
TRAMA
Muore Katie Elder e al funerale manca solo il maggiore dei suoi quattro figli, un pistolero. Un affarista locale teme il suo arrivo e assolda un killer per ucciderlo, nell’eventualità che reclami il ranch di famiglia di cui si è appropriato indebitamente.
RECENSIONI
Prima, bisogna mandare giù due bocconi indigesti: John Wayne che, oltretutto provato da un’operazione per cancro, veste i panni di fratello maggiore di 57 anni con madre di 64; una parte iniziale verbosa e dal ritmo lasco, dove gli Elder ci mettono tre quarti d’ora a capire che hanno perso il loro ranch in circostanze poco limpide, mentre vari discorsi memoriali omaggiano Katie, figura che aleggia come un fantasma morale per tutto il film (nell’ultima scena, Henry Hathaway inquadra la sua sedia a dondolo). Per il resto c’è poco di cui lamentarsi: il soggetto di Talbot Jennings (scrittore di teatro, radio e cinema, sue le sceneggiature di La Tragedia del Bounty e Passaggio a Nord Ovest) è generoso di sviluppi che disattendono le traiettorie prevedibili del racconto, con il villain che stringe sempre più il cappio intorno al collo dei quattro figli. Anche Hathaway si redime da riprese lunghe e poco inventive nella sparatoria lungo il fiume, da antologia (da citare anche la tesa ed eccitante scena finale nel granaio in città): pur avendo iniziato la propria carriera con i western, non è mai stato un genere nelle sue corde, avendo dato il meglio nei film-cronaca degli anni quaranta (che praticamente inventò), in quelli d’avventura e in certi incisivi drammi psicologici. Il tema musicale di Elmer Bernstein divenne famoso.
