Animazione, Recensione

GLI ARISTOGATTI

Titolo OriginaleThe aristocats
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1970
Durata78’

TRAMA

Parigi, 1910: il maggiordomo sequestra e abbandona la gatta Duchessa e i suoi tre cuccioli, principali concorrenti nell’ereditare il patrimonio dell’aristocratica padrona Madame.

RECENSIONI

Con meno classe (soprattutto nei fondali) e più bozzettismo (divertentissimo), il ventesimo lungometraggio animato Disney prende a modello principale La Carica dei 101, fra i cui registi figurava sempre Wolfgang Reitherman, mentre dai precedenti Il Libro della Giungla e Lilli e il Vagabondo mutua la carica (psichedelica!) musicale "jazz" (dal primo) e l’amore interclasse (dal secondo). Ancora una trasferta europea (Parigi al posto di Londra), alcuni cuccioli da salvare, l'associazione fra animali antropomorfizzati contro l’umano crudele (anche se il maggiordomo Edgar è molto più simpatico di Crudelia Demon). I personaggi sono veramente buffi (il topo Groviera e il vecchio avvocato ballerino Georges: ovvero Oreste Lionello che li doppia entrambi), facendo la tara di questi antipatici aristocratici felini snob (scelta tempistica in piena era di lotte di classe…) che, comunque, stringeranno amicizia con i popolani bohémien randagi. Spesso irresistibile nel suo humour (anche) slapstick (vedi i cani La Fayette e Napoleone), altrove più pungente, anche azzardato per i canoni di casa Disney (vedi l’impagabile sequenza con le oche inglesi Adelina e Guendalina). In Italia, con un doppiaggio intelligente e di gusto, i gatti randagi hanno acquisito inflessioni dialettali regionali (Romeo il romanaccio é, in originale, l’irlandese O’Malley: lo doppia Renzo Montagnani), la canzone “Everybody wants to be a cat” è diventata “Tutti quanti vogliono fare il jazz”, i micetti Berlioz, Toulouse e Marie sono diventati Bizet, Matisse e Minou. Dopo quella eseguita sui titoli di testa da Maurice Chevalier, c’è la canzone eseguita dai gattini al piano, che è un classico dell'infanzia. Primo film orfano del suo fondatore Walt Disney, morto nel 1966, e s’inizia a vivere (bene) di rendita. Ritmo non irresistibile.