Mitologico, Recensione

HERCULES (2014)

TRAMA

Hercules, accusato di aver trucidato la propria famiglia ad Atene, con i suoi guerrieri mercenari è ingaggiato dal re di Tracia Cotys per combattere il crudele conquistatore Rhesus.

RECENSIONI

Il modello non sono i peplum-sandaloni o la mitologia, ma i fumetti di Steve Moore (graphic novel "Hercules: The Thracian Wars"), il quale, giustamente, avrebbe voluto togliere il proprio nome dai titoli di testa. È poco giustificabile, infatti, la pochezza dell’impostazione, macinata negli stereotipi da parte di sceneggiatori e regia: Brett Ratner ama troppo la commedia, il co-sceneggiatore Evan Spiliotopoulos ha troppe produzioni Disney alle spalle per scrollarsele di dosso (l’altro è Ryan Condal). Sin dalle prime battute, quando si cantano le gesta di Hercules e vengono presentati gli spacconi componenti la sua squadra, l’opera non ha speranze di sorta, perché comunica con le strategie di un bambino di sei anni: fra una battuta e l’altra, senza cambi di rotta, si giunge all’ultima immagine. L’eroe tutto d’un pezzo con grande dolore alle spalle, gli amici fedeli, azione e ancora azione, la principessa da salvare: convenzioni con pacchianate kolossal terrificanti. Questo lo scheletro (im)portante: peccato perché, al contrario, fanno il loro mestiere (spettacolare e d’ingegno) le scene con gli eserciti che si scontrano, le bestie digitali, il colpo di scena sul vero villain di turno. Perso per perso, meglio vedere l’extended cut, che dona un minimo di respiro e struttura a macchia di leopardo (incomprensibili le motivazioni dei tagli per l’uscita in sala). Il film di Ratner è uscito in competizione, su grande schermo, con Hercules – La leggenda ha Inizio di Renny Harlin.