Supereroi

I FANTASTICI 4 E SILVER SURFER

Titolo OriginaleFantastic Four: Rise of the Silver Surfer
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2007
Genere
Durata95'
Sceneggiatura
Tratto dadalle strisce di Stan Lee e Jack Kirby
Fotografia

TRAMA

I preparativi per il matrimonio tra Reed Richards e Susan Storm vengono interrotti da misteriose anomalie cosmiche sulle quali i Fantastici 4 sono chiamati a investigare. La Terra è diventata infatti l’obiettivo di Silver Surfer, un criptico araldo intergalattico che gira per l’universo per conto di Galactus, semi divinità che si nutre dell’energia vitale dei pianeti.

RECENSIONI

Dopo un filmetto piacevolmente semplice in grado di sviluppare le problematiche dei personaggi senza dimenticare l'azione, complice il successo al botteghino, i Fantastici 4 tornano sullo schermo. In questi due anni sembrano soprattutto essersi divisi tra palestra e sala trucco e ostentano una telegenia a stretto confine con la plastica (Jessica Alba ha l'espressività di un robot e pare costruita in computer grafica sul negativo di Angelina Jolie). Al di là dei commenti da "gossip addicted", però, purtroppo il film non offre grandi spunti. Lo stile basic del primo episodio, infatti, mal si adatta a un progetto incentrato prevalentemente sull'azione, con conflitti elementari risolti puntando esclusivamente sul target "nucleo familiare con prole": lui lavora troppo e tutti i preparativi del matrimonio ricadono su di lei; lei assomiglia all'amata del cattivo e il cattivo diventa buono; per salvare il mondo bisogna essere uniti, e banalmente via di questo passo. Tutto buttato lì a mo’ di slogan e risolto con due-battute-di-dialogo-due, senza che le parole derivino da un percorso e giungano a qualcosa che superi l'effetto del momento. Lo script punta molto anche sulla comicità, ma a parte qualche battuta ficcante l'umorismo è stantio (si dovrebbe ridere per un super rutto della Cosa che scompiglia la capigliatura di un basito cappellone?). Anche il tanto atteso Silver Surfer, su cui è stata costruita tutta la campagna promozionale, assomiglia sfacciatamente al T-1000 di Terminator 2 – Il giorno del giudizio e si limita a sfrecciare a destra e a manca emanando più lucentezza che fascino. Per tacere del Dottor Destino, già punto debole del primo film e qui non solo privo di carisma, ma anche di ogni utilità narrativa. Nel baraccone che ne consegue, a spasso per i luoghi più turistici del globo come ogni B-movie che si rispetti (si comincia con Tokyo, si passa per le piramidi egiziane, si arriva a Londra, fino a giungere, chissà perché, alla Foresta Nera in Germania), c'è spazio anche per qualche stoccata all'esercito, che non disdegna la tortura, e per scelte apparentemente anticonvenzionali. Mister Fantastic, infatti, si fa portatore dei "Dico" e alla fine si interroga dicendo "Perché, bisogna essere normali per avere una famiglia?". Curioso che la domanda gli venga dopo tutta una prima parte in cui i ruoli sociali sono codificati senza la benché minima ironia, con la donna fremente per le nozze mentre l'uomo pensa ad altro, e dove il massimo della vita, e dell'amore, è un matrimonio da super-cafoni ispirato unicamente al kitsch. Davvero non si capisce cosa, oltre alla fretta (dei personaggi e degli sceneggiatori), porti i promessi sposi a una nuova consapevolezza. Ma tutto il film non si cura minimamente di dare un motivo all'azione, finendo per trasformare in vacuità l'aria scanzonata e la leggerezza delle intenzioni. L'assenza di dinamiche credibili, l'azzeramento delle psicologie e la prevedibilità degli sviluppi, rendono quindi il sequel un grosso passo indietro rispetto al film del 2005, diretto sempre da Tim Story ma con molto più brio. Speciali ma non sempre fluidi gli effetti digitali della Weta. Battuta (s)cult: "Serve un impulso di tachioni!"