
I CASI DEL TERZO TRIMESTRE
Il terzo è sempre il trimestre più ricco di titoli della stagione. Tutti provano a sparare le ultime cartucce prima dell’estate e le uscite si sovrappongono creando spesso delle congestioni e rendendo in pratica impossibile allo spettatore sperare di vedere gran parte dei titoli in programmazione, o anche solo accorgersi che sono arrivati nelle sale. Per dire, il 22 marzo escono 14 film: 8 minuti, Una festa esagerata, Fixeur, Foxtrot – La Danza del Destino, Hostiles – Ostili, llegittimo, Insyriated, Metamorfosi Napoletane, Pacific Rim – La rivolta, Peter Rabbit, Petit Paysan – Un eroe singolare, Un sogno chiamato Florida, Il sole a mezzanotte – Midnight Sun, Sotto il segno della vittoria. Davvero difficile distinguersi con tanta agguerrita concorrenza. La differenza la fanno ovviamente il marketing e il numero di sale a disposizione, ma attirare l’attenzione del pubblico in mezzo a tante sollecitazioni resta comunque impresa ardua. Bastano un week-end di sole o una partita importante per vanificare il lavoro di mesi.
Ma entriamo nel vivo del trimestre. Prima, però, le solite istruzioni. La sezione si caratterizza per i film usciti tra febbraio e aprile che, nel bene o nel male, si sono distinti. Si parla di numeri, ovviamente, non di qualità. I film sono ordinati in base alla data di uscita; a parità di data l’ordine è alfabetico.
C’EST LA VIE – PRENDILA COME VIENE (data di uscita 1 febbraio 2018 – incasso € 914.706)
Ottimo andamento in Francia (23,7 milioni di dollari e il 15° posto nel botteghino del 2017), presentato con successo alla Festa di Roma, doveva uscire in autunno, ma i vari cambi di date dei film delle feste hanno determinato una modifica delle strategie con lo slittamento al nuovo anno. Posticipo che non ha giovato al film, arrivato nelle sale in sordina e con poco risalto mediatico. Nel week-end di debutto (13° posto) la media nelle 172 sale in cui è proiettato è discreta (€ 1.933, superiore ai € 1.881 di Made in Italy di Ligabue, visibile però in 424 sale) e si difende bene anche la settimana successiva, nonostante rimanga solo in 109 sale (sempre 13° posto con la media che passa a € 1.518). I problemi cominciano con la terza settimana, perché il film resta solo in 49 schermi (la media risale a € 1.945). Peccato, perché la commedia è frizzante, il passaparola lo ha premiato, ma è mancato il sostegno distributivo. Con più coraggio avrebbe potuto ambire a risultati simili a quelli conseguiti da film d’Oltralpe non per forza migliori (da Non sposate le mie figlie a Famiglia all’improvviso).
SONO TORNATO (data di uscita 1 febbraio 2018 – incasso € € 2.335.980)
Il remake in chiave italiana del grandissimo successo tedesco Lui è tornato (21,6 milioni di dollari incassati in patria) esce in piena campagna elettorale. Quella che sembrava una mossa vincente per cavalcare l’attualità si rivela invece un boomerang. Il film finisce infatti per scontentare un po’ tutti: chi lo vede come una sorta di celebrazione nostalgica del passato, chi ritiene che la satira sia all’acqua di rose, chi si sente non rappresentato nelle derive populiste. L’argomento caldo e attuale anziché attirare finisce quindi per respingere. Risultato: viene snobbato un po’ da tutti. Se il debutto è al terzo posto con più di un milione di euro in 363 sale, la seconda settimana perde 2 posizioni, 37 sale e il 50% degli incassi. È però la terza settimana che segna l’uscita di scena del film, con un ulteriore calo del 66% e la perdita di altri 181 schermi. Un chiaro segno che anche il passaparola non ha funzionato.
ORE 15:17 – ATTACCO AL TRENO (data di uscita 8 febbraio 2018 – incasso € 2.769.460)
Clint Eastwood rientra tra gli intoccabili. È un pezzo di storia del cinema e ormai può permettersi di fare ciò che vuole, tanto i suoi estimatori continueranno a venerarlo, i detrattori a criticarlo e chi sta nel mezzo, la maggior parte, ad andare comunque a vedere i suoi film. Questa volta, però, i conti non tornano. Nonostante i 30 milioni di dollari di budget del film, infatti, gli incassi sono magri un po’ ovunque: 36,2 milioni di dollari in America, 6 milioni di dollari in Giappone, 3,5 milioni di dollari in Francia e Italia, ma per il resto calma piatta nonostante la capillare distribuzione, per un totale globale di 56,7 milioni di dollari. Tra le maggiori critiche al film, più di enfasi e patriottismo, quella di avere utilizzato come protagonisti i veri militari americani che sventarono l’attacco terroristico al treno Thalys diretto da Amsterdam a Parigi il 21 agosto 2015. In Italia debutto solido al terzo posto con buona media nelle 435 sale in cui è presente (€ 2.772). Andamento standard, non sostenuto dal passaparola, che lo vede in top-10 per tre settimane e fuori dagli schermi già alla quarta, in cui è catapultato al 20° posto in sole 42 sale.
