TRAMA
Quando Cherri e Spud decidono di andare insieme al ballo di fine anno, Rod, roso dalla gelosia, medita vendetta e provoca un incidente in cui i due giovani perdono la vita. L’anno seguente, la stessa notte, i corpi di Cherri e Spud tornano in vita…
RECENSIONI
Segni in libertà
Dopo il grande successo ottenuto alla Sesta edizione del Future Film Festival, Bill Plympton torna a offrire stimoli e risate con l'ultima opera "Hair High". Narra la leggenda che tutto sia nato da un'immagine: due scheletri su un'auto in fondo al mare che di colpo accende i fari e si mette in moto. La nuova opera offre il consueto mix di follia surreale e cattiveria e, pur raccontando una storia con tanto di prologo ed epilogo, seduce per la personalità dello stile e per l'anarchia che trasudano i fotogrammi. Lo spirito libero di Plympton si lascia condurre dall'inseparabile matita attraverso continue deformazioni che si fanno beffe dell'uomo e delle sue paure, affrontando con ironia e punte di cinismo, temi come la morte, l'amore e il sesso. Il ritmo è scandito da una colonna sonora rockabilly che abbraccia i personaggi connotando con simpatia effetti splatter, battute al vetriolo e pulsioni non sempre edificanti. Meno folgorante del precedente "Tune", anche il nuovo lungometraggio si configura comunque per Plympton come un tentativo riuscito di seguire il proprio talento senza abbandonarsi a facili compromessi. Un'anima ribelle poco incline alle lusinghe delle major e fedele alla bidimensionalità, capace di fronteggiare gli spigoli del mondo armato di matita, curiosità e fantasia.
