TRAMA
Friedrich Nietzsche arrivò a Torino il 7 aprile del 1888, dopo un viaggio piuttosto avventuroso: avendo preso il treno sbagliato, era dapprima finito a Genova. Dopo l’iniziale irritazione, e una volta sistematosi nella sua stanza con i suoi libri, taccuini ed un pianoforte, il filosofo passò i giorni a scrivere, leggere e passeggiare.
RECENSIONI
Volare senza ali
Documentario brasiliano sul periodo trascorso a Torino dal celebre filosofo. Interessante il tentativo di arrivare all'essenza di un personaggio evitando la biografia spicciola, ma cercando di trasmettere emozioni attraverso la rischiosa combinazione di voci, musiche e immagini. Il documentario mira alto, ma la comunicazione è intermittente e convince solo a tratti. La scelta di suggerire piuttosto che mostrare risulta efficace soprattutto nella prima parte, in cui le parole di Nietsche, lette fuori campo, commentano, insieme ai rumori d'ambiente, i dialoghi muti dei personaggi. L'effetto è straniante ma a suo modo coinvolgente. Poi, però, il legame sottile che lega ciò che si vede e si sente ai pensieri che ne derivano, risulta sempre più esile, rendendo la fruizione via via più difficoltosa e allargando in modo preoccupante la distanza tra spettatore e schermo. La sensazione è che l'apparato visivo non aggiunga molto, o perlomeno non abbastanza, alle parole del filosofo, trasformando l'originale idea di base in un'ambizione priva della necessaria, data la pretenziosità del progetto, rivoluzionaria fantasia. Torna in mente il genio del compianto Derek Jarman che, con ben altri risultati, era riuscito nella difficile impresa di trasmettere il pensiero di Wittengstein nell'omonimo film.

Vorrei ma non posso…
Un attore con barba posticcia veramente patetica (uno spropositato batuffolo di pelo malamente appiccicato al mento che s’insinua per il viso fino a penetrare le cavità orali e nasali) ed occhialetti “intellettuali” da pochade si aggira disorientato nella città sabauda (tra riprese documentarie e qualche ricostruzione), mentre una tediosa voce fuori campo salmodia pensieri, parole, intuizioni sortite dalla penna del filosofo tedesco nel suo periodo torinese. I brani citati (tra cui gli appunti musicali mossi a Wagner in favore della “Carmen”) sono belli e (d)istruttivi come le cose migliori di Nietzsche: ma, leggendole nei suoi libri, almeno ci saremmo risparmiati questo dilettantesco (e futile) tentativo di dare immagine a pensieri che ne sono colmi di per sé. Il ritmo inesistente del “saggio” concilia il sonno ed impedisce la concentrazione necessaria a (tentare di) penetrare una minima parte dell’universo del pensatore. La povertà del linguaggio filmico fa il resto: non basta riprendere una ragazza al pianoforte per essere il nuovo De Oliveira.