A CASA TUTTI BENE (data di uscita 14 febbraio 2018 – incasso € 9.110.922)
Il ritorno di Gabriele Muccino al genere che gli ha dato il successo (commedia italiana amara) conferma la sua abilità di regista in grado di conciliare tecnica, coralità e racconto. Dopo la parentesi americana con più vuoti che pieni e il meno riuscito L’estate addosso, A casa tutti bene gli permette di fare ciò che sa fare meglio e cioè raccontare l’Italia attraverso i personaggi che mette in scena. Sulla scia del bistrattato Ricordati di me cavalca dinamiche contemporanee incontrando il successo di pubblico e subendo le stroncature di buona parte della critica. Ha di sicuro aiutato il film la presenza di Pierfrancesco Favino, fresco di apprezzamenti per la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Ottima anche la scelta di fare uscire il film per San Valentino, in cui può poco contro lo strapotere commerciale di Cinquanta sfumature di rosso (più di un milione di euro) ma riesce a difendersi assai bene (527 mila euro). Per due settimane domina il week-end e resta in top-10 per quattro settimane. Con l’incoraggiante sprint delle prime tre settimane sembrava destinato a raggiungere i 10 milioni di euro, invece l’euforia si è ridimensionata prima del previsto.
BLACK PANTHER (dal 14 febbraio 2018 – incasso € 7.156.979)
Non è un semplice film, ma un vero e proprio fenomeno sociale, culturale e di costume che esce nel momento giusto per fare clamore. Si tratta infatti del diciottesimo film dell’Universo Cinematico della Marvel, ma del primo interamente incentrato su un protagonista nero con un cast in maggior parte afroamericano. A questo si abbinano personaggi femminili non di contorno ma di grande rilievo. Il film pone al centro del racconto l’immaginario e idilliaco regno di Wakanda in cui l’Africa sfuggita al colonialismo ha modo di mostrare la validità di logiche differenti da quelle occidentali mirate unicamente al profitto. Il risultato è sbalorditivo per la capacità di mettere in scena le stesse tematiche di sempre (conflitti familiari e personali, dramma geopolitico, azione e ritmo) da un punto di vista non nuovo ma mai affrontato in un blockbuster di tali dimensioni (budget dai 200 ai 210 milioni di dollari). L’impatto sul pubblico va al di là di ogni aspettativa. Negli Stati Uniti è un trionfo e il film diventa un manifesto di rivalsa capace di aprire dibattiti e confronti. In attesa degli Avengers, che potrebbero superarlo, Black Panther, con 690 milioni di dollari, è: il maggiore incasso in America del 2018, il terzo maggiore incasso di sempre in U.S.A. dopo Il risveglio della forza (936,6 milioni di dollari) e Avatar (760,5 milioni di dollari); il nono maggiore incasso della storia del cinema (1.336,1 milioni di dollari) e il 33° film che supera il miliardo di dollari nel mondo. Rispetto a tutto ciò l’andamento italiano è un po’ sottotono, inferiore ai 105 milioni di dollari della Cina, ai 70,1 milioni di dollari della Gran Bretagna, ai 42,8 milioni di dollari della Corea del Sud, ai 31,8 milioni di dollari dell’Australia, ma anche ai 32,9 milioni di dollari della Francia, ai 23 milioni di dollari della Germania e pure ai 9,6 milioni di dollari della Spagna. È record in Sud Africa, con 8,5 milioni di dollari, dove negli ultimi 10 anni il maggiore successo è stato Avatar nel 2009 con 7,7 milioni di dollari.
