Fantascienza, Streaming

GODZILLA E KONG – IL NUOVO IMPERO

Titolo OriginaleGodzilla x Kong - The New Empire
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2024
Durata115'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Kong vive nella Terra Cava, monitorato da alcuni scienziati della Monarch, mentre Godzilla difende la Terra dai Titani (non senza causare importanti danni collaterali). I due sono destinati a incontrarsi di nuovo.

RECENSIONI

Godzilla e Kong estremizza la tendenza a buttarla in caciara già emersa in Godzilla Vs. Kong: trama umana pretestuosa fino all’inconsistente, derive camp tendenti viepiù al comico propriamente detto, megabotte da orbi protagoniste indiscusse. E stiamo parlando del “cosa”, ossia della parte migliore dell’operazione. Non c’è niente di male – anzi! – a confezionare un film fondamentalmente e consapevolmente stupido, che assecondi fino a coccolarli i desideri di un pubblico che si vuole divertire con uno spettacolo spensierato e leggerissimo, nel suo essere colossale. Tanto più che, volendo, anche la filologia di/del riferimento dà il suo beneplacito, visti gli sviluppi gojiriani dell’era Shōwa nel corso della quale, dopo un inizio serio(so)/metaforico (Godzilla – 1954), non mancò occasione di alleggerire i toni con pellicole scanzonate fino all’infantile (Il Figlio Di Godzilla – 1967, con tanto di possibile omologia tra il godzillino Minilla e il konghino Suko). Volendo, non è più o meno questo il percorso che dal(l’umano troppo umano) Godzilla di Edwards del 2014 ha portato alle due baracconate consecutive di Wingard?

Ma ripeto: tutto questo andrebbe benissimo. Il punto non è cosa sono gli ultimi due film del Monsterverse, ma come sono quello che sono. Perché già in Godzilla vs Kong tutto andava ma non come sarebbe potuto/dovuto andare, e ci si ritrovava a sbadigliare senza capire bene perché. Qui si capisce meglio. Godzilla, Kong e compagnia kaijū sono (finalmente?) i protagonisti indiscussi e tutto quello che non è CGI sembra un orpello, una tassa, un tributo da pagare al cinema tradizionale. Il problema principale, però, è che i mostroni incazzati giganteggiano indisturbati o quasi per circa due ore e/ma ci sono davvero solo loro. E si ritrovano in un non-luogo – La Terra Cava – privo di coerenza interna, dalla conformazione e dalle caratteristiche indefinibili e indecidibili: è tutto gigantesco o no? Perché gli attori sembrano aggirarsi in foreste “terrestri”, a misura d’uomo, e le creature vivono in caverne larger than life? Quello che si perde maggiormente, in Godzilla e Kong, è proprio il senso della/e (dis)misura/e.

Cosa che, ad esempio, Del Toro aveva capito benissimo: quando si tratta con creature gigantesche le dimensioni contano eccome, e devono farsi sentire. La coesistenza nell’inquadratura tra elementi spropositati e normodimensionati, i movimenti perennemente rallentati dei kaijū e dei robottoni di Pacific Rim trasmettevano imponenza, pesantezza, una fisicità materica che bucava lo schermo e sovrastava lo spettatore. Le creature di Wingard, una volta tolte da contesti che – appunto – ne contestualizzino la stazza (il mare aperto con le portaerei del film precedente, le città in questo), diventano impalpabili, eterei, sfuggenti. Sono normali personaggi digitali che si riempiono normalmente di botte tra loro e, senza oculate scelte di regia, è difficile stabilire se siamo nell’ordine dei metri, dei decametri o degli ettometri. Non è una questione affatto secondaria. Quando si fa all in puntando tutto su un aspetto dell’operazione, quell’aspetto deve funzionare alla perfezione, saziare e bastare a se stesso. Diversamente, quello che manca finisce per mancare davvero e i difetti di quello che c’è finiscono per pesare come macigni.