TRAMA
La città di Rose Creek è sotto il controllo del magnate Bartholomew Bogue, che non esita a spargere sangue pur di ottenere le terre dai cittadini. La vedova Cullen però non si arrende e assolda 7 fortissimi mercenari per fronteggiare la tirannia del crudele capitalista. La resa dei conti è dietro l’angolo.
RECENSIONI
Fuqua è da sempre un tipo diretto. Già nell'intro, dopo un campo lungo sulle montagne innevate, un morbido carrello orizzontale sul fiume che attraversa Rose Creek, due inquadrature su alcune pecore che brucano nella piena tranquillità, il regista spezza la calma atmosfera con l'esplosione di una carica di dinamite.I Magnifici 7 quindi regala solo pochi secondi all'idea idilliaca del western, mette in chiaro l'intenzione di riproporre un genere secondo ritmi e coordinate molto più dinamiche, vicine all'action e al war movie.Siamo dalle parti della scuola Spaghetti, basti osservare i primi due magnifici Sam (Denzel Washington) e Josh (Chris Pratt) ricalcati rispettivamente sui modelli del Frank di C'era una volta il West e del Biondo de Il buono, Il brutto e Il cattivo.I sette si pongono così nell'orizzonte di una rivisitazione che svia dalla retorica della parola, questa confinata nella carneficina iniziale del malvagio Bogue che funge da anti-manifesto, e puntano esclusivamente all'azione come unico strumento di rivolta per contrastare le nefandezze del Dio Capitale.
Sebbene avvolta in un'aura pulp (Sam fischietta persino il celebre motivo di Twisted Nerve/Kill Bill), l'ambientazione è crepuscolare, con cieli nuvolosi e luci tenui che accompagnano questo gruppo di antieroi verso una missione suicida contro il Potere, quasi fosse l'unica via per riattualizzare il mito del Vecchio West.Si tratta sì di figur(in)e tipo e in parte può sembrare che non riescano a sradicarsi dal cliché di appartenenza, ma osservando attentamente l'approccio di Nic Pizzolatto noteremo come ci sia un tentativo di azzeramento di un ipotetico passato. Su questo aspetto è illuminante la risposta di Jack Horne (Vincent D'Onofrio) che, interrogato sulla sua vecchia pratica di collezionare scalpi, rassicura sul fatto che quella era un'altra storia. Questi reietti allora accettano l'incarico per trovare una nuova collocazione e, nell'abbandonare le loro rispettive fonti di guadagno, non fanno altro che scardinare la logica stessa del mercato. Remake del celebre film di Sturges del 1960, I Magnifici 7 conferma Fuqua come uno dei pochi registi hollywoodiani capace di mantenere un'idea forte e coerente, in cui il movimento, il ritmo e l'azione riescono sempre a non snaturare l'universo che di volta in volta viene affrontato. Siamo in un cinema palesemente politico che ritrova la speranza nella provocatoria estromissione dell'uomo bianco. A sopravvivere, infatti, sarà un manipolo multietnico che fino a quel momento, a parte il protagonista Sam, era stato confinato in una posizione pressoché secondaria. Un revisionismo forse senza futuro, ma con le idee molto chiare.