CARAVAGGIO – L’ANIMA E IL SANGUE (data di uscita dal 19 al 21 febbraio 2018 – incasso € 1.436.789)
Caravaggio superstar. Il documentario distribuito da Nexo riesce infatti in pochi giorni a catalizzare l’attenzione degli italiani e a confermare come gli eventi siano sempre più importanti per differenziare la programmazione nelle sale cinematografiche. Un ottimo modo per compensare il modesto via vai dei giorni feriali garantendo un buon ritorno economico, anche perché è ormai accettato il fatto di dover pagare di più (fino a 12 euro) in quanto trattasi, appunto, di eventi. Il successo nelle tre giornate inizialmente previste (273 mila euro e secondo posto al box-office il 19 febbraio, 386 mila euro e primo posto il 20, 418 mila euro e primo posto il 21) si è replicato con ottimi risultati anche in marzo (118 mila euro e primo posto al box-office il 27 e 152 mila euro e terzo posto il 28). È tutto oro quello che luccica? Se distributori ed esercenti giustamente gongolano, la critica storce un po’ il naso e riscontra come spettacolarizzare l’arte non mostrandola per quella che è, e basterebbe ampiamente, rischia di atrofizzare il pubblico rendendolo più ignorante che acculturato, perché meno in grado di fiutare la bellezza e sempre più bisognoso di fuochi d’artificio per tenere desta l’attenzione. Ai posteri l’ardua sentenza. Un’ultima, doverosa, precisazione. I risultati al box-office tengono conto dell’incasso e non del numero di spettatori. Per chiarire il concetto, nel giorno del maggiore incasso del documentario (mercoledì 21 febbraio con 418 mila euro), gli spettatori sono stati 45.015, mentre il secondo classificato (Cinquanta sfumature di rosso) ha incassato 347 mila euro ma con 59.999 spettatori. Trattasi, tra l’altro, della giornata a prezzo ridotto, quindi è il prezzo del biglietto a fare la differenza: € 9,29 per il documentario contro € 5,79 per il terzo film della saga erotica.
THE DISASTER ARTIST (data di uscita 22 febbraio 2018 – incasso € 126.967)
Dopo l’assaggio di un work in progress al South by Southwest Film Festival, accolto da un’ovazione del pubblico, il passaggio a Toronto e il premio come Miglior Film a San Sebastian, inizia a farsi strada l’idea che il film diretto e interpretato da James Franco potrebbe avere chance di distinguersi nella stagione dei premi. Sensazione confermata dal Golden Globe come Migliore attore in una commedia vinto da James Franco. Uno scandalo per presunte molestie investe però l’attore facendolo diventare fiele per lo show business (ormai storica la sua epurazione dalla copertina di Vanity Fair nel numero annuale dedicato alle star di Hollywood). Come diretta conseguenza il film esce dalle grazie dell’Academy e sarà candidato agli Oscar solo per la sceneggiatura. Il botteghino americano non ne risente più di tanto, il film è uscito il 1° dicembre 2017 e con una politica di piccoli passi è passato da 19 a 1.010 sale incassando 21,1 milioni di dollari. A questi se ne aggiungono altri 8,7 dagli altri mercati per un totale vicino ai 30 milioni di dollari che triplica il budget di 10 milioni di dollari. In Italia arriva però ormai fuori dai giochi per gli Oscar e senza un grande hype. L’uscita prevista dalla Warner Bros è quasi tecnica (62 schermi) e non è premiata dal pubblico (15° posto nel box-office settimanale e media bassina di € 1.210). Non riceve alcun sostegno distributivo e alla seconda settimana perde 35 sale, il 78% degli incassi e sprofonda al 28° posto del box-office settimanale. Fine di una storia triste.
RED SPARROW (data di uscita 1 marzo 2018 – incasso € 3.330.197)
Diciamolo, dopo un oroscopo particolarmente favorevole e la capacità di essere sempre nel film giusto al momento giusto, Jennifer Lawrence sembra subire una battuta d’arresto. Prima i 100 milioni di dollari raggiunti a stento da Passengers (che si è però rifatto nei mercati internazionali), poi il flop di madre! (qui niente aiuto dai mercati internazionali), ora è la volta di Red Sparrow. Anche in questo caso è soprattutto l’America a voltare la faccia alla diva, perché l’incasso in patria si limita a 46,7 milioni di dollari, mentre gli altri mercati aiutano a pareggiare i conti grazie a un bottino di 100 milioni di dollari. Il totale worldwide di 146,8 milioni di dollari fa dormire sonni tranquilli ai produttori (il budget è di 69 milioni di dollari), ma sicuramente qualcosa è cambiato nei confronti della star che tutto sembrava poter pensare, dire e fare. L’Italia, comunque, la ama ancora: spodesta Muccino dal podio e vince il primo week-end, nella seconda settimana cede lo scettro a La forma dell’acqua e scende in seconda posizione, alla terza è quinto e alla quarta è ancora presente in top-10 al decimo posto. Atomica bionda, a cui è stato paragonato, (spy story con star bionda protagonista) ha incassato molto meno (95,7 milioni di dollari), anche in Italia (1,7 milioni di euro), ma occorre sottolineare che è anche costato molto meno (30 milioni di dollari).
IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE (data di uscita 8 marzo 2018 – incasso € 1.390.543)
C’era grande curiosità nei confronti del remake dell’omonimo film del 1974 di Michael Winner con Charles Bronson, anche perché il progetto è stato a lungo annunciato e ha subito vari rimaneggiamenti, partendo da Sylvester Stallone e arrivando a quello che in effetti sembrava l’attore più indicato, cioè Liam Neeson, ormai icona revenge dei nostri tempi. Il risultato ha scontentato i più soprattutto per l’incapacità di distinguersi da tanti altri altri revenge movie. È quindi l’assenza di personalità il maggior difetto che si riscontra nel film e che finisce per renderlo sovrapponibile a mille altri. La presenza di Bruce Willis garantisce quel minimo di richiamo in più, anche se attira soprattutto i nostalgici. Ne è una dimostrazione l’analisi del dato U.S.A. del primo week-end in cui si evidenzia che l’89% del pubblico ha più di 25 anni. Il film di Eli Roth finisce quindi per essere un flop globale: 33,9 milioni di dollari negli Stati Uniti e soli altri 7,4 milioni di dollari nei restanti mercati, e sono tanti, in cui è distribuito. Impossibile, perciò, recuperare il budget di 30 milioni di dollari. Nella modestia del risultato l’Italia si distingue. Quello del nostro paese, grazie alla generosa distribuzione della Eagle Pictures in 330 sale, è infatti il maggiore incasso al mondo dopo quello americano.
NOME DI DONNA (data di uscita 8 marzo 2018 – incasso € 332.512)
Regista importante (Marco Tullio Giordana), protagonista nota (Cristiana Capotondi), tema bollente e quanto mai attuale (molestie nel mondo del lavoro), uscita strategica (il Giorno della Donna in 160 sale), eppure il film non è riuscito a imporsi come sperato. Primo week-end fuori dalla top-10 con media per sala modesta (€ 1.384). Seconda settimana al 25° posto con un calo negli incassi dell’81%. Come mai non siamo andati a vederlo? È lì la risposta per capire cosa determina il successo o l’insuccesso di un film.
ANNIENTAMENTO (data di uscita 12 marzo 2018 – solo su NETFLIX in Italia)
Storia curiosa quella che ruota intorno al film di Alex Garland, dopo l’apprezzato debutto e i 36,8 milioni di dollari raccolti worldwide con Ex Machina. Pare infatti che uno screening test non abbia ottenuto i risultati sperati creando un contrasto tra il produttore David Ellison, deciso a modificare alcune parti del film, e il co-produttore Scott Rudin, determinato invece a mantenere intatta la versione di Garland costi quel che costi. È a questo punto che interviene Netflix che si offre di coprire metà del budget (che si aggira intorno ai 40 milioni di dollari) in cambio della distribuzione sulla sua piattaforma digitale ad esclusione di Stati Uniti, Canada e Cina, dove infatti Annientamento è distribuito nelle sale. Sui dati di Netflix nulla trapela, ma il battage pubblicitario è stato notevole e si suppone che in molti lo abbiano visto, mentre gli incassi al cinema non hanno brillato: 43 milioni di dollari di cui 32,7 in Nord America (in 2.112 sale) e 10,3 in Cina. Se la matematica non è un’opinione l’operazione è finita in attivo perché tolti i 20 milioni di dollari a carico di Netflix i restanti 20 sono stati coperti dagli incassi theatrical. È uno dei primi casi di film pensati per il grande schermo che si trovano a dover fare i conti con quello più piccolo di un televisore o, peggio, di un tablet, o, peggio ancora, di uno smartphone. A rimanerci male, oltre a parte del pubblico, è soprattutto il regista che in un’intervista su “Collider” dichiara tutto il suo più che lecito disappunto.
