TRAMA
I problemi di Alex iniziano il giorno in cui gioca innocuamente a scacchi con l’enigmatico artista Harry Jellenik. Misteriosamente, l’intelligenza di Alex inizia a crescere, aprendo un varco con qualcosa di inspiegabile. I ricordi di un passato violento affiorano nella sua psiche: un fratello scomparso nel nulla, un padre che ha abbandonato entrambi i suoi figli, e una madre selvaggiamente assassinata. Incubi allucinanti lo assaltano e non lo fanno dormire.
RECENSIONI
Scacco mortale
L'opera prima del giovane americano Andrew Van Den Houten (classe 1981) insegue l'orrore nei labirinti della mente. Il protagonista è infatti un ragazzo che, separato per cause misteriose dal fratello in giovane età, vaga inquieto per New York. Cerca un equilibrio che probabilmente non ha mai avuto e finirà invece per trovare la chiave di accesso a quel mondo mostruoso solo sfiorato durante l’infanzia. Il soggetto è molto interessante, perché colloca il male all'interno del nucleo familiare con inaspettata originalità e la sceneggiatura ha il pregio di mantenere costante l'attenzione dello spettatore grazie a una progressione dove i dettagli e gli interrogativi si intrecciano con efficacia. Come spesso accade, però, è nella resa dei conti che la costruzione narrativa ha una brusca caduta. Un po' perché il presunto colpo di scena non è credibile, e arriva quando ormai la logica lo ha già scartato a priori, ma anche perché la narrazione si dimostra priva di solide fondamenta e non si preoccupa di giustificare i tanti tasselli disseminati (e se lo fa incappa nell'implausibile). Di rilevante c'è l'approccio visionario a un male che sembra nascere dall'inconscio. Anche in questo caso, però, le premesse sono meglio degli sviluppi, che riducono una negatività ancestrale e impossibile da sconfiggere al solito mostricione in tuta di gomma dal ruggito in Dolby Surround. Pare comunque, almeno stando alle note di produzione, che a convincere un cast importante (tra gli altri Udo Kier e le redivive Sean Young e Olivia Hussey) sia stata proprio la forza dello script. Viene da pensare, visto il pasticcio che ne deriva, letto solo per metà.
