformismo fisico (per il ruolo è ingrassato 13 chili), invece è passato inosservato più o meno ovunque. Negli U.S.A. l’uscita limitata ne evidenzia subito lo scarso appeal (media di 7 mila 319 dollari in 4 sale) e nei successivi 129 cinema in cui esce non va oltre i 523 mila dollari. È comunque il risultato migliore nel mondo, considerando anche che la distribuzione non è stata massiccia (in Svezia, per dire, esce solo in dvd). In Italia, senza il supporto di alcuna promozione, arriva all’improvviso nel periodo meno propizio e non lascia traccia. Un’uscita tecnica quella predisposta dalla 20th Century Fox. Il debutto è al 22° posto con 16 mila 600 euro in 20 sale. Non c’è un poi.

UN AMORE SENZA FINE

DATA DI USCITA 5 GIUGNO 2014 – INCASSO € 75.116

Chi ricorda il film del 1981 di Franco Zeffirelli con Brooke Shields e Martin Hewitt (c’era anche un giovanissimo Tom Cruise)? Probabilmente pochi, infatti al di là del successo di cassetta (31 milioni di dollari e 22° posto nella classifica annuale degli incassi negli Stati Uniti), dovuto per lo più all’allure della baby-star protagonista, le recensioni lo stroncarono sonoramente e non si è imposto come storia d’amore immortale per le future generazioni. La domanda che ricorre è quindi: “Era necessario farne un remake?” Probabilmente no, ma la Universal Pictures deve aver pensato che un piccolo budget (20 milioni di dollari) si sarebbe facilmente recuperato. Invece è andata diversamente: poco più di 23 milioni di dollari negli U.S.A. e appena 10 milioni 640 mila dollari nel resto del mondo, per un modesto bottino finale di 34 milioni di dollari. Distribuzione globale ma incassi superiori al milione di dollari solo in Australia (un milione 778 mila dollari) e Gran Bretagna (2 milioni 864 mila dollari). Tragico l’andamento in Italia dove nonostante le 113 sale debutta in 12esima posizione con appena 37 mila 349 euro e una media per schermo disastrosa (331 euro). Alla seconda settimana è già al 21° posto.

JERSEY BOYS

DATA DI USCITA 18 GIUGNO 2014 – INCASSO € 783.154

Un film di Clint Eastwood è pur sempre un film di Clint Eastwood, ma  la storia del gruppo rock e pop statunitense “The Four Seasons”, con riferimenti a un immaginario tutto a stelle e strisce e in assenza di grandi nomi nel cast, fatica a imporsi nelle preferenze degli spettatori. Se la cosa era non scontata ma prevedibile oltre i confini americani (appena 12 milioni di dollari), lo è un po’ meno in U.S.A., dove il gruppo ha conosciuto un certo successo negli anni ’60. Invece il film si ferma a 45 milioni di dollari, incasso discreto ma insufficiente a ripagare il budget (40 milioni di dollari). Per lo più tiepidi anche i riscontri critici. In Italia ha un compito decisamente superiore alle sue possibilità: distogliere il pubblico dai Mondiali di Calcio e dall’estate, per tradizione nel nostro paese acerrima nemica del cinema consumato in sala. È infatti il titolo di punta di un week-end decisamente povero di offerta, e il debutto è in terza posizione con 190 mila euro e una media per sala assai modesta (650 euro). Alla seconda settimana scende al quinto posto e in luglio resiste solo alla prima settimana, al settimo posto, per poi uscire di scena. Risultati quindi al di sotto delle basse aspettative. Worldwide si distingue l’incasso dell’Australia di quasi 7 milioni di dollari.


 ITALIA

Per capire come versa la situazione italiana basta pensare che l’annunciata iniziativa promozionale dedicata ai film nazionali della stagione prevista per giugno, alla fine della Festa del Cinema tenutasi in maggio data per certa, si è risolta con un buco nell’acqua. Il presidente dell’ANEC Lionello Cerri ne spiegato così le cause: “La carenza di risorse adeguate per una promozione efficace e le scarse garanzie di un listino di film, già programmati nel corso della stagione, a condizioni di noleggio adeguate, rendono poco affidabile l’impianto dell’evento e ci hanno costretti a rinunciare all’iniziativa”.