METTI LA NONNA IN FREEZER (data di uscita 15 marzo 2018 – incasso € 3.278.436)
Un outsider italiano che riesce a conquistare il pubblico grazie alla capacità di abbinare attualità e commedia. Si mescolano infatti temi caldissimi, come il precariato e l’insolvenza dello Stato, con una situazione grottesca e dalle grandi opportunità comiche: una nonna surgelata per poter incassare ancora la sua pensione. Se alla forza del soggetto si abbina un cast che funziona (c’è anche la rediviva Barbara Bouchet che ottiene ampi consensi), un marketing che si fa sentire e un titolo che non si dimentica, il gioco è fatto. E così è stato: debutto al secondo posto con una buona media nelle 431 sale in cui è distribuito (€ 3.105); calo moderato del 39% la seconda settimana in cui le sale diventato 460 (ma la media per sala scende a € 1.789); un ulteriore 54% in meno negli incassi della terza settimana, in cui cominciano a calare anche le sale (resta in 278) e quarta settimana in caduta libera anche perché smontato dalla maggior parte delle sale (resta in 107 schermi con media modesta di € 696). Un andamento tipico da film commerciale che per una volta premia un prodotto italiano in grado di imporsi in modo abbastanza trasversale.
TOMB RAIDER (data di uscita 15 marzo 2018 – incasso € 3.208.316)
Alicia Vikander è sicuramente tra le più invidiate del pianeta: giovane, graziosa, con un Oscar in tasca (per The Danish Girl) e un marito icona di virilità e bellezza (Michael Fassbender). Nel suo curriculum mancava un ruolo muscolare ispirato a una saga videoludica e Tomb Raider pare sfida impari. Il confronto è infatti nientepopodimeno che con Angelina Jolie, ma probabilmente si cercava proprio di fare qualcosa di diverso dando un taglio netto al passato, optando quindi per la ragazza normale, più grazia che muscoli, catapultata in una situazione eccezionale. Il risultato fa storcere il naso a molti e viene bollato subito come flop perché il primo week-end in America è sotto le aspettative (23,6 milioni di dollari) e anche nel prosieguo non brilla (56,9 milioni di dollari l’incasso a sfruttamento pressoché concluso). In realtà i mercati stranieri salvano il film incidendo sul totale di 272,2 milioni di dollari nella misura del 79,1% e consentendo un’ampia copertura del budget di 94 milioni di dollari. Incassi medi ma dignitosi un po’ ovunque e ben 78,5 milioni di dollari dalla Cina (ma avrebbe ripagato il budget anche senza). Non resterà negli annali della storia del cinema, ma prova a dire qualcosa di diverso su un tema usurato. In Italia vince il week-end al debutto, grazie anche alle 490 sale in cui è distribuito, ma ha un andamento piuttosto standard, per cui regge 3 settimane in top-10 per poi uscire di scena. La Vikander, sostenuta anche dai molti che dichiarano la sua interpretazione la cosa migliore del film, si sbilancia dichiarando la sua disponibilità per un possibile seguito, ma nessuna conferma in merito è ancora stata data e, anzi, si vocifera che la Warner Bros stia pensando a un nuovo reboot senza di lei. Attendiamo con più curiosità che ansia gli eventi.
IL SOLE A NEZZANOTTE – MIDNIGHT SUN (data di uscita 22 marzo 2018 – incasso € 3.339.224)
Il sick movie impera da sempre. Negli ultimi anni si è declinato all’amore romantico e alla malattia rara. Ne sono esempi recenti Colpa delle stelle, Io prima di te (almeno in parte) e Noi siamo tutto. L’originalità dell’ultimo arrivato è di essere un remake del giapponese Taiyō no uta, del 2006, di avere ispirato l’omonimo libro di Trish Cook (e non, come accade di solito, il contrario) e di avere tra gli interpreti il figlio di Arnold Schwarzenegger. Materiale sufficiente per farne un successo. A decretarne il recupero economico non è tanto l’impatto sull’immaginario o incassi milionari (il totale worldwide è di appena 20,5 milioni di dollari), quanto il budget risicatissimo di 2,8 milioni di dollari. L’Italia è il paese dove in proporzione il successo è maggiore, grazie soprattutto alla capacità della Eagle Pictures di proporlo e sostenerlo: visto il successo della prima settimana (2° posto al box-office e quasi un milione di euro), le sale nella seconda passano da 345 a 371. Negli Stati Uniti ha raggiunto 2.173 schermi ma gli incassi si sono fermati a 9,5 milioni di dollari.
NELLE PIEGHE DEL TEMPO (data di uscita 29 marzo 2018 – incasso € 135.920)
Confrontando gli incassi U.S.A. (95 milioni di dollari) con quelli del resto del mondo (31,4 milioni di dollari) un’immagine viene subito in mente. È quella di Oprah Winfrey che acquista tutti i biglietti in vendita nelle sale per dare l’idea del tutto esaurito. Successe, per sua stessa ammissione, con Beloved di Jonathan Demme, quindi non è da escludere che possa essere successo anche stavolta. Illazioni a parte, nulla, nemmeno Oprah, sembra però poter salvare il film dal flop globale a causa di un budget di 100 milioni di dollari comunque irrecuperabile. Anche in casa Disney, e di Oprah, non tutte le ciambelle escono col buco.
