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- Matt Aseltom
TRAMA
Brian è un giovane venditore di materassi con un grande sogno nella vita: adottare un bambino cinese. Happy è la figlia di un riccone lunatico (John Goodman) che irrompe nel negozio, addormentandosi, e nella vita di Brian.
RECENSIONI
“Quasi commedia”, Aselton dixit, che in quel “quasi” condensa la pacatezza timida e triste del tono, quella vena surrealista che sfocia in una demenzialità imbronciata, quel retrogusto uggioso che accompagna l’umorismo. Si insinua il carattere affettivo di un Gondry, ma, a conti fatti, Gigantic si risolve canonicamente in un’integrazione: sul finale i fantasmi che ingabbiavano i sentimenti dei protagonisti (ombre di famiglie sfatte e anomale) svaniscono in un inizio che pone le fondamenta per un nuovo nucleo, la cui costituzione trasognata e dolente viene infine ricompensata. Rimangono l’impronta di un simbolismo vagamente infantile e teneramente immediato, l’attenzione verso personalità autisticamente borderline, mentre le lacerazioni tra ambiente e i propri frutti inadeguati sfuma lentamente verso la conclusione, ottimisticamente aperta al conforto.
La fotografia pastello compone quadri pop daura melanconica, mentre il cast si addossa la responsabilità di personaggi che celano, dietro le originali macchiette, ferite garbatamente insinuate, comunque profonde: un film dattori, come si dice, che tratteggia le anime che lo abitano con discontinua fortuna, nel tentativo di equilibrare, senza annullare luno nellaltra, riso e tristezza. Per il resto: John Goodman, John Goodman.