L’ultimo trimestre della stagione segue il copione degli anni passati: poche novità, la riproposizione di alcuni successi di stagione e l’uscita irrazionale di piccoli film lanciati allo sbaraglio senza che nessuno, a parte i parenti e gli amici, abbia modo di accorgersene.

Tra le novità quella con maggiore appeal è Un fidanzato per mia moglie, in cui Davide Marengo  si cimenta nel remake di un successo argentino del 2008 (Un novio para mi mujer) costruendo un improbabile triangolo composto da Paolo Kessisoglu, Geppi Cucciari e Luca Bizzarri. Il risultato non raccoglie gli entusiasmi della critica e anche il pubblico, solitamente generoso verso la commedia, risponde moderatamente. Debutta a fine aprile al terzo posto con 766 mila euro in 309 sale (media per schermo discreta di € 2.479), per la Festa del Cinema sale al secondo posto con numeri inevitabilmente irrisori (296 mila euro) e alla terza settimana scende in quinta posizione (163 mila euro). Alla quarta settimana è già 13esimo e termina la sua modesta corsa con un incasso di un milione 700 mila euro.

Pane e Burlesque esce il 29 maggio, quando l’Italia si muove in massa per Maleficent, e sembra possibile un buon avvio per il film di Manuela Tempesta. Le credenziali di una commedia al femminile sono infatti buone. Per dire, l’anno scorso Amiche da morire, che condivide il genere e la presenza di Sabrina Impacciatore, è uscito il 7 marzo e ha incassato un milione 785 mila euro. Inoltre il film introduce fin dal titolo l’elemento burlesque, quanto mai di moda, a dire il vero ormai bollito, comunque ancora in grado di attirare un pubblico generalista. Invece il pubblico si mostra disinteressato e il film non va oltre i 280 mila euro complessivi. Nel week-end di debutto è ottavo con 152 mila euro in 191 schermi. La media per sala di 798 euro è piuttosto modesta. Fa molto meglio Le meraviglie alla seconda settimana in 143 sale. Il week-end successivo crolla al 17º posto con una media, considerando le 136 sale in cui è programmato, pari a uno sconsolante 228 euro. Alla terza settimana è già 23esimo. Un passaparola evidentemente mortale per un film che sulla carta aveva un certo potenziale.

Per le uscite dei film italiani presentati al Festival di Cannes si prega di consultare l’apposita sezione. Qualche ulteriore dettaglio italico è presente anche nel paragrafo relativo alla Festa del Cinema.


IL D’ESSAI

Pochi i titoli d’essai in grado di imporsi all’attenzione del pubblico. Ma sono gli spettatori delle monosale cittadine (come sappiamo d’essai e multiplex non vanno tanto d’accordo) che vanno in vacanza oppure è l’assenza di offerta che azzera le presenze? Annosa questione in cui forse la verità sta nel mezzo, dove domanda e offerta inevitabilmente si incontrano, o almeno dovrebbero. I tentativi di non cedere alla chiusura estiva ci sono stati, ma piuttosto pacati, senza una promozione organica in grado di uncinare il pubblico. Davvero pochi i titoli in grado di durare più di un week-end e di ottenere numeri superiori a qualche decina di migliaia di euro (vedasi anche la sezione ANCORA DAL FESTIVAL DI VENEZIA per ulteriori dettagli). Tra questi, tre i titoli più significativi.

Gode di un certo risconto, in parte inatteso, In ordine di sparizione di Hans Petter Moland, in concorso alla Berlinale 2014, una sorta di giustiziere della notte delle nevi che coniuga con brio thriller, grottesco, commedia e noir (incasso di 258 mila euro). Esce il 29 maggio e nel primo week-end di programmazione conquista la decima posizione con solo 38 sale a disposizione. Buona quindi la media per sala di € 1.866. Per dire, all’11° posto c’è Maps to the Stars che fa quindi peggio con ben 125 sale a disposizione. Buona la tenuta, con una seconda settimana nella medesima posizione: aumentano gli schermi, che diventano 47, e si dimezza la media per sala. Alla terza settimana è 13esimo e dalla quarta è fuori dalla top-20. In Norvegia è finora 39esimo nella classifica annuale degli incassi con poco più di 400 mila dollari.