A QUIET PLACE – UN POSTO TRANQUILLO (data di uscita 5 aprile 2018 – incasso € 1.053.479)
Aprile, a causa dei primi veri tepori climatici, non favorisce il chiudersi nel buio di una sala cinematografica. A farne le spese sono vari film, tra cui l’horror fantascientifico di John Krasinski (marito della protagonista Emily Blunt). Mentre da noi fatica a superare il milione di euro, negli Stati Uniti, complice anche una critica entusiasta (95% di recensioni positive su Rotten Tomaotes, da noi tutti molto più tiepidi, conterà?) è un vero e proprio trionfo, con due week-end non consecutivi in vetta al box-office (in mezzo arriva Rampage, ma si sgonfia in fretta). Sembra proprio uno di quei casi in cui il passaparola è portentoso, tanto che a sfruttamento tutt’altro che concluso il film è ancora in top-10 e ha già superato i 160 milioni di dollari. Il totale worldwide è finora di 256,15 milioni di dollari. Non male considerando il budget di 17 milioni di dollari.
BOB & MARYS – CRIMINALI A DOMICILIO (data di uscita 5 aprile 2018 – incasso € 168.732)
Se becchi il week-end di sole sei fregato. Se poi, insieme al sole, ci sono altri titoli simili, quindi commedie italiane rivolte allo stesso target di pubblico, le speranze di distinguersi sono prossime allo zero. Ecco quindi la commedia nera di Francesco Prisco con Laura Morante e l’onnipresente Rocco Papaleo che, nonostante le 186 sale a disposizione, non trova occhi disponibili e debutta in 13esima posizione con una media piuttosto bassa (€ 627) che lascia spazio a pochi allunghi. Probabilmente una collocazione meno affollata (Contromano e Io c’è sono freschi di uscita e nel week-end escono anche Succede e Quanto basta) avrebbe aiutato il film a rendersi almeno visibile.
I SEGRETI DI WIND RIVER (data di uscita 5 aprile 2018 – incasso € 1.100.894)
Stando a Cannes 2017, dove Taylor Sheridan ha vinto il premio per la Migliore Regia nella sezione “Un Certain Regard”, sembrava uno dei film destinati alla stagione dei premi. Anche nelle sale americane, dove è stato distribuito a partire da agosto 2017, si è comportato discretamente, incassando 33,8 milioni di dollari a fronte di un budget di 11 milioni di dollari. Non a caso la Eagle Pictures lo ha posizionato non troppo lontano dagli Oscar 2018. Poi, però, qualcosa non ha funzionato e del film si è parlato sempre meno. Quel “qualcosa” ha un nome e un cognome: Harvey Weinstein che con la sua società ha curato la distribuzione U.S.A. del film. In seguito ai noti scandali per molestie sessuali l’interesse per il film è andato a picco. Tanto che per l’home video i diritti sono stati ceduti a Lionsgate. Il film ha finito quindi per essere escluso da tutti i palmares che contano. Unica consolazione, essere incluso nella lista dei migliori dieci film indipendenti dell’anno selezionati dai membri del “National Board of Review of Motion Pictures”. È pazzesco pensare a come spesso il destino di un film dipenda da variabili che con il film hanno ben poco a che vedere.
LA CASA SUL MARE (data di uscita 12 aprile 2018 – incasso € 285.533)
Dei film a distribuzione limitata provenienti dai festival è indubbiamente quello che, grazie unicamente al passaparola, riesce a cavarsela meglio. L’opera diretta da Robert Guédiguian, presentata al Festival di Venezia in Concorso, esce in sole 27 copie ma nel week-end di debutto ottiene la miglior media per sala della top-20 (€ 3.208). Il buon riscontro, considerando anche i feriali, spinge la Parthenos a supportare il film aumentando le copie in circolazione che alla seconda settimana diventano 45. La media dimezza (€ 1.511), ma considerando il periodo piuttosto gramo è comunque la seconda migliore media per sala della top-20, a dimostrazione dell’interesse del pubblico e del buon passaparola. Caso più unico che raro, alla terza settimana le sale aumentano ancora (passano a 53) e il film passa dalla 15esima alla decima posizione entrando quindi in top-10, con un calo negli incassi limitato al 7%. La cosa fa piacere per il film ma dimostra le difficoltà del cinema, soprattutto quello meno commerciale, a imporsi nelle preferenze di intrattenimento degli italiani. Se a un titolo d’essai va bene, sono tanti quelli a cui va decisamente peggio: Ex-Libris, I fantasmi d’Ismael, Insyriated, Hannah, Charley Thompson, Foxtrot, incassano chi meno (anche molto), chi poco più, di 50 mila euro, e, come già ribadito nell’introduzione, anche autori affermati come Ozon e Polanski vengono disertati.
