Commedia

I MARCIAPIEDI DI NEW YORK

Titolo OriginaleSidewalks of New York
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2001
Genere
Durata107'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

Le storie di sei personaggi si intrecciano a New York.

RECENSIONI

Ed Burns dimostra un'incrollabile coerenza e continua imperterrito per la sua strada di un cinema generazionale in cui prìncipi sono le solite questioni di cuore e di letto vissute da un pugno di personaggi che incrocia i propri percorsi sentimentali e i propri tentativi di vita in una New York ante 11 settembre (e il discorso sul "sentirsi sicuri negli USA", che fa uno dei personaggi, suona oggi come un paradosso). Sulla carta ogni film dell'attoreregista si presenta potenzialmente distruggibile: parole parole parole sugli abusati temi di cui sopra, (amore&sesso, coppie che si sfasciano, incontri che si compiono nel segno costante dell'incertezza del domani) eppure ogni volta il miracolo si compie e ci si trova di fronte a un ameno check up che testa lo stato di salute dell'idealismo romantico, un'analisi precisa che conquista per la sua assoluta mancanza di presunzione, per l'approccio sentito e sincero, per la freschezza nella descrizione delle situazioni, per la semplicità cristallina di molti dialoghi. I MARCIAPIEDI DI NEW YORK è una sorta di lieve acquarello che ricorda Allen - senza averne l'ultima, insopportabile morbosità - e che presenta una bella agilità di meccanismo e una solida costruzione dei raccordi tra i diversi filoni narrativi.
Dopo un debutto assai convincente (I FRATELLI MC MULLEN) e un secondo film (IL SENSO DELL'AMORE) che era una sorta di mid-low budget remake del primo (che era costato meno di trentamila dollari), Burns esce dal microcosmo familiare, che aveva scandagliato a fondo nelle due precedenti prove, per gettarsi tra i percorsi esistenziali che  tracciano le avenue della Grande Mela, facendo inseguire i suoi personaggi da un intervistatore onnisciente (soluzione che consente al regista di non rinunciare al minimalismo della messinscena e alla sua candida e piuttosto amabile rappresentazione di sentimenti e tormenti). Sembra di trovarsi di fronte alla versione epurata dal cinismo del secondo (bellissimo e ignorato) film di LaBute, AMICI E VICINI, anche se lo sguardo ricorda più altri autori dell'ultima generazione (Stillman in primis che, però a differenza di Burns, dopo il primo film, METROPOLITAN, non ha tenuto fede alle aspettative).
I MARCIAPIEDI DI NEW YORK, nei suoi limiti e difetti (eccessivamente dilatato, qualche taglio avrebbe giovato), è una significativa galleria di ritratti, tutti ben sfaccettati e mai univoci e in cui spicca, su tutti, la bella prova di Heather Graham

Edward Burns clona Woody Allen (qua e là lo cita letteralmente) e scopre che il DNA del kleinmann newyorkese è stato contaminato da quello di Robert Altman (o, se preferite, da quello di un Paul Thomas Anderson in versione altmaniana)… giocherellando un po’ con la trama di Alien (Allen?) Resurrection, è davvero possibile farsi una buona idea di questo Sidewalks Of New York: accordi & disaccordi sessual-amorosi, nevrosi da grande mela, causali casualità, il tutto in salsa documentaristica, con tanto di interviste fittizie e cinepresa reportagesca alla Mariti e Mogli. Tutto (forse poco) qui. Solo che è un poco sorretto da una buona scrittura, dialoghi spesso divertenti e (quasi) mai stupidi, simpatiche capatine nei territori della “leggera profondità” (quella che lo sclerotizzato Allen ha smarrito da anni), una struttura a incastri “fatali” (nel senso di fato/destino) funzionante e una regia diligente che regge fino alla fine la propria coerenza “cinema verité”. Impossibile chiedere di più a un film che sceglie di volare basso, intelligentemente privo di troppe ambizioni, ma che trova proprio nell’estraneità al concetto di pretenzioso uno dei suoi maggiori pregi. Bene gli attori, con due estremi: lo stesso regista Edward Burns, come attore invero poco espressivo, e la deliziosa Heather Graham, perfetta con garbo.