Raccoglie un moderato consenso Le Week-end, commedia agrodolce diretta da Roger Michell che esce il 12 giugno e desta interesse fino al termine di luglio. Parte subito discretamente, con una media per sala di € 1.878 in 70 sale (la migliore della top-20 dopo Maleficent) per un totale superiore ai 131 mila euro che gli fa guadagnare la settima posizione. Alla seconda settimana la Lucky Red aumenta il numero delle copie (97) ma la media ha una brusca frenata (€ 666). Dato il week-end di caldo è però un calo generalizzato. Alla terza settimana è 13esimo e in luglio resta nelle retrovie per un totale di 340 mila euro. Considerando il gradimento ricevuto poteva ambire a qualcosa di più.

Si distingue, ma meno del previsto, Synecdoche, New York che miracolosamente la BIM propone nelle sale dal 19 giugno, a sei anni di distanza dalla sua uscita negli U.S.A. (dopo che, con tutta probabilità, chi lo voleva vedere lo ha già scaricato dalla rete), e che vanta un cast all star in cui si distingue il compianto Philip Seymour Hoffman. Nel primo week-end debutta all’11esimo posto con 39 mila 500 euro in 43 sale, ma è un fine settimana di sole e gli incassi latitano particolarmente. La media di 918 euro può sembrare bassa, ma considerando il contesto non è niente male. Basta pensare che la migliore della top-20 è quella, anch’essa piuttosto modesta (€ 1.193), di Tutte contro lui – The Other Woman. Il film di Charlie Kaufman si mantiene pressoché stabile alla seconda settimana, dove scende al 12º posto con circa 35 mila euro in 49 sale. Alla terza settimana, però, rimane in 22 sale e gli incassi dimezzano. Alla quarta le sale calano ulteriormente (13), ma la media potrebbe lasciar pensare a un ulteriore allungo (835 euro). Invece non esiste una quinta settimana e il film esce di scena con un incasso di circa 140 mila euro.


IL BOX OFFICE STAGIONALE

BOX OFFICE DAL 01/08/2013 AL 31/07/2014

01 – SOLE A CATINELLE – €  51.944.386

02 – FROZEN – € 19.380.186

03 – CATTIVISSIMO ME 2 – € 15.968.241

04 – MALEFICENT  – € 13.796.289

05 – LO HOBBIT: LA DESOLAZIONE DI SMAUG – €  12.795.097

06 – UN BOSS IN SALOTTO – € 12.301.866

07 – THE WOLF OF WALL STREET – € 11.928.779

08 – COLPI DI FORTUNA – € 10.953.230

09 – SOTTO UNA BUONA STELLA – € 10.288.014

10 – THE AMAZING SPIDER-MAN 2 – 3D: IL POTERE DI ELECTRO – € 9.166.460

Fa piacere che nonostante i tanti segnali negativi il quarto trimestre abbia comunque movimentato la classifica stagionale. Due, infatti, le nuove entrate, a dimostrazione che il film acchiappa pubblico, ma questo lo sapevamo da tempo, non soffre la stagionalità. Salutano quindi la classifica Monsters University, che dimostra la momentanea debolezza della Pixar nei confronti della Disney, quest’anno imbattibile, e Pieraccioni con Un fantastico via vai che ha resistito a vari attacchi post-festività natalizie ma non ha fatto i conti con L’uomo ragno e il successo, di tale portata inaspettato, della blandamente cattiva Angelina Jolie con Maleficent.

