Polar

GRISBÌ

Titolo OriginaleTouchez pas au grisbi
NazioneFrancia
Anno Produzione1954
Genere
Durata94'
Tratto dadall'omonimo romanzo di Albert Simonin
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Amici da vent’anni, Max (Jean Gabin) e Riton (René Dary) stanno aspettando il momento giusto per piazzare i lingotti d’oro trafugati a Orly poco tempo prima. Ma per farsi bello con la ballerina Josy (Jeanne Moreau) l’incauto Riton si lascia sfuggire che sono stati loro a fare il colpo milionario. Josy non perde tempo e spiffera tutto ad Angelo (Lino Ventura), capo di una banda di spacciatori di droga. Tra le due gang si scatena la bagarre per assicurarsi il bottino, le grisbi.

RECENSIONI

17 marzo 1954: Touchez pas au grisbi esce nelle sale parigine. E' l'atto di nascita del polar, il noir alla francese, genere nel quale i protagonisti non sono più feroci gangster all'americana ma fascinosi e carismatici truand che apprezzano i piaceri della tavola e la compagnia di procaci ballerine. Anziché essere dominati da una forsennata ambizione di affermazione sociale (tipica dell'outlaw hero), i malavitosi del polar sono disincantati individualisti con pose da aristocratici del crimine.

PARIGI 1953 nell'ambiente della mala.... Si apre con questa didascalia Touchez pas au grisbi, probabilmente uno dei noir più famosi di tutti i tempi, senz'altro il primo noir compiutamente francese della storia del cinema (senza tuttavia dimenticare che esiste una lunga tradizione di pellicole d'oltralpe di argomento criminale, dalla saga feuilladiana di Fantômas degli anni '10 alla brumosa stagione del realismo poetico, passando per le trasposizioni delle inchieste di Maigret dei primi anni '30). Adattamento del clamoroso successo editoriale pubblicato dalla Série noire nel 1953 (l'omonimo romanzo di Albert Simonin fu il titolo della serie più venduto in assoluto), Grisbi interpreta difatti i codici del noir con una sensibilità squisitamente francese: attenzione alle sfumature dei caratteri, propensione alla descrizione psicologica, tratteggio delle relazioni non esente da un certo romanticismo (retaggio del realismo poetico) e una globale inclinazione a ritrarre non soltanto dei personaggi in azione, ma individui calati in un contesto preciso, il milieu, dipinto con particolare realismo ed esattezza.

Contattato dal produttore Dorfmann, Jacques Becker pare volesse François Périer quale protagonista, ma basta un incontro con Gabin per cambiare idea: l'esperienza e lo sguardo ancora fulminante del cinquantenne Jean si adattano perfettamente alla disillusione non rassegnata del personaggio che deve interpretare. A lui si aggiunge un cast di comprovata affidabilità (René Dary, Paul Frankeur, Denise Clair) e un paio di volti dall'avvenire luminoso: Jeanne Moreau nei panni della ballerina delatrice Josy e l'esordiente Lino Ventura nel ruolo di Angelo, capobanda senza scrupoli che spaccia droga e tira bombe a mano con la stessa disinvoltura con cui lancia un mazzo di chiavi a un amico.

Chiamato a portare sul grande schermo un romanzo così circostanziato come quello concepito da Albert Simonin (ex taxista profondo conoscitore del milieu), Becker sceglie una formula intermedia tra fedeltà e trasfigurazione: se la traccia narrativa è sostanzialmente riprodotta, il modo in cui i luoghi sono inquadrati e illuminati tende a caricare le situazioni di un'aura quasi sognante. Pur non rinunciando alla rappresentazione meticolosa del contesto notturno in cui i truand si muovono e rifuggono la legalità, Becker aggiunge un surplus di stilizzazione che trasforma gli spazi in ambienti esemplari, teatri evocativi in grado di "fare immaginario" ben oltre il loro valore referenziale. Grisbi forgia un'iconografia paradigmatica fatta sì di night club e strade illuminate, ma immersa in un'atmosfera malinconica e, per così dire, magica (peraltro amplificata dal reiterarsi del celebre tema musicale di Jean Wiener).

Ma qual è il cuore pulsante di questa epopea di truand sempre sconfitti e mai vinti? Che cosa li spinge a presentarsi il giorno dopo al ristorante di Mère Bouche alle una? Semplice: i sentimenti, gli affetti. Una fiducia negli esseri umani che, magari parcellizzata e consegnata in segreto ora all'uno ora all'altro, ha dello strabiliante, dell'eroico. Sembra che nessun tradimento, nessuna vigliaccata, nessuna meschinità passata o presente impedisca a questi uomini (e donne) di credere gli uni negli altri, di scambiarsi confidenze, di continuare a cercarsi. Anche quando la certezza di essersi legati a qualcuno che commette sciocchezze su sciocchezze è ormai assodata, ebbene nonostante tutto l'amicizia e l'affetto costringono a giocare il tutto per tutto. Costi quel che costi, grisbi compreso.