TRAMA
Aman, giovane di origine somala, si imbatte in un ex pugile abbandonato da tutti. Sarà l’inizio di un’amicizia destinata a cambiare le vite di entrambi…
RECENSIONI
Storia di solitudini e di marginalità, immerso in un’atmosfera plumbea e vagamente mortifera (Roma è stata raramente così livida e cupa sullo schermo), l’opera prima di Claudio Noce si segnala per il buon lavoro di scrittura – personaggi a tutto tondo, poche sbavature e pochissimi tempi morti – e per la convincente prova di Valerio Mastandrea, in grado di suggerire il caos e la rabbia rappresa che albergano in lui modulando la voce o variando l’incedere, ora rapido, ora lento. Nonostante alcune soluzioni di stile siano dei gratuiti ammiccamenti da neodiplomato (troppi i “flous” esornativi), il finale sia meno conciso e secco di quanto avremmo voluto, il personaggio interpretato da Said Sabrie leggermente idealizzato e la sua voce off sovente invasiva, Good Morning Aman convince perché, pur rispondendo a un codice affatto convenzionale (non inventa e non osa nulla, sia chiaro), rifugge lo standardizzato modello paratelevisivo. Per questo, risulta un oggetto piuttosto anomalo (per il soggetto) e prezioso (per la buona resa drammatica) nella cinematografia italiana recente. Avercene.