Si può resistere al richiamo di 758 milioni di dollari? Questa la cifra incassata globalmente dal reboot del mitico supereroe Marvel ad opera di Marc Webb con Andrew Garfield protagonista. La risposta è scontata e così, a soli 2 anni di distanza, squadra che vince non si cambia e tenta il bis. Non è andata affatto male, anzi, a sfruttamento ancora in corso si sono già superati i 700 milioni di dollari worldwide. La cosa curiosa è verificare come si è giunti al risultato. Per dire, il primo week-end U.S.A. è stato altissimo, 91 milioni 608 mila dollari (per il precedente capitolo il debutto era stato di 62 milioni di dollari). Con una cifra così consistente al debutto i 200 milioni di dollari parevano un obiettivo facile, quasi scontato, invece il film ha faticato parecchio per raggiungere tale cifra: ci sono volute nove settimane. La causa, probabilmente, è da attribuire a un passaparola non propriamente positivo, deducibile dal calo del 61,2% alla seconda settimana. Alla fine l’incidenza dei mercati esteri è quindi aumentata passando dal 65,4% al 71,4%. L’ago della bilancia è sempre la Cina, che passa dai 49 milioni di dollari del primo capitolo ai 95 del secondo, confermando la tendenza in atto che vuole il mercato cinese sempre più determinante per ripianare i bilanci delle major americane. In Italia risultato positivo, anche se in calo rispetto al precedente che aveva raggiunto gli 11 milioni 766 mila euro. L’uscita nel Belpaese è strategica per sfruttare le festività del 25 aprile e del 1º maggio, ma per il primo week-end non è record: 3 milioni 965 mila euro, che diventano 4 milioni 582 mila euro aggiungendo i dati del mercoledì di esordio (589 mila euro). Al secondo week-end il film mantiene il podio ma cala del 51% (un milione 962 mila euro) e domina anche nella terza settimana, quella della festa del cinema, ma alla quarta cede il posto a Godzilla e alle altre nuove uscite (Ghost Movie 2 e Grace of Monaco) e scende al quarto posto. Alla quinta è ottavo, ma alla sesta scompare di scena per lasciare posto ai nuovi blockbuster (Maleficent ed Edge of Tomorrow) e con soli 23 schermi a disposizione scende al 26º posto. Un risultato complessivamente buono anche se qualcosa ha funzionato, in Italia come nel resto del mondo, meno del previsto. E quel qualcosa è il gradimento del pubblico. Sembra, infatti, che la fan-base, il cui consenso è determinante per la riuscita di una saga nel lungo periodo, non abbia apprezzato. In considerazione di ciò la Sony ha deciso di posticipare il terzo capitolo, la cui data di uscita era già stata fissata per il 2016, spostandola al 4 maggio 2018, giorno in cui era prevista l’uscita del quarto capitolo, per ora invece accantonato. Arriveremo a un punto di saturazione? Sarà il primo flop a deciderlo.

Vedendo il prodotto finito la Disney deve aver pensato “insomma, il risultato è così così, però ci sono gli effetti speciali, il traino della favola di origine e, soprattutto, Angelina Jolie! Puntiamo tutto su di lei!!” E hanno visto giusto perché il film è in effetti così così, ma gli effetti speciali, il traino de La bella addormentata nel bosco e, soprattutto, Angelina Jolie, che conferma di essere all’apice del suo star power, hanno compiuto il miracolo. Le previsioni erano di un incasso americano sui 150 milioni di dollari, mentre a sfruttamento non ancora concluso siamo già sui 236 milioni di dollari. Ma sono stati soprattutto i mercati esteri a dare al film quella spinta propulsiva capace di collocarlo, per ora, al 58º posto degli incassi mondiali di tutti i tempi, con più di 745 milioni di dollari. Entrate  da capogiro un po’ ovunque: 57 milioni di dollari dal Giappone, 48 milioni dalla Cina (per una volta al secondo posto), 46 dal Messico, 38 dalla Russia, 33 dal Brasile, 31 dalla Gran Bretagna. Anche in Italia fa scintille e, uscito il 28 maggio, è capace di diventare il film più visto del 2014 e di raggiungere il quarto posto nella classifica stagionale degli incassi superando i due milioni di spettatori. L’andamento è subito ottimo, e il film tiene ininterrottamente la prima posizione del box office per cinque settimane consecutive fino all’avvento di Le origini del male a inizio luglio. Non male per un film così così costato 180 milioni di dollari.


GLI EVENTI

Con il passaggio epocale dalla pellicola al digitale, ufficialmente definitivo dal 30 giugno del 2014 dopo il posticipo di sei mesi deciso a fine 2013, si radica sempre più la tendenza di costruire eventi in grado di catalizzare l’attenzione del pubblico: film nuovi, riedizioni, documentari, concerti. Di tutto e di più per stanare le nicchie e convincerle a varcare la soglia della sala cinematografica. Del resto le opportunità offerte dal digitale a costi tutto sommato contenuti sono davvero tante. L’estate, con la carenza di offerta, si configura come periodo adattissimo per la sperimentazione e infatti sono state varie le uscite nell’ultimo trimestre della stagione. I numeri, tranne qualche eccezione, sono stati inevitabilmente bassi, dato il calo fisiologico di spettatori con l’approssimarsi del caldo, ma guardando la posizione nella classifica giornaliera si può notare come spesso gli eventi siano stati tra i maggiori incassi delle singole giornate.

