Baro-metro

Il Baro-metro: sguardi dalla sala (04/2017) – 2

A tre mesi di distanza, della notte degli Oscar è rimasta soprattutto la figuraccia da sagra della porchetta con l’ormai noto scambio di buste che ha portato a decretare erroneamente vincitore come Miglior Film La La Land al posto di Moonlight. Un errore che, accompagnato dallo sguardo attonito di Warren Beatty, ha ovviamente fatto il giro del mondo finendo per fare parlare più dei film trionfanti nel verdetto dell’Academy. Dagli “Oscar so white” della passata edizione si è passati agli “Oscar so black” di quest’anno. Era prevedibile, dato anche il “fresco” arrivo di Trump alla presidenza del paese più potente del mondo, che il sociale e la politica prendessero spazio, il sopravvento, però, si sperava di evitarlo. Comunque sia è andata, e il carico di paillettes e polemiche è ormai svaporato lasciando il posto ai film e alla loro memoria. Certo, difficilmente un film interessante come Moonlight resterà nel tempo, ma lasciamo che sia il tempo a dircelo. Intanto, come tutti gli anni, vediamo come si sono comportati i film vincitori nelle preferenze del pubblico. Quali, cioè, le opere premiate non solo dall’Academy ma anche dalle scelte degli spettatori, nel tentativo di capire come l’Oscar possa influire sull’andamento commerciale dei film.


Ecco quindi l’elenco degli 11 film vincitori di Oscar nel 2017 ordinati per incasso italiano (tra parentesi la categoria in cui il film ha vinto):

01 – ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI (costumi) – € 14.917.048

02 – SUICIDE SQUAD (trucco) – € 12.106.545

03 – ZOOTROPOLIS (animazione) – € 11.303.287

04 – IL LIBRO DELLA GIUNGLA (effetti speciali) – € 10.408.897

05 – LA LA LAND

(regia+Emma Stone+fotografia+scenografia+colonna sonora+canzone) – € 8.132.427

06 – LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE (montaggio + sonoro) – € 3.640.752

07 – ARRIVAL (montaggio sonoro) – € 2.852.468

08 – MANCHESTER BY THE SEA (Casey Affleck + sceneggiatura o.) – € 1.841.063

09 – MOONLIGHT (Film+Mahershala Ali+sceneggiatura n.o.) – € 1.475.457

10 – IL CLIENTE (film straniero) – € 965.187

11 – BARRIERE (Viola Davis) – € 271.334


Escludendo i premi squisitamente tecnici, che solitamente non hanno un grande peso commerciale e sono più una consacrazione del noto, e i film ormai fuori dalla programmazione, come il delizioso Zootropolis uscito a febbraio 2016, è interessante notare per gli altri il dato pre e post Oscar. Ovviamente a incidere è anche la data di uscita, a volte strategicamente calcolata proprio per sfruttare il traino di eventuali premi, in altri casi invece lontano dallo scintillio delle ambite statuette.

Partendo dal fondo della classifica, la Universal sfrutta perfettamente i tempi e fa uscire Barriere, terza regia di Denzel Washington, il 23 febbraio. Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’opera teatrale Fences di August Wilson, vincitrice del premio Pulitzer per la drammaturgia. Una storia molto americana in grado di far presa soprattutto sul pubblico d’oltreoceano e priva di particolare appeal (escludendo Denzel Washington, regista e interprete) per gli altri mercati. In Italia l’uscita è prudentemente limitata a 56 sale che diventano 46 la seconda settimana, quella post Oscar, in cui passa dal 14° al 20° posto della classifica settimanale. Non sembra quindi che il riconoscimento alla brava Viola Davis abbia aiutato molto, o sia stato sfruttato, per sostenere il film. Discorso analogo per l’America, dove il film è però nelle sale già da dicembre 2016 e quindi dopo il premio è ormai a fine sfruttamento. L’Oscar porta infatti solo un milione di dollari in più, che si aggiunge ai 56 già incassati. Maggiore, ma sempre moderato, l’impatto sugli altri mercati. Il dato pre Oscar era pari a 1,7 milioni di dollari, mentre dopo l’Oscar gli incassi extra-America arrivano a 6,7 milioni di dollari, con un impatto soprattutto nel Regno Unito, dove l’introito passa da 0,7 a 2,1 milioni di dollari. Il totale di 64,4 milioni di dollari, considerando il budget di 24 milioni di dollari, rende comunque il film un successo anche commerciale.

