TRAMA
Joe Turner, ricercatore della CIA, si salva per puro caso dalla strage in cui cadono i suoi colleghi. Presto scopre di non potersi fidare dei superiori, e di doversi salvare da solo. Non è detto che ci riesca.
RECENSIONI
Il film coglie perfettamente la temperie di anni che videro l'orizzonte luminoso della Nuova Frontiera intorbidirsi di trame oscure (il Watergate), intrighi internazionali (il colpo di Stato in Cile tramato dalla CIA, sul quale si può leggere il bel libro di Patricia Verdugo Salvador Allende), prospettive angosciose. La perdita dell'innocenza vissuta, anche per il sanguinoso fallimento del Vietnam, dalla coscienza collettiva degli U.S.A. diffuse ovunque i suoi riverberi (fin nella ricostruzione del passato, con la dissacrazione della mitologia western), e il Condor si colloca in tale contesto opponendosi al minestrone della salute propagandato dall'agiografia ufficiale. Al centro del dramma sta l'uomo comune, la cui inflessibile limpidezza lo spinge a sfidare coraggiosamente chi complotta nella partita del potere (e del petrolio); è il paradigma hitchcockiano, senza l'umorismo di Hitchcock e con una cupezza di fondo senz'altro giustificata dalla materia lutulenta. Il ritmo è serrato (con la prima macrosequenza eccezionale per costruzione drammatica e scenica), e l'aspra inquietudine priva di catarsi non cessa di turbare. L'intatta forza del film dipende certo dalla sobrietà stilistica immune da smancerie romantiche (il rapporto fra Joe e Kathy si regge su un'ammirevole tensione, e la scena di sesso trasmette tutta la disperazione e la furia di cui è pervasa), ma pure da un fattore oggi negletto in tanto cinema virtuosistico e indiavolato: l'assenza della fretta. Le sospensioni dell'azione sono utili ad affezionarsi ai protagonisti, il cui profilo viene curato con brevi tocchi efficaci - le fotografie scattate da Dunaway, l'affetto di Redford per l'amica ignara - e non mortificano il crescendo della tensione (la scena dell'ascensore, così elementare all'apparenza) anche per il soccorso di espedienti di solido mestiere, come il montaggio alternato che illustra le mosse del sicario. Lezione per i registi ambiziosi: orditi complicati che piombano i personaggi nell'impotenza e nel disagio risaltano meglio dalla trasparente vigoria dello stile di Pollack che dalla frenesia inintelligibile di un'opera pur tematicamente prossima come Syriana.