RAMPAGE – FURIA ANIMALE (data di uscita 12 aprile 2018 – incasso € 2.442.078)
Che cosa ci si aspetta da un film con Dwayne Johnson? Che prenda a botte mostri enormi mentre fa l’occhiolino al pubblico. Cosa che puntualmente avviene. Questa volta anche con meno familismo rancido rispetto al precedente San Andreas, sempre diretto da Brad Peyton. Il volare basso del film, che in fondo mantiene ciò che promette, gli consente un ritorno economico. Il budget mostruoso di 120 milioni di dollari (quanti di questi andati alla star del film?) viene infatti ampiamente ripagato dai 358 milioni di dollari, a sfruttamento ancora in corso, raccolti worldwide. Va detto che se l’operazione è in attivo lo si deve principalmente alla Cina (126,6 milioni di dollari) che dimostra di amare questo genere di film fracassoni e basici. Nel resto del mondo, Italia compresa, non sfonda da nessuna parte, in particolare negli Stati Uniti, dove si assesta poco sopra gli 80 milioni di dollari. L’ancora più brutto San Andreas aveva raccolto globalmente 473,99 milioni di dollari. Che dormire sugli allori non basti più?
ESCOBAR – IL FASCINO DEL MALE (data di uscita 19 aprile 2018 – incasso € € 2.248.010)
Al festival di Venezia è stato presentato Fuori Concorso ed è stato liquidato come inutile un po’ da tutti. Finora è stato poco distribuito e con risultati non particolarmente brillanti: 882 mila dollari in Francia e 2,1 milioni di dollari in Spagna dove, giocando in casa, si pensava ottenesse numeri maggiori. La Notorius Pictures dimostra però di credere nel potenziale commerciale del film e lo sostiene sia nel marketing (spot ovunque e anche prima di eventi importanti) che nel dargli visibilità attraverso una distribuzione in più di 400 sale. Il risultato premia gli sforzi e il film di Fernando León de Aranoa, con la coppia super glam Javier Bardem / Penélope Cruz, è uno dei pochissimi titoli che riescono a ravvivare il mesto aprile cinematografico italiano. “We don’t need another Escobar!” potrebbe cantare Tina Turner, ma il pubblico sembra pensarla diversamente a dimostrazione di come sia difficile riuscire a capire cosa diavolo sia in grado di incuriosire e spingere qualcuno a poggiare il telecomando, staccare il culo dal divano e uscire di casa. Gli esiti commerciali del film saranno più chiari con l’uscita negli Stati Uniti prevista per il 15 giugno.
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SPIELBERG & SPIELBERG
THE POST (data di uscita 1 febbraio 2018 – incasso € 6.402.591)
READY PLAYER ONE (data di uscita 28 marzo 2018 – incasso € € 4.784.077)
In un unico trimestre esce una doppietta del più famoso regista del mondo. Non è la prima volta che Steven Spielberg lavora in contemporanea a progetti completamente agli antipodi (pensiamo al 1993 in cui videro la luce sia Jurassic Park che Schindler’s List), ma colpisce vedere un uomo di 71 anni così attivo, senza momenti di stanca, sempre all’apice del successo e in grado di spaziare dal thriller politico alla fantascienza distopica. Ready Player One esce nel mese di marzo in quasi tutto il mondo, The Post lo anticipa tra dicembre e febbraio. In realtà le riprese di Ready Player One sono cominciate a fine giugno 2016, quindi esattamente un anno prima rispetto a The Post, ma ha sicuramente necessitato di un grande lavoro di post produzione. Poi, evidentemente, si è deciso che i due film, anche perché così diversi, erano maturi per non contendersi lo stesso pubblico e uscire quasi in contemporanea. Scelta vincente perché sono entrambi grandi successi.
The Post incassa 81,8 milioni di dollari negli Stati Uniti e altri 92,6 negli altri mercati, per un totale di 174,5 milioni di dollari; alla luce del budget di 50 milioni di dollari un progetto piuttosto remunerativo.
