TRAMA
Ray Burke, procuratore del giocatore di basket senza contratto Erick Scott, naviga in cattive acque a causa del “lockout” deciso dalla NBA. Ha un piano, che contempla anche che i giocatori neri si riapproprino dei diritti sulla propria immagine.
RECENSIONI
Il Soderbergh piccolo, veloce e iconoclasta, gira ancora con l’iPhone dopo Unsane e affronta uno script del commediografo Tarell Alvin McCraney, fresco del successo di Moonlight (da cui torna André Holland) e, sulla carta, ancora impegnato a dare voce alla “causa” degli afroamericani. Ma l’indisciplinato regista viaggia, al solito, altrove, uccello che non ama le gabbie ma non vola (sempre) alto: in un cinema di parola, con spediti cambi di personaggi e ambienti, specchia la forma e la drammaturgia sui dialoghi sibillini e sulla commedia sottotono del testo. Fra una canzone di Richie Havens (High Flyin' Bird) e l’altra (Handsome Johnny), si diverte a scomporre i codici, simulando il MacGuffin come fa con il pacco consegnato all’inizio dal procuratore alla recluta, al fine di non rendere riconoscibili i segni, disattendendo drammaturgia e senso delle soluzioni estetiche adottate, fra interviste in bianco e nero a vere “reclute”, grandangoli, piani sequenza extra-dialogo, assenza di riprese sportive e flashback minuti, necessari solo a confondere le acque e a mantenere il tono fra dramma di denuncia (le logiche sportive mercantili) e commedia (l’idiosincrasia verso la parola ‘schiavitù’ dell’allenatore di un grande Bill Duke), fra massime sull’essere umano e stangata (perché, alla fine, rifà l’ennesimo Ocean’s eleven). Soderbergh fa Soderbergh, interessato fino ad un certo punto a riproporre Erin Brockovich, alla “morale” della rivolta dell’atleta rafforzata dalle sorprese finali, alla battaglia di Ray Burke e di Tarell Alvin McCraney contro logiche ciniche (impagabile Kyle MacLachlan): gli fanno gioco, allora, i termini specialistici, le battute recitate a raffica, gli umori celati, la scomposizione del racconto, l’enigma sulle intenzioni dei personaggi e le traiettorie della vicenda. Inefficace, ma non dal suo punto di vista.