TRAMA
Pechino: un pittore squattrinato e sua moglie sono in crisi. Lei sogna di partire per New York, lui la porta al suo paese natale.
RECENSIONI
Una voce narrante non ben identificata parla al passato quando descrive la lenta deriva della coppia protagonista. Xiaoshuai Wang sceglie il bianco e nero, all'insegna dei silenzi e delle fissità di sguardo, rigorosamente senza commento sonoro. È invaghito dei dettagli dei corpi impegnati a fare l'amore (alla Godard), vuole catturare l'incomunicabilità (Antonioni è nell'aria) e i silenzi di un rapporto. Un piccolo, gravoso film d'autore che non aggiunge nulla di nuovo nello stile e nei contenuti, ma ha il suo fascino. Sono aperti alle interpretazioni i simbolismi della donna con il binocolo (un soggetto che il pittore ama ritrarre) e l'accanimento dell'artista nei confronti delle superfici riflettenti verso il finale. Di sicuro la ragazza era l'unico ponte con la realtà per un uomo svuotato (anche nell'ispirazione), che tenta invano di recuperare terreno ritornando alle radici, alla propria famiglia, ma che, una volta trovatosi nel totale isolamento, impazzisce. Allora, forse, gli specchi, riflettendolo, sono un ultimo contatto con la "realtà" da recidere e il binocolo indica la distanza della donna.