Ottima la scelta della Lucky Red di approfittare della Festa dl Cinema per riproporre a prezzo ridotto Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki che, infatti, ottiene risultati di tutto rispetto in ogni giornata in cui è programmato. La cosa si ripete, ma a prezzo intero e con risultati superlativi, a fine giugno, quando per tre giornate è il celebrato La città incantata a dominare il botteghino. Per tutte le tre giornate in cui è proposto, infatti, conquista la prima posizione a dimostrazione dell’affetto dei suoi tanti fan, decisamente non così di nicchia. C’è quindi curiosità intorno all’uscita limitata prevista a settembre di Si alza il vento, invero non uno dei migliori Miyazaki, ma pur sempre l’ultimo. Saranno scintille per il testamento cinematografico del Maestro giapponese per cui la Lucky Red ha scelto la strada dell’evento?

In generale l’animazione giapponese si rivela molto adatta per eventi di pochi giorni, perché in grado di concentrare l’interesse della fan-base, come spesso accade per le nicchie molto agguerrita. Ne sono una conferma la seconda posizione di Il giardino di parole, film d’animazione giapponese del 2013 prodotto da Comix Wave Films e diretto da Makoto Shinkai, e la terza per Madoka magica – la storia della ribellione, terzo ed ultimo film della saga di Madoka Magica, ambientato dopo il finale della serie e del secondo film.

Discreto anche il riscontro per la “trilogia del dollaro” di Sergio Leone composta da Per un pugno di dollariPer qualche dollaro in più e Il buono, il brutto, il cattivo, ancora in grado di incuriosire il pubblico.

Di rilievo, infine, la riproposizione di un cult come Pulp Fiction che può dimostrare al pubblico la differenza esistente tra il vedere un cult in tv e invece apprezzarlo sul grande schermo di un cinema, condividendo l’emozione con altri occhi e cuori e sensibilità.

Peccato, e lo ribadiamo ancora una volta, per l’esborso eccessivo che il più delle volte questi eventi comportano per lo spettatore: 10 euro per una riedizione, vuoi pure vestita a nuovo e da evento, sono decisamente troppi. Magari per un concerto o uno spettacolo teatrale, è differente, ma per un film si potrebbe prevedere una tariffa più bassa, al limite in linea con il normale biglietto di ingresso.

Meditate distributori, meditate. Fidelizzare il pubblico è difficile, perderlo è un attimo.

Ecco un elenco, tutt’altro che esaustivo, di alcuni degli eventi più significativi e più seguiti dal pubblico in questo ultimo scorcio di stagione. L’ordine tiene conto della data di uscita (dopo il titolo i dati relativi a incasso / spettatori e a seguire, tra parentesi, la posizione nella classifica giornaliera degli incassi):

da 8 a 15 maggio 2014: PRINCIPESSA MONONOKE – € 195.263

20 maggio 2014: SALINGER – IL MISTERO DEL GIOVANE HOLDEN – € 20.332 / 2.927 (4º posto)

20 maggio 2014: CERRO TORRE – € 17.458 / 1.782 (6º posto)

21 maggio 2014: IL GIARDINO DELLE PAROLE – € 99.561 / 10.736 (2º posto)

27 maggio 2014: FREDA – LA SEGRETARIA DEI BEATLES – € 45.788 / 5.029 (3º posto)

3 giugno 2014: PULP FICTION – € 9.704 / 1.367 (8º posto)

4 giugno 2014: PULP FICTION – € 15.726 / 2.218 (7º posto)

5 giugno 2014: PULP FICTION – € 28.255 / 3.654 (5º posto)

9 giugno 2014: A HARD DAY’S NIGHT – € 37.431 / 4.027 (4º posto)

10 giugno 2014: A HARD DAY’S NIGHT – € 51.176 / 5.529 (2º posto)

