Horror

HAUNTING

Titolo OriginaleThe Haunting
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1999
Genere
Durata100’

TRAMA

Il dottor Marrow raduna tre giovani a Hill House per curarne l’insonnia e studiarne le reazioni di terrore. Nell, alla fine, è convinta che la casa sia infestata.

RECENSIONI

 

Della famigerata e apprezzata velocità (Speed) di De Bont è ormai rimasta traccia solo nella sommarietà con cui liquida i profili psicologici, la drammaturgia e la messinscena della tensione. Speculare allo scienziato interpretato da Neeson, che non crede nell’oscuro e tenta di spiegare tutto scientificamente, il regista olandese mostra l’orrore come un oggetto, non tiene conto delle pulsioni inconsce e tradisce nei fatti la tesi della sceneggiatura e del racconto originale (il romanzo di Shirley Jackson, “La casa degli invasati”), già portato sullo schermo da Robert Wise nel 1963 (Gli Invasati), con più suspense, paura e meno trucchi. La casa infestata di De Bont è un Luna Park con innocue gallerie degli orrori, un’ingegnosa macchina, una maestosa, stupefacente fatica dello scenografo Eugenio Zanetti che sprofonda lo sguardo in linee architettoniche barocche memorabili e si diverte a citare (il camino) Quarto Potere. Un sepolcro faraonico antropomorfo con Poltergeist, Entity e Nightmare che, mostrando la sua mostruosità da albero di Natale con la faccina (“Jingle bells, jingle bells…”), annulla qualsiasi inquietudine paranormale e sfiora il ridicolo nella parte finale, dove viene disinfestato il Purgatorio e immolata cristologicamente la martire designata. Il film di De Bont vive la contraddittorietà di un cinema di (e sulla) paura che, rivolto alle famiglie, rinuncia alla sana (necessaria) ferocia e finisce per ricordare, senza volerlo, le ingenue opere sui fantasmi di William Castle. Ambigue le intenzioni: si passa da dialoghi per incutere timore che sembrano usciti da una favola d’orchi raccontata ai bambini (vedi la macchietta della governante), a suggestioni sensuali e provocanti  (le tendenze saffiche di Zeta-Jones), da considerazioni invitanti (è tutta un’allucinazione?) a Casperate imbarazzanti (“Trovaci! Trovaci!” e poi “Grazie! Grazie!”). Non resta che l’inc(ubo)antesimo di un castello sinistro e fastoso, ammantato (con cura…digitale) di suoni minacciosi.