Commedia, Recensione

I SOLITI IGNOTI

TRAMA

Dante dà lezioni da scassinatore a uno scalcagnato gruppo di improvvisati ladri che hanno la mira di rapinare il Monte di Pietà. Una volta sul luogo, iniziano “il colpo” con imprevisti paradossali.

RECENSIONI

Nacque come parodia del Rififi di Jules Dassin, sulla scia di una commedia criminale inglese come L’Incredibile Avventura di Mr. Holland, sfruttando le scenografie di Le Notti Bianche e prendendo spunto da un racconto di Italo Calvino (‘Furto in una pasticceria’). Invece, molto nota anche all’estero, questa pellicola è finita per essere considerata la capostipite della commedia all’italiana (anche se non è proprio così): ricca di trovate divertenti, con grandi attori e caratteri “regionali” simpaticissimi (fra cui la scoperta di Monicelli, Tiberio Murgia, nei panni di Ferribotte) ma con un inedito piglio realistico e drammatico. Il regista, oltre che fare sfoggio di bellissimi movimenti di macchina da presa e poter vantare l’esordio di Claudia Cardinale e il primo ruolo comico (Peppe ‘er pantera’) di un Vittorio Gassman trasformato dal trucco (prima impegnato in ruoli seri e antipatici), ha il merito di aver lavorato per restituire, con lirismo anche malinconico, un quadro della povertà del Dopoguerra, ammantandola di sentimento. Totò campeggia sulle locandine ma ha solo una particina. Il doppiaggio trasforma il sardo Murgia in siciliano e il napoletano Pisacane (nei panni di ‘Capannelle’) in bolognese.