Il cliente ha colpito la giuria del festival di Cannes 2016 che gli ha attribuito ben due premi (Prix du scénario e Prix d’interprétation masculine), ma ha anche permesso al regista iraniano Asghar Farhadi di vincere il suo secondo Oscar dopo quello per Una Separazione. Avrà inciso la dichiarata non presenza del regista alla cerimonia degli Oscar in aperta protesta contro le misure restrittive stabilite dal neo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei confronti dei cittadini stranieri? Ovviamente non è dato saperlo e il valore del film, che però non ha messo d’accordo tutta la critica, è sotto i nostri occhi. Certo è che farsi notare aiuta sempre, se non altro ad accendere i riflettori, su una causa sacrosanta ma anche su di sé. A livello commerciale un Oscar consente una distribuzione capillare. Il maggior risultato del film è quello americano con 2,4 milioni di dollari in 115 sale, poi viene la Francia (1,8 milioni di dollari) e in terza posizione l’Italia, dove il film è uscito a inizio anno beneficiando del massimo periodo di afflusso nelle sale nel nostro paese. Strano, al riguardo, che l’effetto Oscar non sia stato sfruttato a dovere. Alla settimana dopo la premiazione, infatti, il film aumenta del 77% gli incassi ma gli schermi aumentano di sole 5 unità (da 13 a 18) e la settimana ancora successiva le sale tornano ad essere 13, perdendo ogni possibilità di un eventuale recupero da parte del pubblico. In generale, comunque, i 7 milioni di dollari globalmente incassati rappresentano un successo notevolmente inferiore rispetto ai circa 20 ottenuti con Una separazione.

Moonlight è sicuramente il film che ha maggiormente beneficiato del traino degli Oscar, anche perché non solo ne ha vinti tre, ma soprattutto il più importante, quello per il Migliore Film dell’anno, scelta che ha fatto discutere i più, anche, ma non solo, per l’errore delle buste. Prima della consacrazione il film di Barry Jenkins aveva incassato 22,2 milioni di dollari negli U.S.A. e circa 8 milioni di dollari negli altri mercati. Il post Oscar ha permesso al primo dato di raggiungere i 27,8 milioni di dollari e al secondo i 28 milioni di dollari. È quindi soprattutto nei mercati extra-americani che l’Oscar ha avuto un peso importante, anche perché negli U.S.A. il film ha avuto un’uscita limitata in ottobre e più estesa a  partire da novembre, quindi Moonlight è arrivato agli Oscar a sfruttamento ormai concluso. Operazione, comunque, mostruosamente in attivo se consideriamo il totale di 55, 8 milioni di dollari a fronte di un budget di 1,5 milioni di dollari. In Italia la Lucky Red lo colloca con grande fiuto proprio a ridosso della cerimonia (16 febbraio) permettendogli di godere appieno

Discorso analogo per Manchester by the Sea: 8,5 milioni di dollari il budget, 74,8 milioni di dollari l’incasso globale, di cui 47,7 milioni di dollari negli Stati Uniti. In questo caso, però, il film è arrivato nella maggior parte dei mercati abbastanza tempo prima degli Oscar (soprattutto tra dicembre e la prima settimana di febbraio), quindi i due Oscar conquistati si sono limitati a consolidare i numeri ottenuti senza allunghi sostanziali. Ancora ottimamente strategica la Universal che pone in Italia il film in uscita il 16 febbraio.

Anche Arrival giunge agli Oscar a sfruttamento ormai completo, e sul suo successo hanno giocato soprattutto le otto candidature. In America, dove esce in novembre, raggiunge i 100 milioni di dollari, nel resto del mondo i 97,5 milioni di dollari, con i picchi in Cina (15,8 milioni di dollari) e Regno Unito (11,7 milioni di dollari). In Italia era previsto per novembre, poi è stato posticipato al 19 gennaio, scelta lungimirante considerando la pioggia di candidature. Grande esclusa, pare per fare posto a Ruth Negga (protagonista di Loving), la neo Leonardo DiCaprio, cioè Amy Adams, forte di cinque candidature agli Oscar mai andate a buon fine.

Erano 10 anni che Mel Gibson non dirigeva un film e La Battaglia Di Hacksaw Ridge ottiene il plauso di parte della critica e l’interesse del pubblico. A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, il totale worldwide di 175 milioni di dollari consente un lauto guadagno. Da segnalare che l’incasso in Cina (62,1 milioni di dollari) non si distanzia troppo da quello americano (67,2 milioni di dollari). Ottimo anche il risultato italiano, favorito da una strategia da parte della Eagle Pictures (data di uscita 2 febbraio) davvero efficace. I due Oscar vinti aggiungono solo pochi spiccioli, infatti il film giunge agli Oscar a fine corsa, ma le candidature attirano molti sguardi sul film.

