Commedia

I VITELLONI

TRAMA

Le giornate oziose di un gruppo di giovani provinciali.

RECENSIONI

Nuvole minacciose e furiose raffiche di vento cingono d'assedio il borgo che è comoda prigione per gli (anti)eroi eponimi, costantemente tentati da evasioni esotico-amatorie che sono squallido alibi di fronte a un'autocoscienza inespressa, triste placebo per un male di vivere che soltanto Moraldo sarà capace di affrontare e (forse) vincere, salendo sul primo (e ultimo) treno nell'alba in cui ha inizio la vita. La fuga silenziosa è l'unica via di uscita da un microcosmo dominato dall'ombra della morte (la festa iniziale segna la fine dell'estate) in cui le persone mentono (in primo luogo a se stesse) e si travestono ad libitum, abbandonandosi all'ebbrezza di un divertimento febbrile quanto effimero (la superlativa sequenza del veglione, vero cuore del film). La fusione di elementi comici e drammatici si fa nella parte finale (il dramma della gelosia accessoriato di nerbate) eccessivamente meccanica, alcuni personaggi (Riccardo e Leopoldo su tutti) faticano ad affrancarsi dallo stereotipo e i dialoghi fra Moraldo e il suo doppio adolescenziale sono a dir poco prevedibili, ma Fellini è già senza rivali nell'arte di (ri)disegnare il reale tramite pennellate meravigliosamente incongrue (il kitsch mistico della bottega violata, l'adorazione della statua, i prelati che sfilano sulla spiaggia) e offre al cinema - complice un Sordi d'ineguagliata efficacia - uno dei più acidi e commossi specchi dello spleen (non solo) periferico.