TRAMA
Viene indetto nel Bronx, da Cyrus leader dei Riffs, un raduno delle bande criminali per riappacificarle: ma i Rogues lo uccidono e addossano la colpa ai “Guerrieri” di Coney Island, nove ragazzi ora costretti alla fuga, braccati da tutte le bande della città.
RECENSIONI
Più che un classico, una leggenda metropolitana: non s’era mai vista una tale epica iperrealistica, lisergica, dal ritmo rock, colorata, per un racconto allo stesso tempo fatuo come una fiaba ed esaltante come una perla rara. La messinscena di Walter Hill fa miracoli con esiguo budget, l’inedita New York in mano a pittoreschi e violenti personaggi in divisa richiama il western metropolitano di Distretto 13: le Brigate della Morte, facendo stazionare il film, anche, nel thriller/horror. Trait-d’union fra Arancia Meccanica e 1997: Fuga da New York, fra l’archetipo classico (il romanzo del 1965 di Sol Yurick è lontanamente ispirato all’Anabasi di Senofonte) e la modernità stilizzata-violenta-musicale-astratta, resta impresso per le mise tribali (i Guerrieri hippie, i Baseball Furies con volti dipinti, le crudeli Lizzies, i Riffs afro-orientali) e per l’ibrido frutto delle circostanze: sconfessando la sceneggiatura di David Shaber, realistico aggiornamento dei film sulla devianza giovanile anni cinquanta, Hill pensava al fumetto, alla divisione in capitoli, all’eccentricità pop. Non riesce nell’intento per la fretta della produzione di uscire in sala: nel DVD del 2005 con director’s cut, ci sono sequenze inedite e insert a fumetti che non lasciano dubbi sulla natura da striscia in futuro prossimo cui pensava, ma è proprio il “compromesso” uscito nel 1979 a essere unico in un’ambiguità in cui è arduo capire se si prenda sul serio o sia (anche) un ironico musical moderno all’insegna dell’arte visuale. Hill, infatti, da un lato pretende dal coordinatore degli stunt Craig R. Baxley scene credibili di combattimento e, dall’altro, crea un universo talmente stilizzato da rasentare l’improbabile; da una parte imbastisce un fantasy, dall’altro filma per le strade di New York immergendosi nel look e nella violenza metropolitana delle bande, senza giudizi e paternalismi (da cui la natura, anche, di film maledetto). La critica non capì, i giovani apprezzarono facendone un cult movie istantaneo, street gang comprese.