11 giugno 2014: A HARD DAY’S NIGHT – € 56.312 / 6.020 (4º posto)

19 giugno 2014: PER UN PUGNO DI DOLLARI – € 13.358 / 1.972 (8º posto)

24 giugno 2014: ROYAL OPERA HOUSE 2013-2014 – € 14.062 / 1.082 (5º posto)

24 giugno 2014: PER UN PUGNO DI DOLLARI – € 6.757 / 950 (8º posto)

25 giugno 2014: LA CITTÀ INCANTATA – € 161.833 / 20.758 (1º posto)

25 giugno 2014: PER UN PUGNO DI DOLLARI – € 13.267 / 1.882 (9º posto)

26 giugno 2014: LA CITTÀ INCANTATA – € 82.426 / 10.109 (1º posto)

27 giugno 2014: LA CITTÀ INCANTATA – € 99.879 / 12.095 (1º posto)

30 giugno 2014: CAN’T STAND LOSING YOU – € 9.103 / 1.007 (7º posto)

2 luglio 2014: MADOKA MAGICA – LA STORIA DELLA RIBELLIONE – € 40.347 / 4.525 (3º posto)

3 luglio 2014: PER QUALCHE DOLLARO IN PIÙ – € 8.695 / 1.241 (10º posto)

17 luglio 2014: IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO – € 13.622 / 1.921 (5º posto)

20 luglio 2014: MONTY PYTHON LIVE (PIÙ O MENO) – € 29.945 / 3.046 (5º posto)

21 luglio 2014: DURAN DURAN: UNSTAGED – € 16.800 / 1.987 (7º posto)

22 luglio 2014: DURAN DURAN: UNSTAGED – € 14.951 / 1.844 (6º posto)

22 luglio 2014: IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO – € 8.614 / 1.187 (5º posto)

23 luglio 2014: DURAN DURAN: UNSTAGED – € 13.910 / 1.671 (7º posto)

23 luglio 2014: IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO – € 8.332 / 1.119 (10º posto)

24 luglio 2014: MISTAKEN FOR STRANGERS – € 7.221 / 779 (10º posto)

29 luglio 2014: LA BELLA E LA BESTIA – € 10.312 / 3.410 (8º posto)


SCRIVETE

Per l’angolo della posta in questo trimestre mi ha incuriosito una domanda rivolta da Diego di Maniago, in Friuli Venezia Giulia, che mi sono posto anch’io e a cui ho deciso di cercare risposta: “ma che fine hanno fatto i cinema a luci rosse?

Ecco quindi, a seguire, la relativa inchiesta…


INCHIESTA SPIETATA: CHE FINE HANNO FATTO I CINEMA A LUCI ROSSE?

INTERVISTA AL GESTORE DI UNO DEI POCHI SOPRAVVISSUTI: L’EXCELSIOR DI BOLOGNA

I cinema a luci rosse hanno conosciuto il loro successo negli anni ’80. Anni in cui diventarono estremamente popolari. Molti colleghi uscivano dal lavoro e prima di andare a casa passavano dal cinema porno della zona godendo di una visione collettiva oggi scomparsa. Il porno, con i dvd, ma soprattutto internet, da fenomeno di massa è diventato fenomeno non tanto di nicchia (pare che il consumo cresca ogni anno a livello esponenziale), quanto fruito per lo più in solitaria. Senza perdersi in sociologismi o moralismi d’accatto, ciò che interessa è capire cosa è successo a quelle sale cinematografiche che negli anni ’80 dilagavano come funghi godendo di incredibile successo. In una città come Bologna erano tanti i cinema a Luci Rosse (Ambasciatori, Giardino, Royal, Contavalli, Marconi, Astorpanigale, Moderno, Minerva, Actor’s Studio) e oggi o sono scomparsi, cedendo il posto a esercizi commerciali o condomini, oppure sono semplicemente chiusi. A Bologna come nelle altre città italiane. Può quindi essere interessante intervistare chi dirige l’ultimo baluardo del porno in città: il cinema Excelsior. 184 i posti disponibili, uno dei primi a optare per le “Luci Rosse” e l’ultimo (notizia dell’ultima ora, pare sia aperto anche il Corallo, nonostante sia scomparso dai tamburini) ancora in piedi dopo avere resistito a tutti gli attacchi possibili: l’avvento delle videocassette, i dvd, internet, le denunce per atti osceni. È ancora lì, inossidabile, in una strada della prima periferia (via delle Grazie) a due passi da un frequentatissimo pub e da un ipermercato, in una zona densamente abitata. A raccontarci qualcosa sulla sua attività è Fiorella che gestisce il cinema da ben 34 anni.