Il vincitore morale, e comunque il film che ottiene più premi, cioè La La Land, non ha bisogno degli Oscar per diventare un grande successo di pubblico, ma le 14 candidature trasformatesi in 6 Oscar gli permettono di incrementare il bottino di ben 70 milioni di dollari. Numeri effervescenti ovunque: 151 milioni di dollari negli U.S.A. e ben 291,4 nel resto del mondo (il 65,9% del totale). Risultato che sfata il luogo comune che vuole il musical apprezzato soprattutto in America e snobbato negli altri mercati. Ma l’opera di Damien Chazelle oltre che fenomeno cinematografico riesce a diventare anche fenomeno di costume. Tra gli incassi si distinguono Regno Unito (37,3 milioni di dollari), Giappone (36,7 milioni di dollari), Cina (35,9 milioni di dollari) e Corea del Sud (25,6 milioni di dollari). Anche in Europa va a gonfie vele ma il risultato italiano, buono considerando i dati non proprio esaltanti del periodo febbraio/marzo, è comunque uno dei più bassi d’Europa. In Francia, Germania e anche Spagna è infatti La La Land mania, con numeri ampiamente superiori ai 10 milioni di dollari. Nessuno avrebbe comunque pensato che i 30 milioni di dollari di budget si sarebbero moltiplicati in modo così esponenziale raggiungendo un totale complessivo di 442,5 milioni di dollari. Molto amato ma anche piuttosto odiato, ha creato muri invalicabili tra estimatori e detrattori, tutti fermamente convinti delle proprie idee. Con buona pace di chi lo ha snobbato o liquidato sbrigativamente è comunque il film che resterà di questa edizione degli Oscar.


Dall’analisi dei dati si deduce quindi che non sono tanto i premi conquistati a garantire incassi elevati, quanto le candidature, già di per sé promesse di qualità. È quindi il parlare intorno al film a incuriosire e a indurre lo spettatore a uscire di casa per verificare su grande schermo se il clamore atteso è giustificato. Lo si evince anche dai buoni risultati di alcuni titoli pluricandidati ma rimasti a bocca asciutta.

Lion (6 candidature), già analizzato nel numero precedente in quanto uscito in Italia a Natale, ha avuto gambe più lunghe del previsto e ha ottimizzato i costi: budget di 12 milioni di dollari e incasso mondiale di 140 milioni di dollari, di cui 51,7 milioni di dollari negli States e 88,3 negli altri mercati. Spiccano i 22,3 milioni di dollari raccolti in Australia (teatro parziale della vicenda, patria produttiva del film e home sweet home del regista Garth Davis e di Nicole Kidman). Anche in Italia, complici le festività e il buon passaparola, il film riesce a raggiungere i 4 milioni di euro e a restare in top-20 fino a febbraio inoltrato.

È invece un fenomeno soprattutto americano Il diritto di contare (3 candidature) che con il sorprendente incasso in patria (169,1 milioni di dollari) copre il 73,7% del totale. In Italia la 20th Century Fox lo colloca l’8 marzo, a Oscar ormai consegnati, sfruttando la visibilità che il film e il nutrito cast hanno avuto nel mese di febbraio a seguito del successo americano e delle candidature. Buono il riscontro (2,6 milioni di euro), in linea con gli altri paesi europei. Nel mondo spiccano i 13 milioni di dollari incassati in Australia.

Nonostante si parli di un pezzo di America, e dei suoi frantumi, Jackie (3 candidature) è considerato film non facile e negli Stati Uniti ha un’uscita limitata (508 sale) e incassa solo 14 milioni di dollari. Nel resto del mondo, escludendo il Regno Unito (3,7 milioni di dollari), è l’Italia il paese con il migliore incasso (2 milioni di euro). Sicuramente il tanto parlare (mediamente bene) in occasione della presentazione del film durante il Festival di Venezia lo ha reso visibile e ha solleticato la curiosità del pubblico. La distribuzione massiccia della Lucky Red in prossimità degli Oscar (218 sale) ha fatto il resto.

Poco, invece, il fermento intorno al riuscito Loving di Jeff Nichols, per cui Ruth Negga ha ottenuto la candidatura come migliore attrice. Trattasi di storia molto americana che forse l’America non ama rivangare. Negli Stati Uniti esce in 572 schermi e incassa 7,7 milioni di dollari, nel resto del mondo arriva con il contagocce e va discretamente solo in Francia (2,1 milioni di dollari). In Italia esce a metà marzo, a Oscar già consegnati, distribuito da CINEMA e non lascia particolari tracce.


Pagina precedente: ANALISI BOX_OFFICE – III TRIMESTRE STAGIONE 2016 / 2017

A seguire:

COSA IL PUBBLICO HA VISTO

COSA IL PUBBLICO HA INTRAVISTO

COSA IL PUBBLICO NON HA VISTO