TRAMA
Gianni, sessantenne baby pensionato, parlando con l’amico Alfonso si rende conto che la maggior parte dei suoi amici, al contrario di lui, intrattiene rapporti extra-coniugali. Trovare un’amante, però, non è così facile, e forse nemmeno ciò che Gianni desidera.
RECENSIONI
Dopo l'apprezzato debutto con Pranzo di Ferragosto, Gianni di Gregorio prosegue la personale riflessione su una delle fasi della vita meno sondate dal cinema, quando cioè rughe, acciacchi e malinconia sembrano prendere il sopravvento sulle possibili gioie del quotidiano. In particolare il regista romano si sofferma ancora di più, in tal senso il titolo è quanto mai eloquente, su se stesso e sul rapporto con l'universo femminile. Lo stile continua a distinguersi per la leggerezza del tocco con cui cerca di tramutare in sorrisi un senso di inadeguatezza. Risultato solo in parte ottenuto, perché gli sviluppi non offrono particolari appigli alla commedia, mentre un retrogusto amarognolo si fa strada gradualmente fino a prendere le redini nel finale. Ciò che manca, però, è un effettivo approfondimento delle dinamiche del protagonista, sessantenne piacente che comincia a sperimentare sulla propria pelle il disinteresse del mondo circostante. Un disinteresse che il regista, con un sospetto di misoginia, percepisce in primis dalle donne, completamente indifferenti alle timide e goffe avances di Gianni.
L'interrogativo che il protagonista si pone, e che porta stampato sul volto per tutta la durata del film, è: "mi desideri ancora?". "Son diventato trasparente, prima ti portavi a casa un sorrisetto, na cosa" dice Gianni all'amico avvocato. La lecitissima domanda, però, non diventa mai uno spunto per nuove consapevolezze, o per una disamina delle vecchie, solo un dato di fatto. Quello che il film non ci dice è cosa Gianni vuole veramente. Sì, certo, essere desiderato come un tempo. Ma lui desidera? È davvero interessato a ciò che lo circonda? Non si capisce perché una donna, ma chiunque, dovrebbe essere attratta da un uomo che offre solo un bisogno di conferme.
Ciò su cui la sceneggiatura glissa è il profondo egoismo del protagonista, garbato, simpatico, ma piagnone e concentrato unicamente su se stesso e senza alcuno stimolo, se non la contingenza, in grado di fargli desiderare la luce di un nuovo giorno. La sua apatia, non certo trascinante per una persona che gli sta a fianco, è evidente nel fatto che anche la sensazione di malessere sembra sorgere solo in ragione della chiacchierata con un amico. Fosse per lui, stando a quanto il film ci mostra, continuerebbe a barcamenarsi serenamente tra moglie distaccata, figlia lunatica, mamma ossessiva e vicina di casa pazzerella.
Il film si limita quindi ad assecondare la mitezza di Gianni e a trasformarlo in vittima, con l'apparente sfruttamento da parte di tutte le donne che compaiono in scena. L'unico cenno problematico è nell'incontro con uno dei primi amori, la sola che gli dice che dopo tanti anni lo ritrova con gli stessi pregi, ma anche con gli stessi difetti. Uno spiraglio di verità che il film lascia socchiuso, preferendo divagare attraverso incontri pacati e piacevoli, trasudanti umanità, ma viziati da uno sguardo sempre benevolo e complice. Una parzialità che riduce la capacità comunicativa del film.