– Un cinema porno oggi: con i dvd e soprattutto internet è ancora possibile?

Il calo c’è stato. Gli anni ’80 e ’90 sono stati i migliori, poi con i dvd e internet è cambiato tutto. Ma è ancora possibile. Comunque sono cambiati anche i prezzi. Si pagavano cinquemila lire, mentre adesso il biglietto costa 11 euro, 8 euro i ridotti (militari, invalidi e Agis, che applichiamo tutta la settimana) e 7 euro gli anziani, che sono la maggior parte.

– chi è che frequenta un cinema porno nel 2014? Le inchieste parlano principalmente di anziani e stranieri, magari con poca dimestichezza con internet, oppure chi cerca un’avventura al buio e nell’anonimato. La verità invece è?

La maggior parte sono anziani e secondo me sono persone sole, o che fuori non riescono a fare amicizia. Ci sono anche giovani, e parecchi quarantenni e cinquantenni.

– il luogo comune vuole il pubblico che frequenta un cinema porno prevalentemente maschile. È vero?

Beh, sì, è così. Donne pochissime, una su dieci, anche meno.

– Coppie ce ne sono?

C’è qualche coppia che viene, più che altro da fuori città. Ma succedeva principalmente prima che mi facessero chiudere temporaneamente, adesso è rarissimo.

– con la digitalizzazione delle sale, definitiva da giugno 2014, cosa è successo? Avete attrezzato la sala o siete restati ancorati alla pellicola?

La cosa non ci riguarda perché noi proiettiamo dvd. Li prendiamo dai noleggiatori, pagando un fisso a settimana. I film porno in pellicola non li fanno più da tempo. Si trovano pellicole, ma solo di film vecchi. È tutto perfettamente legale, adesso il porno per i cinema passa attraverso il noleggio di dvd che viaggiano con tutti i visti richiesti.

– ma quanto influisce il titolo proposto sull’affluenza?

Guarda, ad esempio, in questo periodo diamo risalto ai film di Brigitta Bulgari, una star del genere che piace parecchio, ma qui, diciamolo, un film vale l’altro.

– come scegliete i film che programmate?

Io ho un signore che se ne intende e sceglie per me.

– ci sono generi che garantiscono un maggiore afflusso, tipo gay o lesbo o sadomaso?

Gay e lesbo assolutamente no, dal lunedì al giovedì facciamo sempre un film trans che abbiamo riscontrato incontra parecchio.

– i cinema porno come luoghi di appuntamento: verità o menzogna?

Vedo che alcuni vengono proprio per conoscere, perché magari fuori non hanno il coraggio. Quindi magari si incontrano e poi vanno via insieme. L’anno scorso mi hanno chiuso il locale per atti osceni in luogo pubblico causandomi un notevole danno. Purtroppo io sono fuori, alla cassa, e non posso sapere sempre cosa succede dentro. C’è un signore che mi aiuta e controlla l’interno, è ovvio che si controlli la sala, succede anche per la programmazione normale. E succede anche nei cinema cosiddetti normali che nelle ultime file qualcuno approcci. Del resto è tutta gente adulta, non mi sognerei mai di fare entrare un minorenne, e come ho letto nei commenti alla notizia sul giornale, uno va a vedere i film comici per ridere, i film tristi per piangere, se uno va a vedere il porno… In fondo qui la gente si rilassa. È più che altro una questione di ipocrisia. Dove guadagna lo Stato, come nelle sigarette, o nei giochi d’azzardo, nessuno dice nulla, mentre appena si parla di pornografia tutti diventano perbenisti e si lanciano nelle crociate. Io se sei maggiorenne non posso dire tu entri e tu invece no, anche se dopo quello che è successo abbiamo dovuto farlo, allontanando le persone che sospettavamo si potessero prostituire, quindi soprattutto gli stranieri. Pensa che non metto più neanche i poster dei film all’esterno per evitare che qualcuno possa recriminarci qualcosa. E poi anche perché non è che aggiungano molto.

