TRAMA
Nella Spagna dove si affrontano cristiani e mori, un piccolo villaggio è occupato da questi ultimi. I contadini s’organizzano per la rivolta.
RECENSIONI
Coraggioso tentativo di Vittorio Cottafavi di mescolare il film d'avventure storico-picaresche al procedimento brechtiano (è aperto e chiuso dalla figura di un affreschista che si rivolge direttamente al pubblico) per cui, con un'ironia straniante, s'induce alla riflessione etica e politica. L'epica e lo spettacolo vanno a braccetto con la comicità, che apre ad alcune considerazioni sulla società umana in generale, sulla prepotenza che applica i principi "tayloristici" alla produzione "industriale" (evidenti i riferimenti al presente), sul commercio minacciato che è il primo a comandare le guerre (alle spese degli operai), sulla politica che ne nasconde gli orrori, sulla necessità d'una convivenza pacifica fra culture diverse (non c'era bisogno, però, di chiudere con quella pomposa voce fuori campo). Da antologia la sequenza della “carica" finale dove Cottafavi, a parte l'efficacia tecnica dei carrelli laterali in velocità, utilizza il bianco e nero e il commento sonoro delle nacchere, perché la violenza non è a colori e per distanziare dalla leggenda, scrutando la guerra in faccia. Peccato che questi spunti anomali e notevoli s'alternino, come detto, ai codici più corrivi del film di genere (intermezzi con schermaglie amorose compresi) cui il regista, volutamente, non aderisce, prendendo contraddittoriamente le distanze con un montaggio più sgangherato che anomalo, senza trovare l'adatta intonazione d'insieme: forse è proprio questa la ragione per cui la pellicola fu un flop che allontanò il suo autore dal grande schermo per più di quindici anni. È come se il Godard prima maniera o il Joseph Losey più bizzarro avessero rigirato alcune scene di un semplice prodotto popolare: a Brecht subentra più volentieri la pura commedia (divertente, ma non sempre felice), l'apologo impegnato pare non fondersi, se non nel compromesso, con l’avventura umoristica (con stilemi in anticipo su L'Armata Brancaleone: il guerriero cialtrone di Arnoldo Foà ricorda proprio quello di Vittorio Gassman). Ma va lodata come operazione insolitamente sperimentale nel panorama nostrano del periodo.