Ready Player One ha invece un budget di 175 milioni di dollari ma diventa un blockbuster capace di rientrare degli ingenti costi grazie soprattutto all’andamento internazionale che incide sul totale di 566,6 milioni di dollari nella misura del 76,5% (è record in Cina con 217,5 milioni di dollari).
Abbastanza atipico l’andamento italiano, in cui il film adult oriented incassa di più di quello per teenager e famiglie. Complice sicuramente il lancio in grande stile con Meryl Streep, Tom Hanks e Steven Spielberg ospiti di Fabio Fazio a “Che tempo che fa” e presenti alla prima ufficiale a Milano che diventa ambitissimo evento mondano. La trasmissione tv domina l’Auditel della domenica sera con il 18,8% di share e ben 4.970.000 spettatori. Una platea vastissima che trasforma molti spettatori televisivi in spettatori cinematografici. Davvero un’ottima promozione che dimostra di dare i suoi frutti. Ragionevole, quindi, che The Post abbia la meglio su Ready Player One, il che dovrebbe anche farci ragionare su come creare sinergie vincenti tra cinema e televisione.
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NEESON & NEESON
L’UOMO SUL TRENO – THE COMMUTER (data di uscita 25 gennaio 2018 – incasso € 3.239.428)
THE SILENT MAN (data di uscita 12 aprile 218 – incasso € 396.679)
Tra l’uomo comune che si trova catapultato in una situazione eccezionale e il canuto informatore dell’FBI che aiuta la stampa a far luce sullo scandalo Watergate, in che ruolo abbiamo maggiormente voglia di vedere Liam Neeson?
Sicuramente in un movimentato thriller, perché ormai l’attore irlandese è icona di uomo stropicciato dalla vita che deve salvare o vendicare qualche familiare, o l’umanità, mentre tutto sembra remargli contro.
Ecco quindi che L’uomo sul treno diventa un inaspettato successo mentre The Silent Man proprio non ce la fa a decollare. Possiamo pensare che dipenda molto anche dalle date di uscita, con un gennaio più propizio agli incassi rispetto al pigro aprile, in realtà l’accoglienza italiana è in linea con quella riservata ai due film dagli altri mercati.
The Commuter ha incassato globalmente 120 milioni di dollari di cui il 69,7% (83,4 milioni di dollari) dai mercati extra americani, senza picchi particolarmente significativi, ma con risultati più che discreti ovunque. Triplicato il budget di 40 milioni di dollari.
The Silent Man viene accolto assai tiepidamente dalla critica e distribuito con il contagocce. Anche negli U.S.A. arriva solo in 332 schermi per un totale di 0,7 milioni di dollari e il risultato worldwide è solo di 1,6 milioni di dollari. Considerando l’andamento mondiale la BIM si sbilancia forse eccessivamente, probabilmente a causa del buon esito di L’uomo sul treno, e distribuisce il film in 239 sale, ma l’accoglienza riflette il poco appeal avuto dal film nei paesi in cui è stato distribuito. Dopo un debutto all’ottavo posto del box-office (con media modesta di € 1.132), alla seconda settimana perde 120 schermi, l’84% degli incassi e crolla al 20° posto del box-office settimanale. Terza settimana al 37° posto in 14 sale. Curiosità: si tratta di uno di quei film per cui si decide di sostituire il titolo originale (Mark Felt: The Man Who Brought Down the White House) con un altro titolo inglese, per fortuna, almeno, optando per la semplicità.
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Cosa ci riserverà la stagione calda del quarto trimestre? Avranno effetti positivi sul mercato i CinemaDays di luglio? La mancata partecipazione dell’Italia ai Mondiali di calcio porterà spettatori al cinema? Avengers: Infinity War riuscirà a togliere lo scettro di più visto della stagione a Cattivissimo me 3? Solo riuscirà a dare ulteriore brio alla top-10? Come un gatto in tangenziale resisterà in classifica o l’Italia finirà per abbandonare le prime dieci posizioni? Ci sarà qualche outsider in grado di imporsi?
Scopriremo come al solito tutto ciò, ma anche molto altro, nel prossimo e conclusivo numero del Barometro. Intanto non dimentichiamo, almeno ogni tanto, di rinnovare l’appuntamento con la sala cinematografica. Non tirate fuori la scusa del caldo, del sole, della luce fino a tardi, non si sogna solo d’inverno e l’aria condizionata può essere un valido supporto per farlo al fresco.
Come sempre, per confronti, opinioni, chiacchiere, consigli, proposte, suggerimenti, l’indirizzo è:
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