– ha mai pensato di tornare alla programmazione normale?

Questo è un cinema che non incontra, in passato lo è stato, pensa che è attivo dagli anni ’30, ma ormai sono cambiati i tempi. Sarebbe un suicidio. Poi, se ci si guarda intorno, con l’avvento delle multisale molti cinema hanno chiuso, e anche quelli che sono rimasti hanno dovuto ritoccare gli orari perché alle 22.30 non ci va più nessuno. Noi chiudiamo alle 23, ma alla sera c’è proprio pochissimo. Se dopo le 20 vengono 5 o 6 persone è già tanto.

– siete aperti dal primo pomeriggio a sera inoltrata: quanti spettatori all’incirca in un giorno?

Mah, dipende, con i Mondiali di Calcio è stata una disfatta, altrimenti si può andare dai 20 ai 30 spettatori. Certo, non sono più gli anni ’80. Ci sono stati periodi, quando facevamo i film con Moana Pozzi, che c’erano solo posti in piedi. Magari si tornasse a quel tempo.

– ci sono giorni o periodi dell’anno in cui l’affluenza è maggiore?

Ormai l’affluenza si è molto livellata. Ho però dei clienti fissi, con cui magari faccio delle chiacchiere, ci mettiamo a fare le parole crociate, è quasi una funzione sociale quella che svolgo. Magari la gente da fuori vede un locale a luci rosse e pensa chissà cosa succederà dentro, invece è tutto molto più tranquillo di quello che si pensa.

– e nelle giornate di festa? tipo Natale o Pasqua?

No! Natale e Pasqua il deserto. Quando si lavorava tanto, veniva parecchia gente il giorno di Santo Stefano, dopo il Natale in famiglia uno non ne poteva più e andava al cinema a rilassarsi.

– in passato c’erano Vanessa del Rio, Cicciolina, Moana, Milly D’Abbraccio, Harry Reems, John Holmes, Rocco Siffredi (l’unico tuttora “attivo”), ora il mercato è molto più esteso ma anche meno popolare e con i prodigi della tecnologia chiunque può girare un film porno. Tutto ciò ha influito in qualche modo con la vostra attività?

La vecchia guardia ormai non fa più niente, anche Siffredi è più che altro un personaggio e si è dato alla televisione. Un attore o un altro non fanno la differenza adesso, è anche per questo che non ha più senso mettere i manifesti.

– Avete mai ricevuto pressioni per cambiare?

Forse i primi tempi, ma ormai…

– Il fatto che lei sia una donna l’ha mai messa in difficoltà o ha creato imbarazzi?

No, anche perché non faccio mica niente di male.

– E come si diventa gestore di un cinema porno?

Quando era vivo mio marito, lavorava per un proprietario di cinema tradizionali. Due signore presero l’Excelsior in sub-affitto e cominciarono con il porno. Poi mio marito si accordò con il proprietario, rilevammo la sala e ci buttammo nell’avventura: io alla cassa e mio marito al proiettore. Facevamo tutto noi, e si guadagnava. C’era una bella concorrenza, erano dieci le sale in città, ma c’era spazio per tutti. Nel 1993 mio marito è morto e ho continuato io.

– in tutti questi anni di attività in cui ha incontrato tantissime persone c’è una verità, sul cinema o sulla vita, che ha scoperto e che vuole condividere con i nostri lettori?

Beh, guarda, in tutti questi anni una cosa l’ho riscontrata: l’uomo è bisex.

E se lo dice Fiorella…


E anche per questo trimestre, e questa stagione, è tutto. Sperando in un futuro ricco di stimoli e incassi, possiamo prepararci al nuovo ripassando l’andamento dell’annata appena conclusa.

Ricordo che i precedenti SGUARDI DALLA SALA li potete trovare qui:

– I Trimestre stagione 2013 /2014: dal 01/08/2013 al 31/10/2013

– II Trimestre stagione 2013 2014: dal 01/11/2013 al 31/01/2014

– III Trimestre stagione 2013 / 2014: dal 31/01/2014 al 30/04/2014

Come sempre, per confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, suggerimenti, l’indirizzo è:

LUCA BARONCINI

Luca   Baroncini